Eresia e Inquisizione in Terra di Lavoro (XVI sec.)

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Alla base della grande diffusione del dissenso religioso in Terra di lavoro nel XVI sec. ci fu senz'altro la predicazione del siciliano Lorenzo Romano negli anni quaranta.

Ma emersero anche diversi predicatori locali. Nel 1547 a Santa Maria Maggiore di Capua (l'odierna Santa Maria Capua Vetere) il dissenso religioso risultava già ampiamente presente, grazie alla predicazione del medico Scipione Iannello.

Il gruppo ereticale capuano subì una prima violenta persecuzione a partire dal marzo 1552, coordinata dalla curia arcivescovile locale e dal governatore di Capua. Numerosi furono gli arresti. I processi si conclusero, nel maggio 1552, con due condanne al rogo (Jacobetto Gentile e Vincenzo Iannelli, personaggi di spicco della comunità eterodossa), e numerose condanne a pene severe (tra cui 27 condanne ai remi).
Tra gli altri capi della comunità ereticale capuana, Virgilio Fiorillo fu condannato ai remi, Ursino de Rocchia, Vincenzo de Rocchia, Simone Fiorillo e Giovanni Bernardino Ventriglia fuggirono alla persecuzione riparando a Ginevra, Pietro Antonio Cirillo riuscì a fuggire all'arresto, probabilmente riconciliandosi in seguito, Masello Pascale era già morto alla data d'inizio del processo e Francesco Pascale era stato arrestato nel 1551 a Napoli.

All'inizio degli anni sessanta l'attività di repressione anti-ereticale a Napoli e in Terra di Lavoro fu promossa da Giovanni Luigi Campagna (nominato vicario generale dell'arcidiocesi di Napoli nel 1562) e da Giulio Antonio Santoro (vicario generale della diocesi di Caserta dal 1560). Le due vittime più illustri furono i valdesiani Gian Francesco Alois e Bernardino Gargano, arrestati nel 1562 e giustiziati in piazza del Mercato a Napoli il 4 marzo 1564.

La curia arcivescovile di Capua, da parte sua, promosse un'ulteriore campagna di persecuzione nel territorio di sua competenza nel 1563-1564. Questa campagna repressiva coinvolse molti degli stessi personaggi e delle stesse famiglie dell'indagine del 1552. Tra questi Felice de Felice, che, catturato dopo un tentativo di fuga, fu condannato all'immurazione, Virgilio Fiorillo, che fu arrestato a Napoli e trasferito a Roma nelle carceri del Sant'Uffizio, Lucrezia Marotta, moglie di Ettore Gentile (figlio di Jacobetto, condannato al rogo nel 1552), la quale fu condannata all'abiura e a un anno di reclusione in casa.
Pietro Antonio Cirillo, dal canto suo, si era reso irreperibile dopo l'arresto di Alois e Gargano nel 1562; solo dopo una condanna in contumacia da parte del Sant'Uffizio romano (3 settembre 1564), si presentò spontaneamente a Roma, venendo condannato al carcere perpetuo (23 giugno 1566).
Tra gli inquisiti del 1563-64 ci fu anche Domenico Gazillo, già indagato nel 1552. Questi fu l'ultima vittima della persecuzione contro gli eretici capuani. Di nuovo indagato ed arrestato nel 1578, fu condannato al rogo e giustiziato nel 1580 nella stessa piazza di Santa Maria Maggiore che aveva visto quasi trent'anni prima il supplizio di Jacobetto Gentile e Vincenzo Iannelli.

Bibliografia

  • Processo Morone2, vol. III, ad indicem.
  • Pierroberto Scaramella, "Con la croce al core". Inquisizione ed eresia in Terra di Lavoro, 1551-1564, La città del sole, Napoli 1995.
  • Pierroberto Scaramella, La Riforma e le élites nell’italia centromeridionale (Napoli e Roma), in Philip Benedict, Silvana Seidel Menchi, Alain Tallon (éds.), La Réforme en France et en Italie : contacts, comparaisons et contrastes, École Française de Rome, Rome 2007, pp. 283-308.

Voci correlate

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2015

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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