Sala, Antonio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Antonio Sala (Bologna, 1525 – Roma, 4 aprile 1605), è stato il primo fratello laico dell’Oratorio romano; dapprima al servizio dei cardinali Ascanio Sforza e Carlo Borromeo, si è poi legato strettamente a Filippo Neri, divenendone assai devoto.

Biografia

Antonio Sala era nato a Bologna nel 1525. Inizialmente prestò servizio come guardarobiere presso il cardinale Guido Ascanio Sforza, conte di Santa Fiora e nipote di Paolo III; successivamente, dopo la sua prematura morte nell’ottobre 1564, passò alla corte di Carlo Borromeo, accompagnandolo spesso nelle sue visite pastorali. Sala era essenzialmente «guardaroba» del Borromeo e con ogni probabilità san Carlo gli affidò la cura della mobilia romana a Santa Prassede, suo titolo cardinalizio. Da Milano, nel marzo del 1567, fu presentato a padre Filippo da Costanzo Tassoni, discepolo del Neri fin dai tempi di San Girolamo e a lui legato da fraterna amicizia. Nella sua lettera Tassoni scriveva che Sala era giunto a Roma «con animo di voler frequentare li sacramenti e viver christianamente». La sua presentazione era chiaramente finalizzata a farlo entrare nella comunità filippina e a tal fine diceva di amare il maggiordomo bolognese «come fratello e persona di giuditio e discreto», aggiungendo che era ormai «stracco del mondo»1.
Di animo semplice e molto umile, Antonio Sala fu subito assai devoto a padre Filippo e nel 1570 entrò a far parte come fratello laico della comunità di S. Giovanni dei Fiorentini. I primi a farsi carico nel 1564 del ministero pastorale assunto dal Neri per S. Giovanni erano stati Cesare Baronio, Alessandro Fedeli e Giovanni Francesco Bordini, ordinati tra il 27 maggio e il 1° settembre di quell’anno, che diedero così ufficialmente inizio alla vita comunitaria dell’Oratorio. I discepoli di Filippo Neri, pur continuando a partecipare con assiduità alle attività che si svolgevano in S. Girolamo della Carità, vivevano nella chiesa dei Fiorentini come una libera famiglia di sacerdoti secolari, allargata con l’arrivo di Antonio Sala ai fratelli laici, ma già con qualche regola generale di convivenza, legati al Padre – spiritus rector del sodalizio – da speciale vincolo spirituale. Gli esercizi dell’Oratorio proseguirono a S. Girolamo fino al 1574, per poi essere trasferiti nella chiesa dei Fiorentini, dove si svolsero ininterrottamente per tre anni. Il 22 febbraio 1577 fu lo storico Baronio a tenervi l’ultimo ragionamento, prima del definitivo passaggio alla Vallicella, avvenuto il giorno seguente2.
Nei primi tempi dell’Oratorio, Sala figurava come responsabile del governo della casa. Precorrendo altri laici di Congregazione, il gentiluomo bolognese scelse di non farsi ordinare sacerdote, restando aggregato alla comunità filippina come laico «onorario» e pagando la sua contribuzione mensile come gli altri padri. Risulta che in seguito fu tonsurato o, come sospetta Antonio Cistellini, forse lo era già per essere stato familiare di san Carlo3. In Congregazione i suoi compiti erano per lo più di carattere amministrativo e tra questi rientrava anche la raccolta delle offerte per i lavori di ricostruzione della Chiesa Nuova, che il 15 luglio 1575, con la Bolla Copiosus in misericordia Deus, Gregorio XIII aveva assegnato a titolo definitivo alla comunità denominata Oratorio4. Si dedicò con zelo a opere personali di apostolato e collaborò attivamente con il padre pavese Pompeo Pateri, supportandolo nelle opere caritative promosse su impulso di Gregorio XIII. Nel 1596 Sala fu poi nominato sovrintendente dei beni posseduti dall’Oratorio a Frascati, dove anch’egli possedeva alcune proprietà5.
Morì a Roma il 4 aprile 1605. Il suo necrologio si legge nel Liber Parochialis di S. Maria in Vallicella, collocato per l’appunto al 4 aprile 16056. Secondo il Catalogo possessori, di Antonio Sala restano in Vallicelliana soltanto 8 libri7. La biografia di Sala compare nella raccolta Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio curata da Paolo Aringhi, da ritenersi fonte assai preziosa per la storia della Congregazione nel Cinquecento e Seicento8.

Fonti

  • Paolo Aringhi (et alii), Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio. Da s. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella …, 3 v., Roma, Biblioteca Vallicelliana, mss. O 58, O 59, O 60: ms. O 60, ff. 224-228 (in duplice redazione).
  • [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, 2 v., editi e annotati da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018-2020 (i 2 volumi finora usciti corrispondono alla prima delle tre parti dell’opera).
  • Antonio Gallonio, Vita di San Filippo Neri, pubblicata per la prima volta nel 1601. Edizione critica a cura dell’Oratorio Secolare di S. Filippo Neri di Roma, a celebrazione del IV centenario della morte del Santo, con introduzione e note di Maria Teresa Bonadonna Russo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Roma 1995, pp. 164 e nota 325, 316-317, nota 629.
  • Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, 1963], vol. IV, p. 408 (Indice generale).
  • Pompeo Pateri, Memorie … per negozi e cose spettanti alla Congregatione dell’Oratorio, a cura di Maria Teresa Bonadonna Russo, in “Archivio della Società romana di storia patria”, 98, 1-4, 1975, pp. 39-146.

Bibliografia

  • Generoso Calenzio, La vita e gli scritti del cardinale Cesare Baronio della Congregazione dell’Oratorio, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Tipografia Vaticana, Roma 1907.
  • Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989, vol. III, p. 2398 (Indice dei nomi di persona).
  • Carlo Gasbarri, L’Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Arti Grafiche D’Urso, Roma 1963 (ma 1962), p. 145.
  • Stefano Zen, Oratori devoti, combattenti spirituali, soldati di Cristo. Percorsi della perfezione cristiana in Italia nella prima età moderna, Loffredo, Napoli 2012, pp. 15-45 (cap. I, «L’Oratorio di Filippo Neri e la ‘perfezione’ della Chiesa primitiva»).

Voci correlate

Nota bene

Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.

Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2021

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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