Sede inquisitoriale di Brescia

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


L'Inquisizione fu introdotta a Brescia nel 1375. Da allora in poi fu presente stabilmente nella città un Inquisitore, sempre appartenente all'ordine domenicano. Nel 1426 Brescia fu annessa alla Repubblica di Venezia ed a partire soprattutto dal XVI sec., come nelle altre città del Dominio, non mancarono le ingerenze nell'attività del tribunale da parte delle autorità veneziane (rappresentate dai rettori della città).
Situato al confine col mondo tedesco, il territorio di Brescia subì forti infiltrazioni protestanti sin dagli albori della Riforma. Le zone della Val Camonica e del Monte Tonale erano dal canto loro considerate terre infestate dalle streghe: l'Inquisizione vi condusse una campagna persecutoria molto violenta specialmente nel secondo decennio del Cinquecento.
Nel Seicento il tribunale inquisitoriale di Brescia fu molto attivo contro giansenisti e quietisti (il movimento pelagino nacque in Val Camonica).
Il tribunale inquisitoriale di Brescia andò incontro ad un rapido declino nel corso del Settecento, subendo le contestazioni degli intellettuali vicini alle idee giansenistiche, come Giambattista Guadagnini e Pietro Tamburini. Il tribunale, ormai quasi inattivo negli ultimi decenni del secolo, cessò di esistere di fatto alla caduta della Repubblica (1797) e fu formalmente abolito in età napoleonica.

Vedi anche: Lista degli Inquisitori di Brescia

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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