Nigrisoli, Antonio Maria

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Antonio Maria Nigrisoli (Ferrara, ca. 1500 - Ferrara, marzo 1556) è stato un uomo di corte ed umanista.

Servì i duchi Alfonso I ed Ercole II d'Este, accompagnando quest'ultimo nel 1535 a Roma presso Paolo III e poi a Napoli presso Carlo V reduce dall'impresa di Tunisi.
Entrato al servizio della regina di Polonia Bona Sforza come segretario alla corrispondenza italiana e consigliere, dal 1550 al 1555 fu a Cracovia, dove a fianco al suo incarico principale svolse anche alcune trattative per conto del duca di Ferrara Ercole II.
Rientrato a Ferrara, vi morì nel 1556.

Curò una traduzione delle Georgiche di Virgilio, la cui prima edizione venne pubblicata a Venezia nel 1542 su iniziativa di Fulvio Pellegrino Morato, per i tipi di Melchiorre Sessa. Una seconda edizione fu pubblicata sempre a Venezia, per i tipi stavolta di Niccolò Bascarini; in essa il testo della traduzione era preceduto da una lettera di Prospero Provana a Francesco Lismanini (che Nigrisoli frequentò in Polonia) e da alcuni sonetti amici.

Nigrisoli non si espose mai a favore di posizioni eterodosse. Frequentò tuttavia la cerchia di Renata di Francia, con la quale probabilmente rimase in corrispondenza durante il soggiorno in Polonia, ed in Polonia si integrò bene alla corte di Bona Sforza, che si distingueva per apertura e tolleranza, frequentando personaggi passati alla Riforma come i già ricordati Provana e Lismanini.

Bibliografia

  • Caterina Brandoli, Nigrisoli, Antonio Maria, in DBI, vol. 78 (2013).
  • Rita Mazzei, Alle origini dell’immagine di Cracovia come città di esilio. Il ferrarese Antonio Maria Nigrisoli alla corte di Bona Sforza (1550-1555), in "Rivista storica italiana", CXXIII, 2011, pp. 461-509.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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