Albizzi, Francesco

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Francesco Albizzi (Cesena, 24 ottobre 1593 – Roma, 5 ottobre 1684) è stato un canonista, teologo e cardinale, membro della Congregazione del Sant'Uffizio.

Dottore in utroque iure presso l'Università di Bologna, vi insegnò diritto civile e canonico a partire dal 1611. Nel 1614 si sposò con Violante Martinelli, da cui ebbe cinque figli (tra questi, Vincenzo Albizzi, che fu suo collaboratore e sommista del Sant'Uffizio). Intraprese la carriera ecclesiastica nel 1623, una volta rimasto vedovo. Trasferitosi a Roma, fu quindi uditore generale di Cesare Monti, nunzio a Napoli (1626-28) quindi lo seguì con la stessa funzione nella sua nunziatura a Madrid (1628-34). Rientrato a Roma, nel 1635 fu nominato assessore del Sant'Uffizio e nel 1636 referendario della Segnatura apostolica. Nel 1636-37 accompagnò il cardinale Marzio Ginetti nella sua missione a Colonia. Schierato su posizioni anti-gianseniste, compose, su incarico di Urbano VIII, il decreto inquisitoriale del 1° agosto 1641 che condannava l'Augustinus e la bolla In eminenti del marzo 1642; fu quindi segretario della commissione incaricata da Innocenzo X di esaminare la dottrina di Giansenio (1651-53) e compose la bolla Cum Occasione, emanata il 31 marzo 1653.

Ottenuta la porpora il 2 marzo 1654, entrò nella compagine dei cardinali della Congregazione del Sant'Uffizio (giurò come cardinale inquisitore il 30 marzo 1654).

Nel 1678 pubblicò la Risposta alla Historia della Sacra Inquisitione composta già dal R. P. Paolo Servita, probabilmente cominciata a scrivere già negli anni quaranta. Si trattava di una confutazione di un'opera postuma di Paolo Sarpi, pubblicata a Ginevra nel 1638, nella quale quest'ultimo difendeva il "carattere misto" e l'autonomia dell'Inquisizione veneziana rispetto alla Congregazione del Sant'Uffizio.
Nel 1682 compose la Scrittura sull’orazione di quiete, in cui prendeva posizione contro il quietismo e le derive mistiche.

Morì ultranovantenne nel 1684.

Opere

  • De iurisdictione quam habent cardinales in ecclesiis suorum titulorum, Romae, ex Tipographia Rev.a Camera Apostolica, 1666.
  • Risposta alla Historia della sacra inquisitione, composta già dal R. P. Paolo servita [stampata senza indicazione di data e luogo attorno al 1678 per conto della Stamperia della Sacra Congregazione de Propaganda fide].
  • De inconstantia in iure admittenda, vel non, Amstelaedami [Lugduni], sumptibus Ioannis Antonij Huguetan, 1683.
  • De inconstantia in fide admittenda, vel non, Romae, sumptibus Francisci Antonij Galleri, & Josephi San-Germani Corbi, 1698.
  • De inconstantia in iudiciis tractatus. Romae, sumptibus Francisci Antonij Galleri, & Josephi San-Germani Corbi, 1698.

Bibliografia

  • Lucien Ceyssens, Le cardinal Francois Albizzi (1593-1684) : un cas important dans l'histoire du jansenisme, Pontificium Athenaeum Antonianum, Romae 1977.
  • Adelisa Malena, Albizzi, Francesco, in DSI, vol. 1, pp. 29-31.
  • Alberto Monticone, Albizzi, Francesco, in DBI, vol. 2 (1960).
  • Massimo Petrocchi, Il quietismo italiano del Seicento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1948, pp. 147-157 (ivi è pubblicata un'edizione della Scrittura sull’orazione di quiete).
  • Herman H. Schwedt, Die Römische Inquisition. Kardinäle und konsultoren 1601 bis 1700, Herder, Freiburg 2017, pp. 40-43.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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