Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
La caccia alle streghe in Val Mesolcina fu una conseguenza della visita pastorale del cardinal Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, in quei territori, decretata con il motu proprio di papa Gregorio XIII del 27 novembre 1582.
Il cardinal Borromeo fu assistito dai suoi vicari Francesco Borsatto, Francesco Panigarola e Achille Gagliardi.
Primo tra gli indiziati fu il parroco di Roveredo, Domenico Quatrino, e con lui furono arrestate subito quindici o sedici donne. La caccia si estese rapidamente e alla fine furono processate ben 150 persone.
Dalla documentazione si evince che furono condannate a morte Maddalena Lorenzona, Maddalena Bollasia, Giovannina Garoppa, Caterina de Pravo, Caterina Biasela, Domenica Bollasia, Caterina Nasona, Caterina Mascietta, Nisola Pedrazza, Caterina Bella. Anche don Quatrino fu condannato a morte, ma poi graziato dopo vari rinvii della sua esecuzione. Nel complesso oltre 150 persone furono costrette all'abiura pubblica e solenne. Le donne condannate alla pena capitale, in tutto forse undici (nei documenti si parla per due volte di un gruppo di quattro donne, poi di un gruppo di tre), furono bruciate sul rogo in tre diversi giorni alla fine del 1583.
L'8 dicembre 1583 un padre gesuita scriveva al Borromeo, allora a Bellinzona, ragguagliandolo nel dettaglio su uno di quei roghi, che si era svolto il 4 dicembre 1583 con l'esecuzione di quattro streghe, insistendo sul pentimento e sulla rassegnazione di queste donne, oltre che sulla grande partecipazione popolare alla cerimonia: "Né potrei abbastanza esplicarle con quanta contritione, et prontezza han preso questo supplicio, rassegnate in Dio con profondo riconoscimento, et pentimento de lor peccati, essendosi confessate et comunicate con gran devotione, facendo intera oblatione delle anime, et della vita loro al Creatore Dio. Era quella campagna piena di gran popolo et tutti con grandissima voce gridavano Gesù, et si sentivano ancor esse gridare, et invocare quel santissimo nome in mezzo delle ardenti fiamme, tenendo ciascuna al collo le lor corone con l'ave Maria benedetta."
Bibliografia
- Giuseppe Farinelli, Ermanno Paccagnini, Processo per stregoneria a Caterina de Medici 1616-1617, Rusconi, Milano 1989, pp. 92-96.
Article written by Daniele Santarelli & Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2020
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]