Anselmi, Marco Antonio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Marco Antonio Anselmi, avvocato, membro di una famiglia sanremese attenzionata dall’Inquisizione, fu processato per eresia e possesso di libri proibiti tra il 1581 e il 1588.

Fu arrestato inizialmente nel dicembre 1581 per ordine dell’inquisitore di Genova, accusato di possedere scritture e libri sospetti. Riuscì a fuggire con l’aiuto del parroco di San Remo, che lo proteggeva. Fu nuovamente catturato e trasferito a Genova nell’aprile 1582.

Nello stesso periodo, tra 1581 e 1582 un altro membro della sua famiglia, Lorenzo Anselmi, era anch'egli in carcere a Genova sotto processo inquisitoriale per eresia (non sono tuttavia noti gli sviluppi della vicenda).

Durante il processo genovese, Marco Antonio Anselmi venne accusato di sostenere idee eterodosse e di avere contatti con ambienti ereticali. La Congregazione del Sant'Uffizio, cui fu trasmesso il caso, ordinò che fosse torturato per ottenere ulteriori informazioni sui complici e sulle sue convinzioni religiose. Dopo una lunga detenzione, fu condannato al carcere perpetuo, privato del titolo di dottorato e sottoposto a penitenze spirituali.

Nel 1588 Marco Antonio presentò una supplica all'Inquisizione chiedendo clemenza. Sebbene la sua richiesta non fosse pienamente accolta, gli fu concesso di patrocinare cause civili a Sanremo e Genova.

Bibliografia

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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