Gigli, Nicolò

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Nicolò Gigli, il cui cognome originario si può supporre che fosse Gilles (Troyes, 1520 circa – Roma, 14 giugno 1591), sacerdote dell’Oratorio e confidente personale di Filippo Neri, ha ricoperto per molto tempo l’ufficio di segretario della comunità romana ed è stato il primo ordinatore dell’archivio della Congregazione.

Biografia

Il francese Nicolò Gigli era nato a Troyes intorno al 1520. Trasferitosi a Roma per svolgere le mansioni di precettore, iniziò a frequentare il circolo laicale di Filippo Neri, di cui poteva dirsi quasi coetaneo, essendo di soli cinque anni più giovane. Il 22 giugno 1571 fu accolto nella comunità creata dal Neri presso la chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, diventando un fedele sodale del Padre1. Insieme con Gigli entravano a far parte del gruppo filippino dei Fiorentini anche Tommaso Bozio e Antonio Talpa, che rivestiranno un ruolo fondamentale nello sviluppo della nascente Congregazione. I primi a farsi carico nel 1564 del ministero pastorale assunto dal Neri per S. Giovanni erano stati Cesare Baronio, Alessandro Fedeli e Giovanni Francesco Bordini, ordinati tra il 27 maggio e il 1° settembre di quell’anno, che con Francesco Maria Tarugi e Angelo Velli potevano considerarsi «ex antiquoribus discipulis» del Padre. I discepoli di Filippo Neri, pur continuando a partecipare con assiduità alle attività che si svolgevano in S. Girolamo della Carità, di cui gli esercizi spirituali costituivano il momento più rilevante, vivevano nella chiesa dei Fiorentini come una libera famiglia di sacerdoti secolari, ma già con qualche regola generale di convivenza, legati al Padre – spiritus rector del sodalizio – da speciale vincolo spirituale2.
Dopo due anni di permanenza a S. Giovanni dei Fiorentini, Nicolò Gigli prese gli ordini sacri nel 1573, anno in cui gli esercizi dell’Oratorio avevano luogo ancora in S. Girolamo. L’anno seguente furono spostati a S. Giovanni dei Fiorentini, dove si svolsero fino al 22 febbraio 1577, quando Baronio vi espose il suo ultimo sermone. Il giorno dopo furono trasferiti alla Vallicella, sede definitiva dei padri filippini, che sarà poi resa esente dalla giurisdizione di S. Lorenzo in Damaso per effetto della Bolla pontificia Ecclesia S. Mariae in Vallicella, emanata il 1° settembre del 1578. Di carattere essenzialmente mite, Gigli fu tra i padri dell’Oratorio più amati e stimati di sempre, specialmente per le sue qualità di umiltà, semplicità e umanità. Non deve perciò meravigliare se prima del 15 ottobre 1575, ad istanza di Carlo Borromeo, fu inviato a Milano con Pietro Peracchione per raggiungere Fabrizio Mezzabarba, Alessandro Fedeli e Pompeo Pateri, ma padre Filippo li richiamò tempestivamente tutti a Roma, uno dopo l’altro, tra marzo e luglio dell’anno seguente3. Decisione, questa del Neri, che parve subito al Tarugi una palpabile manifestazione del suo donum profetiae, considerato che di lì a poco «si scoprì la peste in Milano» e la città ambrosiana si rivelò d’un tratto malsana e insicura4.
Giudicato dai suoi confratelli di buona cultura, Nicolò Gigli ricoprì per lungo tempo l’ufficio di segretario e di amanuense della comunità romana, dedicandosi particolarmente alla corrispondenza tra il 1587 e il 1591. Filippo Neri se ne serviva regolarmente come confidente. Per diciassette anni fu anche confessore delle oblate di Tor de’ Specchi5. Quando i padri della Vallicella vollero istituire un archivio capace di custodire tutto il materiale documentario prodotto dalle diverse attività di natura amministrativa, catastale, giuridica ed economica, si pensò di creare la figura di un depositarius et archivista nella persona di Gigli6. Fu così che nel 1584 subentrò ad Alfonso Visconti, al quale era stato affidato tre anni prima il ruolo piuttosto vago di “custode delle scritture”, ricoprendo a vita il nuovo incarico con dedizione e competenza7. A riprova della grande stima di cui godeva in comunità, l’oratoriano francese fu eletto nel 1590 padre deputato con Tommaso Bozio, Angelo Velli e Agostino Manni, premurandosi di assistere con grande zelo Filippo Neri nell’azione di governo8. Tuttavia, non riuscì a completare il suo mandato triennale, poiché si spense prima, il 14 giugno 1591, vittima della stessa epidemia di peste che il successivo 21 giugno stroncò a Roma il giovane Luigi Gonzaga9.
Con Gigli se ne andava uno degli elementi considerati più preziosi tra i padri della prima generazione. Dopo Fabrizio Mezzabarba, era il secondo della famiglia filippina che scompariva, tra il dolore del Padre e la costernazione dei fratelli della Vallicella, che in tutto contava ora una quindicina di soggetti, alcuni dei quali di spessore culturale assai elevato e già ritenuti di chiara fama: Cesare Baronio, Giovan Francesco Bordini, Alessandro Fedeli e suo nipote Germanico, Angelo Velli, Francesco Soto de Langa, Tommaso Bozio, Giulio Savioli, Pompeo Pateri, Pietro Peracchione, Antonio Gallonio, Flaminio Ricci, Giovanni Matteo Ancina, Agostino Manni, Gian Francesco Bernardi. Stando alle testimonianze filippine, non sempre immuni dal caratteristico tratto agiografico, padre Filippo lo riteneva in concetto di santità e conservava alcuni suoi oggetti come fossero reliquie10. Gigli lasciò alla Vallicelliana un fondo personale di 5 manoscritti e 44 stampati11.
La biografia di Gigli compare per la prima volta nella raccolta curata da Paolo Aringhi, rimasta finora inedita in Vallicelliana e da ritenersi fonte assai preziosa per la storia della Congregazione oratoriana dei secoli XVI e XVII12. Aringhi costituì in seguito la fonte peculiare del domenicano Giacomo Ricci, autore di una Breve notizia di alcuni compagni di S. Filippo che inserì in appendice alla sua riedizione «accresciuta» della Vita di S. Filippo Neri dell’oratoriano Bacci, la cui princeps vide la luce nel 1622, ma fu subito ripubblicata, quello stesso anno, «con nuove aggiuntioni dall’istesso autore» per poi conoscere nel tempo ulteriori ampliamenti e frequenti rimaneggiamenti. La Breve notizia del Ricci comprende nell’ordine i profili biografici di Giovenale Ancina, Francesco Maria Tarugi, Cesare Baronio, Angelo Velli, Flaminio Ricci, Pietro Consolini, Alessandro Fedeli, Tommaso e Francesco Bozio (presentati insieme), Giulio Savioli, Antonio Gallonio, Giovanni Matteo Ancina, Agostino Manni e Nicolò Gigli. Un capitolo finale è dedicato ai più virtuosi «fratelli laici contemporanei di S. Filippo», vale a dire Bernardino Corona (penitente del Neri e uomo di fiducia del cardinale Guglielmo Sirleto), Giovan Battista Guerra (stimato architetto, ‘miracolato’ dal Padre), Battista Flores (detto ‘il Taciturno’ da Silvio Antoniano), Taddeo Landi (operoso artigiano assai benvoluto da Baronio), Giuliano Maccaluffi (penitente di Angelo Velli, al seguito di Clemente VIII durante la missione ferrarese per la devoluzione del Ducato), Egidio Calvelli (anch’egli sotto la guida spirituale del Velli) e un cuoco non identificato al servizio di Filippo Neri, di cui Ricci aveva sentito dire un gran bene da Consolini, memoria storica della Chiesa Nuova13.

Fonti e bibliografia

  • Paolo Aringhi (et alii), Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio. Da s. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella …, 3 v., Roma, Biblioteca Vallicelliana, mss. O 58, O 59, O 60: ms. O 58, ff. 286-298 (in due redazioni, con una lettera autografa di Gigli a Pompeo Pateri, ivi, f. 299).
  • [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregatione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, vol. I, edito e annotato da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018.
  • Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989, vol. III, p. 2373 (Indice dei nomi di persona).
  • Giuseppe Finocchiaro, Vallicelliana segreta e pubblica. Fabiano Giustiniani e l’origine di una biblioteca ‘universale’, Olschki, Firenze 2011, pp. 7, 11, 78, 90, 102, 109, 149.
  • Antonio Gallonio, Vita di San Filippo Neri, pubblicata per la prima volta nel 1601. Edizione critica a cura dell’Oratorio Secolare di S. Filippo Neri di Roma, a celebrazione del IV centenario della morte del Santo, con introduzione e note di Maria Teresa Bonadonna Russo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Roma 1995, pp. 164, 186-187, 245, 259-260 e note.
  • Carlo Gasbarri, L’Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Arti Grafiche D’Urso, Roma 1963, p. 147.
  • Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, 1963], vol. IV, p. 342 (Indice generale).
  • Giovanni Marciano, Memorie historiche della Congregatione dell’Oratorio, nelle quali si dà ragguaglio della fondatione di ciascheduna delle Congregationi fin’hora erette, e de’ Soggetti più cospicui che in esse hanno fiorito, 5 v., in Napoli, per il De Bonis stampatore arcivescovale, 1693-1702, vol. I, 1693, pp. 499-505 (lib. V, capo V, «Brevi, ma gloriose memorie dell’esemplarissima vita del Padre Nicolò Gigli»).
  • Pompeo Pateri, Memorie … per negozi e cose spettanti alla Congregatione dell’Oratorio, a cura di Maria Teresa Bonadonna Russo, in “Archivio della Società romana di storia patria”, 98, 1-4, 1975, pp. 39-146: 62-66, 98.
  • Giacomo Ricci, Breve notizia di alcuni compagni di S. Filippo, in Vita di S. Filippo Neri fiorentino fondatore della Congregatione dell’Oratorio. Scritta già dal p. Pietro Giacomo Bacci prete dell’istessa Congregatione. Hor’accresciuta di molti fatti e detti dell’istesso Santo, cavati da i Processi della sua canonizatione. Con l’aggiunta d’una breve notitia di alcuni suoi compagni. Per opera del m. rev. p. maestro f. Giacomo Ricci dell’ordine di S. Domenico …, in Torino, per Bartolomeo Zappata, 1676 [I ed. Ricci: «in Roma, appresso Francesco Tizzoni, 1672»], II parte (numerazione propria), pp. 245-250 («Del Padre Niccolò Gigli»).
  • [Giacomo Ricci], Brevi notizie de’ padri Alessandro Fedeli, Angelo Velli, Tommaso e Francesco Bozio, Niccolo’ Gigli, Giulio Savioli, Antonio Gallonio, Agostino Manni, Flaminio Ricci, compagni di S. Filippo, in Torino, per Francesco Antonio Mairesse all’insegna di S. Teresa di Gesù, 1758.

Voci correlate

Nota bene

Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.

Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2019

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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