Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Vincenzo Curotto, contadino analfabeta, operò come guaritore e esorcista non autorizzato nel Tigullio, soprattutto a Santa Margherita Ligure, tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Per questo fu perseguitato dall'Inquisizione genovese.
Vincenzo Curotto utilizzava un olio "miracoloso", prodotto seguendo una formula trasmessa da un parente cappuccino, composto di erbe raccolte durante il Venerdì Santo, essiccate e bollite. L'unguento era impiegato per unzioni rituali accompagnate da preghiere e segni di croce, in riti che mescolavano elementi religiosi e superstiziosi.
Accusava frequentemente donne locali di stregoneria, individuando le cause dei malesseri curati nei loro malefici. Tra i vari casi, curò Maria Nicoletta, figlia di Giovanni Agostino Canessa, diagnosticandole un maleficio e costringendo la presunta strega responsabile a pronunciare formule di pentimento. Guarì inoltre Franca Chighisola dopo averla esorcizzata e dopo aver convinto la suocera Vittoria a confessare di averla maleficiata.
Nel 1698 fu arrestato dall’Inquisizione per aver esercitato l’attività di esorcista senza autorizzazione e per aver diffuso superstizioni pericolose. Durante i processi, Curotto negò di aver praticato esorcismi, sostenendo di aver solo benedetto malati e cibarie. Fu scarcerato con severe restrizioni; ciò non gli impedì di continuare a praticare le sue attività in segreto.
Bibliografia
- Paolo Fontana, Esorcisti, streghe e cadaveri. Dissidenza religiosa, santità e località nel Chiavarese tra XVI e XVIII secolo in Diocesi di Chiavari: Il cristianesimo dalle origini ai nostri giorni, a cura di Francesco Baratta, Barbara Bernabò e Mario Ostigoni, vol. II, Contributi di approfondimento, Internòs Edizioni, Chiavari 2019, pp. 119-161.
Voci correlate
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]