Riforma cattolica

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


"Riforma cattolica" è stato un concetto storiografico di grande fortuna coniato da Hubert Jedin e sfruttato dai suoi allievi diretti e indiretti, tra i quali Giuseppe Alberigo e Paolo Prodi. Il concetto ha influenzato anche alcuni storici laici nelle loro riflessioni sul rapporto tra cattolicesimo e modernità, mentre è stato radicalmente messo in discussione da Massimo Firpo.

Tale concetto presuppone che il rinnovamento post-tridentino vada considerato, più che come una risposta romana alla Riforma protestante di carattere prettamente repressivo (da cui il termine Controriforma), come la maturazione di istanze di riforma della Chiesa già presenti nel cattolicesimo romano molti decenni prima dell’affaire Lutero, perfettamente fedeli alla tradizione e al magistero plurisecolari della Chiesa. Ne consegue, per quanto riguarda la storia ereticale e della repressione dell'eresia, la svalutazione del carattere eterodosso del Beneficio di Cristo e degli scritti di Juan de Valdés, la rivendicazione della piena ortodossia di controversi personaggi come i cardinali Reginald Pole e Giovanni Morone, i quali sarebbero stati vittime dell’eccessivo zelo e del fanatismo inquisitoriale di papa Paolo IV, gli aspetti repressivi del cui papato (1555-59), comuni a quello del suo antico “beniamino” Pio V Ghislieri (1566-72), non rappresenterebbero quindi niente di più che una parentesi poco significativa nella storia della Chiesa romana del Cinquecento. Il ruolo della stessa Inquisizione romana è sminuito, mentre molta attenzione si concentra sugli effetti "positivi" delle deliberazioni del concilio di Trento sui costumi del clero e sulla vita delle diocesi e delle parrocchie.

Voci correlate

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2014

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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