Storella, Francesco

Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo


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Francesco Storella (Alessano 1529 ca. - Napoli 1575) è stato professore di logica a Napoli negli anni '50 e '70 del XVI secolo. Maestro – pare – di Giordano Bruno, ha pubblicato diverse opere, nelle quali mostra un interesse per la giustificazione logica della magia naturale. Degna di nota è la sua edizione del Secretum secretorum pseudo-aristotelico, di cui fornisce anche un commento.

Cenni biografici

Storella nasce intorno al 1529 ad Alessano, in Terra d’Otranto, e muore nel 1575 a Napoli, città nella quale la sua lezione lascia tracce importanti. Sin da giovanissimo è avviato agli studi filosofici dal padre Giovanni, discepolo di Pietro Pomponazzi. Mossosi alla volta di Padova, Storella segue le lezioni di Bernardino Tomitano, Panfilo Monti e Marcantonio de’ Passeri (detto Genua). Nel 1549, consegue il grado accademico di Doctor Artium e discute le centocinquanta Conclusiones per ottenere il titolo di pubblico lettore. Trasferitosi a Napoli nel 1550, stringe amicizia con Simone Porzio e Giovan Bernardino Longo. Nel 1557, insegna presso lo Studium salernitano. L’anno seguente, nel 1558, è di nuovo a Napoli. Sono costanti nella biografia di Storella numerosi soggiorni ad Alessano. In questi periodi di permanenza in Terra d’Otranto, egli porta a termine alcune delle sue opere fondamentali, tra cui il De inventore Logices, il Tractatulus quintaginta contradictionum e il De Utilitate logicae. Muore a Napoli il 18 dicembre del 1575.

Contributo alle scienze naturali in Napoli

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Assai significativa appare la sua attività di editore. Tra le ripubblicazioni realizzate da Storella a Napoli, si evidenzia, in particolare, quella del Secretum Secretorum Aristotelis ad Alexandrum Magnum (1555), ossia di quella lunga lettera scritta, secondo la leggenda, da Aristotele ad Alessandro Magno, per discutere questioni che riguardano, insieme, la politica, la medicina, la fisiognomica, l’alchimia e l’astrologia. Ultima delle edizioni latine a stampa del testo, quella di Storella è l’unica a presentare una prefazione e un apparato cospicuo di annotazioni, nelle quali emerge la propensione del commentatore ad approfondire le tematiche relative al buon governo e alle scienze naturali. L’attenzione alla cultura medico-scientifica è testimoniata anche dalla riedizione dei Secreta secretorum Hippocratis e del Libellus de venenis Averrois, pubblicati congiuntamente al Secretum secretorum.
Anche la predilezione di Storella per lo studio della logica va compresa in un quadro di generale rivalutazione della conoscenza empirica. Difatti, la logica è concepita come scienza del pensato e scienza del reale, in quanto permette di giungere alle cose e, successivamente, di studiarne la natura. Non a caso, la peculiarità della logica sta nel fatto di essere una scienza che è al contempo pratica e speculativa. Nel Libellus quo ad peripateticas aures singulare verum syllogismum ingredi ad versus pseudologicos huius tempestatis luce clarus ostenditur, stampato a Napoli nel 1557, ma frutto delle sue lezioni tenute in precedenza a Salerno, Storella afferma di aver respinto e confutato l’idea che il singolare (inteso quale dato empirico constatato hic et nunc nel corso dell’indagine naturale) sia escluso dal ragionamento sillogistico. Nel corso del testo, Storella polemizza con gli «pseudologici», ossia con quei professori seguaci del conterraneo Girolamo Balduino, già professore in quell’università. Contro Balduino, Storella ritiene che possa esservi una scienza sillogistica del singolare senza che ciò comporti una fuoriuscita dal solco tracciato da Aristotele.
Si tratta di tesi che vanno lette anche alla luce di una spiccata sensibilità di Storella nei confronti delle istanze della magia naturale, presenti nella riflessione del filosofo sin dagli anni della formazione padovana.
Storella ritiene la magia naturale una disciplina praticata dallo stesso Aristotele. Stesso discorso è possibile fare per l’astrologia, la fisiognomica, la chiromanzia, l’alchimia. Di questo, è testimonianza in particolare il Secretum secretorum, un’opera che Storella ritiene genuinamente aristotelica.
Nelle sue lezioni universitarie napoletane dell’anno accademico 1558, pubblicate sotto il titolo di Libellus De utilitate logices nel 1561, l’autore insiste sulla fondazione logica della magia naturale e dell’astrologia di ispirazione tolemaica, sottolineando come la logica – se intesa anche nella sua natura di strumento – possa essere utile sia alla fondazione di un’astrologia basata sulla logica matematica (come insegna Tolomeo nel Centiloquio e nel Quadripartito), sia alla costituzione di una magia naturale a sua volta fondata sull’astrologia. Così concepita, la magia naturale diviene uno strumento conoscitivo dell’admirandum da contrapporre agli inganni diabolici. D’altronde – rimarca Storella – se magia naturale è ciò che insegna ad applicare i principi attivi alla materia passiva producendo effetti mirabili, nessuno potrà mettere in dubbio l’utilità della logica nella pratica magica.
Secondo Storella, la magia è duplex. La prima forma di magia è quella naturale e consiste nella parte pratica della filosofia della natura, la seconda è la magia venefica dei negromanti. Essendo il diavolo, così scrive l’autore, un grande logico, allora anche la magia venefica, comunque la si intenda, dovrà essere giustificata da un rigoroso discorso dialettico.
Si tratta di considerazioni che andrebbero lette in stretta relazione anche con il suo interesse per lo studio naturale dei veleni, testimoniato dall’edizione del trattatello sui veleni di Averroè. D’altro canto, se la magia venefica dei negromanti deve essere giustificata logicamente secondo i dettami di Aristotele, allora tale giustificazione non può che includere lo studio naturale delle proprietà dei veleni (fulcro del veneficio) offerto dalla tradizione peripatetica.

Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale

La sua attività di editore, in particolare del Secretum secretorum, insieme al suo impegno per una fondazione rigorosamente razionale dell’indagine naturale, sono gli aspetti maggiormente significativi dell’esperienza intellettuale di Storella.
Attribuendo ad Aristotele un’inclinazione per lo studio dei secreta naturae, Storella insiste sul quadro logico nel quale tale interesse si inserisce. Nell’ambito di un aristotelismo aperto alle necessità della magia naturale e delle arti empiriche, negli anni ’50 del XVI secolo egli riconosce al singolare la dignità di oggetto del sillogismo, contribuendo, così, alla legittimazione scientifica della ricerca sui segreti della natura, promossa in quegli stessi anni a Napoli da un ancor giovanissimo Giovan Battista Della Porta. Questi, nel solco di una tradizione che vede in Storella uno dei suoi esponenti più interessanti, contribuirà enormemente alla giustificazione razionale di suddetta ricerca, promuovendone la diffusione – grazie al successo dei suoi scritti – a un livello europeo.

Bibliografia

Opere di Storella

  • Francesco Storella, Conclusiones publices disputande, Patavii, 1549.
  • Explanatio in digressione undecimi commenti Averrois, apud C. Allifanum, Neapoli, 1553.
  • Secretum secretorum Aristotelis ad Alexandrum Magnum, Matthiam Cancer, Neapoli, e anche Venietiis, s. e., 1555.
  • Libellus quo ad peripateticas aures singulare verum syllogismum ingredi adversus pseudologicos huius tempestatis luce clarius ostenditur, Neapoli, 1557.
  • Libellus de utilitate Logices, Neapoli, 1561.
  • Stimulus philosophorum, In Marsilius Ficinus, Stimulus Nonus, in Asclepii ex voce Ammonii Hermeae in methaphysicam Aristotelis praefatio, interprete Marcello Pepio. Dantis Alagherii profundissima quaestio de figura elementorum … Francisci Storellae adnotationes in praefationem Asclepii. Eiusdem stimulus philosophorum. Eiusdem prima lectio, dum in gymnasio Neapolitano librum De ortu, et interitu aggressus est, apud Horatium Saluianum, Neapoli, 1575.
  • Francisci Storellae Alexanensis Philosophi … Catalogus ac censura operum quae an Aristotelea sint est dubitatum. Enumeratio librorum Aristotelis qui perierunt vel nondum in lucem venerunt. Observationes ex Graecis super Aristotelis commentariis. Ambr. S. 79 sup. Sec. XVI, cart., misc., ff. 219r-249v.

Studi

  • Antonio Antonaci, Francesco Storella, filosofo salentino del Cinquecento, Editrice Salentina, Galatina, 1966.
  • Alba Paladini, Il pensiero logico di Francesco Storella, Congedo, Galatina, 2009.
  • Charles B. Schmitt, Francesco Storella and the Last Printed Edition of the Latin Secretum secretorum (1555), in Pseudo-Aristotle. The Secret of Secrets. Sources and Influences, ed. by. W. F. Ryan - C. B. Schmitt, University of London, London, 1982, pp. 124-131.
  • Donato Verardi, Francesco Storella e l'Aristotele «negromante», in «Bruniana e Campanelliana» 2, 2019, pp. 541-549.
  • Donato Verardi, La voie secrète de l’albertisme. François Storella, Jean-Baptiste Della Porta et l’aristotélisme magique à Naples au XVIͤ siècle, in «Revue des sciences philosophiques et théologiques», 2018/4 (Tome 102), pp. 611-622.
  • Donato Verardi, Francesco Storella e la biblioteca ‘segreta’ dell’aristotelismo rinascimentale, in «Studi sull’Oriente Cristiano», 2, 2018, pp. 183-196.
  • Verardi Donato, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento. La magia naturale di Giovan Battista Della Porta, Firenze University Press, Firenze, 2018, pp. 31-45.

ARTICLE WRITTEN BY DONATO VERARDI | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2020

Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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