Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Angela Maria, conosciuta come "la Rosina", fu coinvolta in un caso di presunto maleficio nel 1696. Fu accusata da Vincenzo Curotto, un guaritore controverso ed esorcista "abusivo" del Chiavarese, di aver causato malattie tramite un maleficio.
L’accusa emerse durante una delle sedute di esorcismo guidate da Curotto a Santa Margherita Ligure. La giovane Maria Nicoletta Canessa, curata dal guaritore per un malessere attribuito a un maleficio, avrebbe accusato Angela Maria, cognata del padre (un certo maestro Giovanni Agostino Canessa), come responsabile della sua condizione. Convocata dal guaritore e dai familiari di Maria Nicoletta, la Rosina fu sottoposta a pressioni per confessare il presunto maleficio e pronunciare una formula che avrebbe dovuto liberare la vittima dal diavolo. La formula scelta da Angela Maria, “Disfaccio quello che ho fatto e levo il diavolo di dosso a te e lo metto addosso a me,” fu interpretata come una parziale ammissione di colpa, ma la donna rifiutò categoricamente di accettare piena responsabilità. Il caso si concluse con la presunta guarigione di Maria Nicoletta, ma la reputazione della Rosina restò compromessa, tant'è che se ne andò via "mezza malinconica" dopo aver pronunciato la formula per guarire la presunta maleficiata.
Bibliografia
- Paolo Fontana, Esorcisti, streghe e cadaveri. Dissidenza religiosa, santità e località nel Chiavarese tra XVI e XVIII secolo in Diocesi di Chiavari: Il cristianesimo dalle origini ai nostri giorni, a cura di Francesco Baratta, Barbara Bernabò e Mario Ostigoni, vol. II, Contributi di approfondimento, Internòs Edizioni, Chiavari 2019, pp. 119-161.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]