Lentolo, Scipione

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Scipione Lentolo o Lentulo (Napoli, novembre 1525 - Chiavenna, 28 gennaio 1599) è stato un predicatore e pastore valdese.

Biografia

Nobile napoletano, entrò nel convento carmelitano della città partenopea nel 1535, facendo la professione nel 1539.
Nel 1542 lasciò Napoli: fu a Siena, Ravenna (dove fu seguace di Giovanni Buzio), Roma, Ferrara (alla corte di Renata di Francia), Padova e Venezia, ottenendo nel 1549 il titolo di dottore. In occasione della quaresima 1550 tenne la sua prima predica a Caserta. Nel 1552 fu al servizio di Nicola Francesco Missanelli, vescovo di Policastro, predicando a favore delle idee riformate, quindi passò al servizio del barone Giovanni Antonio Mediano di Cabalino. Nel 1555 si trasferì a Lecce, e la sua lettura della Lettera di San Paolo ai Galati gli attirò contro ulteriori sospetti. Arrestato, fu trasferito a Napoli quindi a Roma. Processato dall'Inquisizione nel 1556 abiurò per salvarsi, e fu condannato al carcere perpetuo da scontare a Napoli. Evaso nel 1557, dopo varie peregrinazioni, si rifugiò a Ginevra nel 1559. Fu quindi inviato a predicare nelle valli valdesi, nel contesto dell'offensiva sempre più dura del duca Filippo di Savoia contro le comunità evangeliche delle valli. Fu espulso definitivamente dal Piemonte nel 1566. Nel 1567 sostituì Girolamo Zanchi alla guida della comunità riformata di Chiavenna, di cui fu pastore per un trentennio, ritirandosi poco prima della morte.

Fedele all'ortodossia riformata, ebbe parte attiva nelle dispute con gli eretici antitrinitari.

Fu il primo storiografo valdese e compose altresì una grammatica italiana per principianti che ebbe notevole successo.

Opere

Bibliografia

Link

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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