Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Ramon Llull (Palma de Maiorca, 1232 ca. - forse isola di Maiorca, 1316) è stato un teologo, filosofo, alchimista e missionario.
Il suo nome italianizzato è Raimondo Lullo. È l'autore di quel complicato ed ambizioso progetto di lingua conosciuto come Ars Magna. Lullo è un uomo del Duecento (morirà nel 1316), originario di Maiorca, città multietnica, in cui sono ugualmente forti le influenze del cristianesimo, dell'islamismo e dell'ebraismo. In un tale ambiente multilingue, Lullo - divenuto frate francescano - persegue lo scopo di creare una lingua filosofica che possa mostrare agli infedeli le inconfutabili verità del Vangelo. Secondo la leggenda, Lullo muore lapidato dagli stessi saraceni a cui si era presentato per convertirli. A parte l'esito infelice della vita di Lullo, fortuna maggiore ha avuto la sua Ars Magna, soprattutto durante il Rinascimento, su uomini come Cusano.
Il fascino dell'Ars Magna deriva dalla imponente organizzazione del sapere in categorie e nell'adozione della logica, entrambe di origine aristotelica. Lullo stabilisce un alfabeto di nove lettere (b,c,d,e,f,g,h,i,k), alle quali fa corrispondere nove dignità divine, o Principi Assoluti, nove Principi Relativi, nove Soggetti, nove Questioni, nove Virtù e nove Vizi. L'Ars Magna contempla poi delle figure che servono a realizzare la combinatoria delle lettere, e quindi delle dignità, dando origine a tutte le combinazioni possibili. Tali combinazioni corrispondono ad altrettante proposizioni necessariamente vere.
Tuttavia, il gran numero di combinazioni possibili porta all'eventualità di formulare proposizioni contrarie ai dogmi cristiani; ad esempio, applicando il sillogismo a determinate dignità, si può avere: "L'avarizia è differente dalla bontà, Dio è avaro, perciò Dio è differente dalla bontà". Lullo, dunque, procede accuratamente a scartare tutte le proposizioni "scomode", venendo meno al proposito di creare una lingua basata sulla logica e quindi necessaria.
Presupponendo un ordine predefinito del cosmo, l'Ars Magna nega la possibilità di pervenire ad ulteriori verità. Ricercare le possibili connessioni tra le diverse dignità non è uno strumento euristico, perché la realtà è già definita dalle categorie dell'arbor scientiarum: una categorizzazione "ad albero", appunto, che parte dalle nove dignità e si espande fino a definire tutti gli elementi della realtà, descrivendo la Grande Catena dell'Essere.
Questo è, in definitiva, il limite maggiore dell'opera di Lullo: aver considerato assoluta una data organizzazione del mondo, convinto che musulmani ed ebrei non avrebbero potuto far altro che convertirsi, di fronte a tali inconfutabili verità Durante il Medioevo, gli studi che si propongono di ritrovare (o di ricreare) la lingua prebabelica sono caratterizzati da un profondo misticismo. Una forte impronta a questi primi studi è data dalle ricerche di eruditi interpreti della Torah, il testo sacro ebraico; questa lunga tradizione prende il nome di cabalismo ("cabbala" in ebraico vuol dire "tradizione").
Tali studi influenzeranno profondamente i futuri orientamenti del neoplatonismo rinascimentale. Nel Mediovevo, dunque, tali ricerche hanno il loro riferimento diretto nel Vecchio Testamento, sia (come è ovvio) per la comunità dei cabbalisti, sia per la tradizione cristiana, che assume come testo di riferimento la Vulgata, prima traduzione in latino della Bibbia ad opera di San Gerolamo (III secolo d.C.). Un personaggio di rilievo è, in questo periodo, lo spagnolo Llull: inventore del primo sistematico progetto di lingua perfetta, basata su di una "organizzazione del contenuto" ritenuta universale.
Links
- I maestri e le fonti sul sito GiordanoBruno.com
- Base de Dades Ramon Llull - Llull DB (sito in catalano e in inglese: comprende accesso a testi on line di Lullo e bibliografia dettagliata)
Article written by Guido Del Giudice | GiordanoBruno.com & Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]