Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
L'occupazione di porzioni di territorio da parte dei diversi tribunali dell'Inquisizione ha inizio con la creazione del Consejo Supremo de la Santa Inquisición (Suprema), nel 1483, col fine di garantire una politica della presenza di fronte al crescente numero di eresie denunciate o scoperte. Questa prima fase sperimentale, che porterà poi alla formazione dei classici distretti inquisitoriali, è caratterizzata da una forte instabilità economica. Infatti, nel momento in cui i processi ai conversos si riducono, diminuiscono gli introiti che, fino a quel momento, avevano garantito la sopravvivenza dei diversi apparati burocratici inquisitoriali nei territori della Penisola: la necessità di una divisione razionale dei tribunali nei diversi regni spiega la nascita e la scomparsa, anche repentina, di tribunali che non hanno una sede fissa.
È questo il caso del tribunale di Logroño, la cui fondazione coincide con la nascita del vescovado di Osma, nel 1489. Dal 1491 al 1499 la sede del tribunale è Calahorra per poi passare, l'anno successivo, al municipio di Durango, dove rimane fino alla sua soppressione, o assorbimento da parte del tribunale di Cuenca, fra il 1501 e il 1502. Tuttavia il tribunale di Durango riappare nella cosiddetta "lista di Cisneros" del 1507. L'annessione del regno di Navarra inaugura una seconda fase della sede inquisitoriale di Logroño: nel 1521, anche in seguito all'invasione francese, l'inquisitore Adriano Utrecht scrive ai collaboratori di Navarra e ordina il trasferimento del tribunale a Calahorra, dove resterà per mezzo secolo circa. L'ultimo cambio importante si registra nel 1570 quando, in seno alla Suprema, l'inquisitore Jerónimo Manrique ne chiede il trasferimento nella città di Logroño, sede definitiva fino alla sua soppressione nel 1820. Questo distretto inquisitoriale, che includeva il regno di Navarra, parte del regno di Castilla e le province esenti di Álava, Guipúzcoa e Vizcaya, era stato fortemente voluto per esercitare un controllo nella zona costiera della regione e in quella confinante con la Francia.
I delitti oggetto di giudizio in questa sede possono essere divisi in due grandi categorie: delitti primari e secondari. Alla categoria dei delitti primari si ascrivevano quelli che minavano l'unità religiosa: proposizioni eretiche dei conversos, ebrei o musulmani, ed eresie luterane. A questi casi di eresia formale si affiancava una seconda cagetoria di misfatti: delitti di parola -un certo Sebastián Díez, per esempio, delegato del vescovo di Burgos, fu condannato per aver sostenuto che Dio era l'unico in grado di poter assolvere i peccati e che non era necessaria la mediazione del prete- e crimini relazionati col sesso -bigamia; fornicazione fuori dall'istituto del matrimonio; solicitatio ad turpia, cioè una violenza sessuale perpetrata dal confessore-. Altro problema che l'Inquisizione di Logroño si trovò a fronteggiare fu la stregoneria. Già nel 1466 le autorità della provincia di Guipúzcoa presentavano al re Enrique IV lamentele sui mali causati da questi seguaci di Satana che, lontani dalla vera fede, procuravano ogni sorta di male. Le principali accuse rivolte alle streghe erano la partecipazione al sabbat, rapporti carnali con il demonio, distruzione dei raccolti con l'uso di filtri magici, uccisione di bambini o loro iniziazione al culto satanico. Il tratto riservato ai condannati per stregoneria fu in un primo momento benevolo e giustificato dal forte scetticismo dei componenti della Suprema, i quali privilegiarono le istanze dei giuristi piuttosto che le ossessive preoccupazioni dei teologi, sostenendo che l'unico mezzo capace di estirpare questo male era l'educazione del volgo. Quando però, agli inizi del XVII secolo, i casi di stregoneria aumentarono, si registrò una forte azione repressiva che sfociò nel celebre autodafé del 1610, alle streghe di Zugarramurdi, la cui relazione sommaria fu data alle stampe l'anno successivo. La sua crudezza risponde non solo alle tradizionali e inumane soluzioni finali scelte dai giudici inquisitori per punire pubblicamente il male e contenere gli animi, ma è anche frutto di esigenze di natura politica. Era alto, infatti, il timore di possibili incursioni eretiche dalla confinante Francia nel caso di condanne che non contemplassero il rogo.
Bibliografia
- Antonio Bombín Pérez, La inquisición en el País Vasco: el tribunal de Logroño (1570-1610), Servicio editorial Euskal Herriko Unibertsitatea, Bilbao, 1997.
Voci correlate
Article written by Gaetano Antonio Vigna | Ereticopedia.org © 2015
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]