Mendes Nasi, Gracia [Beatriz de Luna]

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
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Gracia Mendes Nasi (Lisbona, 1510 – Istanbul, 1569), nata con il nome cristiano di Beatriz de Luna, fu figura importante ed originale della diaspora sefardita nel Cinquecento. Proveniva da una famiglia di conversos di origine castigliana, costretti a rifugiarsi in Portogallo dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna (1492) e successivamente convertitisi al cristianesimo.

Sposò in giovane età Francisco Mendes, importante mercante anch’egli di origini converse, dal quale ebbe una figlia, Reyna. Alla morte del marito (1536), rimase erede di un patrimonio ingentissimo: i fratelli Mendes avevano costruito un vero impero economico, dominando il traffico di spezie e pietre preziose e controllando una fitta rete bancaria a livello europeo. La ricchezza accumulata attirò ben presto l’attenzione delle monarchie europee e rese Gracia una figura di potere non solo economico ma anche politico.

Dopo l’istituzione dell’Inquisizione in Portogallo (1536), abbandonò il paese insieme alla figlia, alla sorella e al nipote Joseph Nasi (João Micas), trovando rifugio ad Anversa. Qui condusse una vita ufficialmente cristiana, ma continuò a proteggere i correligionari perseguitati, organizzando una rete clandestina di sostegno ai marrani in fuga. I suoi affari si estesero ai principali centri commerciali europei e coinvolsero anche Carlo V e Francesco I, cui prestava denaro senza interesse.

Dopo la morte del cognato Diogo (1542), assunse la direzione delle attività della famiglia, ma fu costretta a spostarsi più volte: dapprima a Venezia, dove fu denunciata dalla sorella, e quindi a Ferrara (1549). Nella città estense, nella quale vigeva in quel momento un clima maggiore di tolleranza, Gracia ritornò pubblicamente all’ebraismo e sostenne attivamente l’ambiente culturale sefardita. Alcune opere stampate da Abraham Usque le furono dedicate, tra cui la Consolação às Tribulações de Israel di Samuel Usque (1553), e soprattutto la Biblia de Ferrara (1553), traduzione in castigliano del testo biblico, di cui Gracia fu probabilmente la principale finanziatrice e a cui venne dedicata un’edizione.

Nello stesso 1553 lasciò Ferrara, probabilmente per l’acuirsi del clima inquisitoriale, e accettò l’invito dell’Impero ottomano. Dopo un passaggio a Ragusa, si stabilì a Istanbul sotto la protezione di Solimano il Magnifico. Qui continuò a gestire i suoi affari e a finanziare iniziative in favore degli ebrei perseguitati. Nel 1556 promosse il boicottaggio del porto di Ancona in risposta alle condanne al rogo inflitte ai marrani locali, dirottando i traffici verso Pesaro. Nel 1558 acquistò terre sulle rive del lago di Tiberiade, con l'ambizioso progetto di avviare un reinsediamento ebraico in Palestina.

Morì a Istanbul nel 1569, lasciando un’eredità di mecenatismo, impegno politico e sostegno alle comunità sefardite. Per la sua influenza fu ricordata come “la Señora”, appellativo che riassume il prestigio e l’autorità esercitati ben oltre l’ambito economico.

Bibliografia

  • Miriam Bodian, Hebrews of the Portuguese Nation. Conversos and Community in Early Modern Amsterdam, Indiana University Press, Bloomington – Indianapolis 1997.
  • Yosef Kaplan, An Alternative Path to Modernity. The Sephardi Diaspora in Western Europe, Brill, Leiden – Boston – Köln 2000.
  • Aron di Leone Leoni, The Hebrew Printing in Ferrara and the Sephardi Diaspora, in «Sefarad», 57/2, 1997, pp. 269-289.
  • Cecil Roth, Doña Gracia of the House of Nasi, Jewish Publication Society, Philadelphia 1948.
  • Renata Segre, La tipografia ebraica a Ferrara e la stampa della Biblia (1551-59), in «Italia Medievale ed Umanistica», 35, 1992, pp. 305-332.

Voci correlate

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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