Abiura

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


L'abiura è l'atto di ritrattazione dei propri errori da parte dell'eretico dopo la condanna del tribunale inquisitoriale. La procedura consolidatasi prevedeva tre tipi di abiura che potevano essere imposte al condannato: de levi o de vehementi suspicione, a seconda che la presunzione di eresia fosse leggera o grave, e de formali, nel caso in cui l'eresia fosse pienamente accertata. Generalmente nel primo caso l'abiura si svolgeva in forma semiprivata, in presenza dell'inquisitore, del notaio e di due testimoni, nel secondo e terzo caso in pubblico (in chiesa o meno frequentemente in pubblica piazza).

Nel corso del XVI secolo si diffuse anche la variante dell'abiura segreta (o privata), simile all'abiura de levi ma con la significativa differenza che non era preceduta da nessun processo. Tale tipo di procedura era concessa, generalmente, in casi di spontanee comparizioni e quando erano presenti sul territorio vescovi e/o inquisitori con un approccio più "conciliante" nei confronti dell'eresia, e spesso loro stessi sospettati (per es. a Modena sotto i vescovi Giovanni Morone e Egidio Foscarari e a Ferrara durante l'inquisitorato di Girolamo Papino).

Bibliografia

  • Italo Mereu, Storia dell'intolleranza in Europa. Sospettare e punire: l'Inquisizione come modello di violenza legale, Bompiani, Milano 1988.
  • Giovanni Romeo, L’Inquisizione nell’Italia moderna, Laterza, Roma-Bari 2002.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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