Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Ottilie von Gersen (Görschen, nata presumibilmente tra il 1501/inizi del 1505 – † dopo il 1525), forse del nobile casato dei Görschen, è stata una suora tedesca, poi divenuta moglie del teologo Thomas Müntzer, con cui diede vita alla riforma di Allstedt e nel cui contesto ebbe un ruolo significativo.
Notizie biografiche prima del matrimonio
Prima del 1523, anno del suo matrimonio con il riformatore radicale Thomas Müntzer, le notizie sulla vita di Ottilie von Gersen sono incerte e scarsamente documentate. Nulla si conosce dei suoi genitori. Tutt’al più si può dare per probabile la sua provenienza dalla nobile famiglia dei Görschen, le cui radici risalgono al secolo XII e risulta ben documentata tra Kleingörschen e Großgörschen1. Ottilie potrebbe aver conosciuto il suo futuro marito durante il periodo di noviziato, tra la fine del 1519 e la primavera dell’anno seguente, quando Müntzer ricoprì l’incarico di confessore delle suore e delle novizie del monastero di Beuditz, nei dintorni di Weißenfels. Ma è solo un’ipotesi, peraltro priva di solidi agganci documentari2.
Ottilie von Gersen può essere in seguito identificata in una delle sedici suore che agli inizi del 1523 fuggirono dal convento agostiniano di Wiederstedt, nei pressi di Mansfeld, abbandonando l’abito religioso; undici di esse furono poi accolte nel castello di Allstedt. L’anno prima potrebbe essersi trovata nel convento cistercense di San Giorgio a Glaucha, vicino alla città di Halle, dove dal dicembre del 1522 Thomas Müntzer si insediò come cappellano, tenendo in una condizione di semiufficialità i suoi sermoni affini allo spirito della Riforma radicale e fortemente critici nei confronti della teologia luterana. Per tale motivo, nel marzo dell’anno seguente, il teologo di Stolberg fu espulso da Halle, trovando finalmente rifugio dopo varie peregrinazioni ad Allstedt, un piccolo centro della Sassonia occidentale, i cui abitanti erano per lo più contadini e piccoli artigiani3.
Ottilie von Gersen e la riforma di Allstedt
Nello stesso mese di marzo del 1523, Thomas Müntzer riuscì a farsi nominare parroco della chiesa locale di San Giovanni e quasi subito, pochi giorni dopo la Pasqua di quell’anno, sposò Ottilie von Gersen, la cui condizione – analogamente alla storia personale di Katarina von Bora e di altre donne della Riforma – era quella di una suora in fuga4. Il loro matrimonio fu officiato con molta probabilità dal pastore Simon von Haferitz, amico del teologo di Stolberg. Il 27 marzo 1524 Ottilie avrebbe dato alla luce suo figlio5.
All’interno di queste mura amiche, il teologo tedesco fissò con la moglie per più di un anno la loro dimora, scrivendo la maggior parte degli opuscoli spirituali e delle opere liturgiche. Di pari passo ebbe modo di avviare ad Allstedt una riforma liturgica del tutto coerente con il suo spiritualismo mistico, senza tuttavia perdere di vista l’altra sua esigenza primaria, vale a dire la critica della teologia luterana. Inizialmente, la vita della coppia scorreva tranquilla e alla riforma portata avanti da Müntzer la moglie Ottilie forniva un contributo ancora da esplorare e valutare. Ma è ragionevole ipotizzare che l’ex suora, anche in considerazione degli studi compiuti da novizia e di quanto aveva appreso durante il periodo formativo trascorso in convento, fosse in grado di aiutare e supportare il consorte teologo nella composizione delle sue opere, diventando di fatto il suo reale e quotidiano punto di riferimento in questo settore. Per diffondere i loro testi liturgici, Ottilie e suo marito avviarono una stamperia grazie al sostegno del Consiglio di Allstedt, che volle finanziare con un anticipo di 100 fiorini la nascita di una tipografia gestita direttamente dalla famiglia Müntzer. La madre del teologo era già morta nel 1521; il padre – vedovo, malato e impoverito – aveva raggiunto il figlio ad Allstedt, dove fu accudito da Ottilie von Gersen fino a quando si spense nel 15246.
Nell’ambito della riforma di Allstedt, Thomas Müntzer abolì la messa in latino e introdusse una riforma del culto in lingua tedesca, componendo con l’aiuto di Ottilie la musica per accompagnarla e illustrandola dettagliatamente in tre importanti opere: l’Ufficio della Chiesa tedesca, un libro di preghiera per la celebrazione delle diverse funzioni dell’anno mantenute in vita dal teologo, vale a dire Avvento, Natale, Passione, Pasqua e Pentecoste7; la Messa evangelica tedesca, in cui il riformatore propone cinque diversi modelli di messa, che tuttavia potevano essere modificati dal pastore e rimodulati a seconda delle circostanze8; infine, l’Ordine e spiegazione della messa tedesca, opera composta con l’obiettivo di dare una risposta definitiva a quei riformatori che lo accusavano di essere un ostinato conservatore in campo liturgico9.
Questi testi furono redatti a partire dalla primavera del 1523 e, come si è detto, stampati tutti in proprio agli inizi dell’anno seguente. Non è azzardato ipotizzare che in questa fase Ottilie von Gersen sostenesse attivamente il marito nella stesura dei testi liturgici, offrendo una collaborazione ancora più significativa nella redazione dei numerosi e complessi apparati musicali. Con queste opere liturgiche Thomas Müntzer proponeva un nuovo modello di culto in cui si sostituivano i vecchi riti con una celebrazione collettiva esemplificata dal canto di inni e salmi di sua composizione. Il riformatore di Allstedt fa osservare che questa è una riforma della cristianità povera e decaduta: «Perciò la mia retta volontà rimane fino a questo giorno quella di portare aiuto alla povera, decaduta cristianità con la funzione in tedesco, che sia con messe o vespri, dando la possibilità agli uomini di buon cuore di vedere, sentire e capire come questi disperati furfanti papisti abbiano derubato la povera cristianità della santa Bibbia a loro grande danno, e come abbiano trattenuto da essa la vera interpretazione divorando, tuttavia, i beni della povera gente […]10.
La riforma di Allstedt venne realizzata con l’appoggio politico della locale magistratura e la costante collaborazione di Simon Haferitz, sempre vicino alla famiglia Müntzer. Essa ottenne un consenso popolare via via crescente, che ben presto si diffuse anche nei borghi circostanti, dai quali si muoveva un buon numero di fedeli attratti dal fascino della parola di Müntzer11. Tuttavia, come è facile immaginare, la riforma da poco avviata provocò la reazione del conte Ernst von Mansfeld, che va considerato il principale oppositore di Müntzer sul campo, il quale si appellò direttamente al Consiglio cittadino invocandone l’arresto. Al conte di Mansfeld giunsero come risposta tre lettere rispettivamente di Müntzer, di Simon Haferitz e del Consiglio di Allstedt12. Risale al mese di luglio del 1523 la nota lettera a Lutero in cui il teologo di Stolberg cercò di spiegare la sua posizione in merito alla riforma in atto ad Allstedt13.
Da Allstedt a Mühlhausen
Nel corso della prima parte del 1524 la situazione ad Allstedt era diventata gradualmente precaria e insicura. Nella notte tra il 7 e l’8 agosto 1524, Thomas Müntzer si trovò costretto ad abbandonare precipitosamente la città per dirigersi in tutta fretta verso Mühlhausen. A casa aveva lasciato la moglie Ottilie e il figlio nato da poco, esortando i cittadini più fidati di Allstedt a prendersene cura14. Allstedt era diventata di fatto l’anti-Wittenberg e i suoi oppositori avevano ben percepito che Müntzer intendeva diffondere proprio da lì la sua riforma, ormai considerata del tutto alternativa a quella di Lutero. Tuttavia, lasciare la propria roccaforte e rifugiarsi a Mühlhausen significava per Müntzer radicalizzare la sua teologia e aprirsi a un cristianesimo rivoluzionario, rinunciando per sempre allo spirito riformatore di Allstedt e cercando alleati tra quei contadini e i ceti popolari che avevano da poco preso le armi contro gli abusi dei potenti e la prepotenza dei prìncipi15.
Nel febbraio del 1525 Thomas Müntzer fece ritorno a Mühlhausen come predicatore nella chiesa di Santa Maria, forte di una nomina che era diretta espressione della volontà popolare. All’interno di queste mura poté finalmente riabbracciare sua moglie Ottilie, che non vedeva probabilmente dall’estate dell’anno precedente. Ma il tempo trascorso insieme fu per forza di cose breve, senza contare che incombeva su tutti l’imminente catastrofe di Frankenhausen. Poco prima Ottilie von Gersen era stata coinvolta con altre donne nelle rivolte anticlericali divampate a Mülverstedt all’inizio dell’anno. Tale circostanza costituisce la sola prova di un coinvolgimento diretto di Ottilie in disordini e ribellioni riconducibili alla Riforma radicale e cronologicamente precedenti alla battaglia di Frankenhausen. In quel breve lasso di tempo, il ruolo di leader del movimento locale di rivoltosi era stato assunto da Heinrich Pfeiffer, pastore a Mühlhausen e fedele sostenitore di Müntzer, il quale riuscì a riprendere il controllo della città mettendo insieme sotto la stessa guida popolani, artigiani e una parte dei ceti produttivi. Nel marzo del 1525 la cittadinanza fu chiamata ad eleggere un “Consiglio perpetuo” in sostituzione del Consiglio comunale esistente16.
Il contributo di Thomas Müntzer alla causa dei rivoltosi è costituito dagli Undici articoli di Mühlhausen, la cui prima stesura, risalente al settembre 1524, è frutto della stretta collaborazione con l’amico Pfeiffer, che poi sottopose il testo a ulteriore revisione. L’esito finale era molto più simile a un programma rivoluzionario, poiché andava ben oltre il dettato dei Dodici articoli di Memmingen17. Poco dopo l’intera regione della Turingia si sollevava in armi e Mühlhausen si stagliava come la principale roccaforte della rivolta contadina. Le autorità si fecero presto prendere dal timore che altri centri urbani e le diverse comunità rurali sparse sul territorio seguissero il suo esempio. Müntzer pensava che l’esperimento in atto fosse solo un momento del più vasto processo rivoluzionario che avrebbe visto Mühlhausen diventare il centro d’irradiamento verso altri territori della Germania. Nella primavera di quel fatidico 1525 il riformatore di Allstedt aveva assunto il pieno controllo della città di Mühlhausen, dando il suo consenso alla secolarizzazione delle proprietà della Chiesa e alla comunione dei beni in nome di una società fondata sul principio di uguaglianza universale e senza più i tradizionali vincoli feudali18.
Nell’aprile del 1525, quando Thomas Müntzer scrisse di getto il suo Proclama ai cittadini di Allstedt, la rivolta dei contadini divampava in maniera progressiva ed espansiva, investendo la Turingia e andando oltre. Con essa Müntzer vedeva realizzarsi la società da lui sognata, in cui avrebbe trionfato la giustizia di Dio, il potere sarebbe stato consegnato al popolo e mai più la guerra avrebbe seriamente danneggiato la povera gente. Fino al giorno dello scontro finale, il riformatore di Allstedt si fece in quattro per organizzare gruppi di militanti attorno all’area di Mühlhausen con l’obiettivo di farli confluire a Frankenhausen e stringere in una stretta rete le varie comunità in rivolta19.
La coalizione dei prìncipi fece sentire presto la sua dura risposta sul campo. Gruppi di contadini furono sconfitti a più riprese nell’Assia e nell’Harz e alla fine decisero di cercare disperato asilo a Mühlhausen. Il centro della rivolta era diventata ora definitivamente la Turingia. Verso quell’area si stava dirigendo velocemente il langravio Filippo d’Assia, che con il duca Enrico di Braunschweig si era posto alla testa di un esercito costituito all’incirca da 2000 cavalieri e 5000 fanti. Il 29 aprile Filippo d’Assia espugnava Hersfeld e il 4 maggio entrava a Fulda, abbandonando entrambe le città a un veloce e spietato saccheggio. Il 7 maggio la comunità di Frankenhausen scriveva ai cittadini di Mühlhausen e a Thomas Müntzer una lettera dagli accenti disperati, implorando il tempestivo invio di soccorsi contro i «tiranni di Heldrungen», vale a dire i conti di Mansfeld, e il duca Giorgio di Sassonia. Appello che non poteva cadere nel vuoto e indusse perciò Müntzer a dirigersi verso Frankenhausen, andando incontro al suo destino20.
Frankenhausen 1525
Il 15 maggio avvenne il tragico epilogo della guerra dei contadini. I rivoltosi fecero pervenire un’ultima missiva ai prìncipi, le cui truppe erano già schierate per la battaglia finale: «Non siamo qui per far del male a nessuno [Giovanni 2,14], ma per affermare la giustizia divina. Non siamo qui neppure per versare del sangue. Se anche voi volete questo, allora non abbiamo alcun desiderio di farvi del male. Che ognuno si attenga a questo»21. La risposta dei prìncipi non si fece attendere e fu molto chiara nel rendere esplicite le loro ferme intenzioni: prendere vivo o morto Thomas Müntzer, il «falso profeta»22. A Frankenhausen trovarono la morte oltre seimila combattenti, che in questa fase conclusiva della rivolta vollero vedere in Müntzer la loro guida teologica. A battaglia conclusa, più di un migliaio di ribelli, o considerati tali, furono trucidati nella città espugnata e abbandonata al crudele saccheggio dei vincitori. Molti altri furono giustiziati nei giorni successivi. Müntzer cercò disperatamente rifugio nel villaggio e dopo una breve fuga fu riconosciuto quasi per caso da un servitore e immediatamente catturato. Ci pensò Johann Rühel a informare dettagliatamente Lutero della sua cattura23.
Thomas Müntzer fu trasferito il 16 maggio nel castello di Heldrungen, quartier generale del conte Ernst von Mansfeld. Qui fu più volte interrogato, torturato e seviziato24. Dopo il saccheggio di Frankenhausen, l’esercito dei prìncipi si era diretto verso Mühlhausen con l’obiettivo di porre fine alla Lega eterna costituita da Heinrich Pfeiffer. Nonostante avesse tentato una breve quanto inutile fuga, il fedele amico di Müntzer fu catturato nei pressi di Eisenach con poche centinaia di suoi seguaci. Non è documentato se Ottilie von Gersen avesse raggiunto Frankenhausen subito dopo la battaglia o fosse invece già sul posto prima del massacro. Nemmeno è certo che abbia assistito all’esecuzione del marito. Il 27 maggio 1525 lo sfortunato riformatore di Allstedt fu decapitato insieme a Pfeiffer fuori dalle mura di Mühlhausen, nelle vicinanze di Görmar. A nulla gli valse l’amara ritrattazione, resa a seguito delle crudeli torture. Quel poco che restava dei loro corpi fu barbaramente esposto per mesi a mo’ di crudele ammonimento25.
Ottilie von Gersen dopo Frankenhausen
Con la sua tragica morte Thomas Müntzer lasciò in miseria e indifesa la coraggiosa Ottilie, con molta probabilità di nuovo incinta. Quanto a suo figlio, che all’epoca aveva poco più di un anno, non si avranno in seguito ulteriori informazioni. Dopo l’esecuzione del 27 maggio, Ottilie von Gersen fu probabilmente espulsa dall’area in cui aveva messo radici con il marito. D’altra parte, Mühlhausen era stata consegnata ai vincitori e tutta la zona era diventata per lei e suo figlio terra bruciata. Ciò non le impedì di spostarsi tra Nordhausen ed Erfurt, forse non da sola, dal momento che risulta avesse almeno un parente su cui contare e un’amica fidata, come emerge dalla documentazione epistolare. Inoltre, la rete di fedelissimi di Müntzer, ancora viva tra Allstedt e Mühlhausen, potrebbe averle offerto un sostegno non solo morale, ma anche economico. Ma tutto ciò non bastava a preservarla dai pericoli e a riprova di ciò circolavano voci di penose umiliazioni e brutali violenze subite da Ottilie von Gersen dopo la catastrofe di Frankenhausen. Voci che per un attimo fecero rabbrividire finanche l’imperturbabile teologo di Wittenberg – intento a scrivere intorno alla metà di luglio Una lettera sul duro libretto contro i contadini –, che in questa circostanza non esitò a esprimere tutto il suo disgusto verso «questi scellerati»:
A quanto ho udito, a Mühlhausen un signore tra tanti grandi colpevoli reclamò per sé la povera moglie di Thomas Müntzer, vedova e per di più incinta, e cadutole ai ginocchi le disse: "Mia cara, ora spassiamocela assieme!". Davvero un’impresa nobile e cavalleresca, contro una povera donna abbandonata e incinta! Costui è davvero un eroe ardito, prode come tre cavalieri messi assieme. Che cosa dovrei scrivere a questi scellerati e maiali?26.
Va ricordato che il 13 giugno di quel drammatico 1525 Lutero si era unito in matrimonio con Katharina von Bora, figlia del benestante Hans von Bora ed ex monaca come Ottilie von Gersen. Grazie all’aiuto del mercante luterano Köppe, la futura sposa di Lutero si era allontanata con altre monache dal convento di Nimbschen, trovando rifugio a Wittenberg nell’aprile del 1523. Il loro matrimonio fu celebrato dal pastore Johannes Bugenhagen alla presenza di Justus Jonas, del giurista Johann Apel e della famiglia Cranach al completo. Gli anelli furono probabilmente offerti in dono agli sposi da Lucas Cranach, di cui è nota l’estrema abilità di incisore27.
La vedova di Müntzer, ridotta in miseria, era invece impegnata a far valere il suo diritto alla consegna dei legittimi averi e di quel poco che le spettava per via ereditaria, come già chiesto dal marito prima della sua decapitazione: «Perciò, vi chiedo amichevolmente che mia moglie erediti i miei averi, come ad esempio i libri e i tessuti che sono rimasti; in nome di Dio, non prendetevela con lei»28. L’ultima concreta testimonianza di Ottilie von Gersen è una lettera straziante scritta il 19 agosto 1525 a Giorgio di Sassonia, da cui si evince lo stato di evidente prostrazione e di estrema indigenza in cui versava. Dando seguito all’ultimo disperato appello del marito, Ottilie giunse a implorare il suo corrispondente per cercare di recuperare i propri averi:
[…] Povera, disgraziata e sola come sono, chiedo a vostra grazia principesca di dare ascolto al mio lamento. L’ultima volta che sono stata al vostro cospetto, vostra grazia principesca, alla locanda del cigno a Mühlhausen, vi ho implorato nella mia miseria, con la mediazione del nobile Ernst von Schönburg per i miei possedimenti, e vostra grazia principesca mi ha confortato assicurandomi, tramite il nobile Ernest, che mi sarebbero stati restituiti. Ma questo non è mai accaduto. Per questo motivo, nella mia miseria sono partita alla volta di Nordhausen dove sono rimasta per quattro settimane. A causa della mia estrema povertà ho fatto ritorno a Mühlhausen e ho fatto petizione all’onorabile Consiglio per i miei possedimenti tramite l’onorabile Erasmus von Warm, allora capitano delle truppe mandato a combattere a Mühlhausen da vostra grazia principesca, e un mio parente. Il Consiglio mi ha risposto positivamente. Sarei dovuta presentarmi al loro cospetto e i miei possedimenti mi sarebbero stati restituiti. Perciò, sotto molte avversità ho fatto ritorno a Mühlhausen, ma per qualche ragione, non se ne fece di niente. Per questa ragione sono stata per un tempo con una cara amica a Erfurt, facendo poi ritorno ancora una volta a Mühlhausen a causa del generale disagio e per assicurarmi che i miei beni, promessimi dall’onorabile Consiglio, mi venissero restituiti. Ma non fu questo il caso e a causa di tutto questo [peregrinare] ho finito ogni forma di sostentamento.
Perciò, la mia umile richiesta è che vostra grazia principesca consideri la mia terribile miseria e povertà, e per la misericordia di Dio possa graziosamente scrivere alla gente di Mühlhausen, affinché io possa assicurarmi i miei beni e possa essere accolta dai miei amici dai quali mi aspetto conforto e aiuto a causa delle mie avversità. Sarò sempre in debito con vostra grazia principesca per questo e la vostra serva obbediente. Ho saputo inoltre che il buon volere di vostra grazia principesca è che io faccia ritorno in convento, come io stessa ho richiesto, in accordo con la volontà e il favore di vostra grazia principesca. Vostra grazia principesca può certamente giudicare in modo più grazioso di quanto le mie umili capacità possano mai esprimersi. Sarò per sempre indebitata con vostra grazia principesca e la serva obbediente di vostra grazia principesca ecc.29.
Sia pure «povera, disgraziata e sola», come scrive nella lettera, Ottilie von Gersen non era inosservata. Sembra infatti plausibile che Giorgio di Sassonia, nel settembre del 1525, ordinasse ai suoi consiglieri di continuare a monitorare strettamente Ottilie e suo figlio; voleva anche essere tempestivamente informato dell’attesa nascita del secondo bambino30. Dopo questi ultimi labili indizi, Ottilie sembra come inghiottita nell’oblio della storia e di lei si perderanno per sempre le tracce. Essere stata la moglie del «Satana di Allstedt» impedì poi la sua inclusione tra le donne eccellenti della Riforma31. L’esistenza biografica cederà successivamente il posto al mito, alimentato in tempi più recenti dal mercato cinematografico, che di Ottilie von Gersen idealizzerà soprattutto il tragico destino di donna sacrificata sull’altare della Riforma. Destino che la scrittrice Juliane Bobrowski si è sforzata di delineare in un romanzo storico ambientato negli anni drammatici del Bauernkrieg32.
Fonti
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- Stefano Zen, Lutero e Thomas Müntzer. Riforma, utopia e cristianesimo, Jouvence, Milano 2021 (Historica, 58).
Links
- Marion Kobelt-Groch, Ottilie von Gersen. Entlaufene Nonne heiratet Radikalen Reformator. Ottilie von Gersen und Thomas Müntzer
- Scheda su Ottilie von Gersen / Ottilie Müntzer sul sito www.bauernkriege.de
Nota bene
Questa voce fa parte della sezione "Dominae fortunae suae". La forza trasformatrice dell’ingegno femminile, che approfondisce il contributo offerto dalle donne alla nascita e allo sviluppo dei diversi campi del sapere.
Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2022
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]