Duni, Taddeo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Taddeo Duni (Locarno, 1523 - Zurigo, 1613) è stato un medico svizzero di lingua e cultura italiane.

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Cenni biografici e appartenenza confessionale

Esponente di una nobile famiglia di Locarno, nel Canton Ticino, Taddeo Duni (1523-1613) ricevette la sua prima formazione nella scuola cittadina. Tra il 1545 e il 1547 studiò presso la Facoltà di Arti e Medicina di Basilea, dove poté assistere alle lezioni del grande anatomista Andrea Vesalio, che tenne la sua prima dissezione pubblica proprio nella città svizzera. Successivamente, nel biennio 1547-1548, spronato dal naturalista e medico di Zurigo Conrad Gesner, Taddeo completò gli studi di medicina presso l’Università di Pavia. Tra i suoi maestri pavesi spicca Girolamo Cardano, medico e matematico di fama internazionale, con il quale poi Duni rimase in contatto. Tornato in patria, il giovane Taddeo subì fortemente l’influenza della propaganda evangelica che il prete Giovanni Beccaria stava promuovendo. Esponente di una benestante famiglia milanese migrata a Locarno, Beccaria era passato alla Riforma protestante nel 1539 e dall’anno successivo aveva cominciato a dirigere la scuola cittadina.
La questione religiosa a Locarno, città di lingua e cultura italiane e di fede cattolica, si pone sullo sfondo di uno scenario politico ed economico complesso, nel quale risultano coinvolti attori ed interessi molteplici. Dal punto di vista amministrativo Locarno era un baliaggio comune (Gemeinde Herrschaft), ovvero un territorio soggetto al controllo congiunto di più stati sovrani svizzeri, che ogni due anni nominavano un balivo (Landvogt), l’amministratore del baliaggio. Poiché la cittadina era controllata da ben sette cantoni cattolici (Uri, Svitto, Untervaldo, Lucerna, Zugo, Soletta, Friburgo) e da sole quattro città protestanti (Zurigo, Berna, Basilea e Sciaffusa), veniva incaricato quasi sempre un balivo ostile a queste ultime. Questa posizione di forza dei cattolici era ulteriormente rafforzata dalle condizioni che erano state sancite dalla Seconda Pace ‘nazionale’ di Kappel del 1531, e che erano sfavorevoli ai protestanti. L’accordo prevedeva infatti che nei baliaggi comuni fosse valida in materia di fede la decisione espressa dalla maggioranza della popolazione. Tuttavia, laddove i cattolici fossero risultati in minoranza, ad essi sarebbe stato concesso il diritto di continuare a praticare il loro culto. Al contrario, tale privilegio non sarebbe stato accordato a un’eventuale minoranza protestante. La posizione di vantaggio di cui i cattolici godevano nei baliaggi comuni era tenacemente difesa dalla Chiesa Romana che, appoggiata dalla Lombardia spagnola, tentava anche di impedire la diffusione della Riforma a Locarno. Al contrario, i protestanti, guidati da Heinrich Bullinger, succeduto nel 1531 al riformatore Huldrych Zwingli nella carica di capo della Chiesa zurighese, si sforzavano di attirare Locarno nella propria sfera di influenza, con l’intento di sfruttarne la strategica posizione geografica e commerciale. Il controllo della cittadina, centro nevralgico dei traffici commerciali sul lago Maggiore, avrebbe consentito infatti a Zurigo di estendere la propria influenza politica sulle valli di Mesocco e Chiavenna.
In questo contesto, Taddeo Duni assunse il ruolo guida della comunità protestante che aveva preso forma a Locarno e, grazie alla nutrita rete di relazioni amicali e professionali da lui stabilite, incise sensibilmente sugli esiti delle vicende politico-religiose che la comunità attraversò. Durante gli studi universitari a Basilea, Taddeo aveva conosciuto il già citato Gesner e, probabilmente per il suo tramite, venne in contatto anche con Bullinger, del quale divenne amico. Fu così in grado di ottenere l’appoggio del Consiglio cittadino di Zurigo quando, nel novembre del 1554, la Dieta degli stati confederati riuniti a Baden decretò l’espulsione dei cittadini protestanti da Locarno. La decisione fu votata non soltanto dagli stati cattolici ma, ad eccezione di Zurigo, anche da quelli protestanti. Questi ultimi, mossi dal timore di una nuova guerra civile, rimasero fermi nella volontà di preservare e non violare quell’antico principio di unanimità che, fino ad allora, aveva tenuto unita la Confederatio Helvetica e aveva consentito di difenderla dalle minacce esterne.
Duni riuscì a strappare al Consiglio cittadino di Zurigo la promessa di accogliere i locarnesi colpiti dal decreto di espulsione. Scaduto il termine fissato dal decreto per la partenza, il 3 marzo del 1555, un centinaio di persone abbandonarono la propria città natale sotto la guida di Duni e di Martino Muralto, esponente di un’altra altolocata famiglia locarnese, e amico di Taddeo sin dagli anni della fanciullezza.
Una volta giunti a Zurigo, i locarnesi dovettero adattarsi a un contesto linguistico, giuridico e socio-economico del tutto nuovo, con non poche difficoltà di inserimento e momenti conflitto con le arti e i mestieri locali. Dal canto suo, Duni fu nominato Stadtarzt (medico cittadino) e, grazie a tale posizione, poté lasciarsi alle spalle lo scontro con i cattolici e l’esilio che ne era seguito. Vi ritornò con il ricordo nel 1602, a quasi ottant’anni dagli eventi, componendo di proprio pugno una cronaca memoriale dal titolo De persequutione adversus Locarnenses, nell’intento di mettere in risalto l’ingiustizia perpetrata dalla Chiesa romana contro un gruppo di cittadini innocenti. La cronaca infatti entra nel dettaglio degli atti persecutori commessi tra la fine degli anni Quaranta e il marzo del 1555 dalle gerarchie cattoliche a danno della minoranza protestante, e si chiude con le sciagure che avrebbero colpito gli abitanti cattolici rimasti a Locarno. Tali nefasti eventi vengono letti da Duni in un’ottica provvidenzialista, come il segno della punizione divina contro quanti avevano avallato l’esilio dei loro stessi concittadini.
Il fatto che la cronaca sia un attacco diretto alla Chiesa romana, apostrofata con appellativi denigranti (“Babylon Magna”, “Anticristo”, “perverso, orrendo ed abominevole Papismo”, …), spiega perché al suo interno non venga mai menzionato Heinrich Bullinger, che pur ebbe un peso decisivo nel destino della comunità protestante di Locarno. Al di là di una fugace menzione, non viene ricordato neppure Huldrych Zwingli, benché i locarnesi, una volta giunti a Zurigo, si fossero inseriti nella Chiesa zwingliana. Il racconto si concentra piuttosto sulle accuse contro la Chiesa romana, ed è fortemente impregnato dei Leitmotive tipici della propaganda protestante.
La cronaca fornisce inoltre dettagli sulle convinzioni religiose della comunità protestante di Locarno che, precisa l’autore, non era “luterana”, benché così fosse comunemente etichettata dagli abitanti e, contrariamente alle accuse che le erano state mosse, rifiutava espressamente le tesi anabattiste. I locarnesi passati alla Riforma professavano la fede nel Credo Niceno, il credo romano-cattolico ma, rispetto a quest’ultimo, ritenevano sacramenti validi soltanto il battesimo e la cena del Signore. Tali convinzioni e altre ancora furono fieramente sostenute durante la disputa teologica che si consumò pubblicamente a Locarno il 5 agosto del 1549, alla quale partecipò lo stesso Duni. Poiché quest’ultimo e i suoi sodali di fede sarebbero riusciti a confutare, sulla base delle Sacre Scritture, la legittimità dell’autorità papale, la validità delle opere ai fini della giustificazione, il carattere sacramentario della confessione e l’esistenza del Purgatorio, gli esponenti della controparte cattolica uscirono sconfitti dalla disputa. Un paio di anni dopo, nel 1551, due di loro vollero vendicarsi di Taddeo Duni, e fu così che i fratelli Camuzzi di Lugano, Andrea e Giovanni, entrambi medici, denunciarono quest’ultimo al Tribunale inquisitoriale di Milano. In quell’anno Duni esercitava la medicina ad Asso, nel territorio di Como. Il Sant’Uffizio spiccò un ordine di arresto contro di lui, e inviò due guardie a casa sua per catturarlo e condurlo a Milano. Avvertito da alcuni amici, però, Duni trovò riparo presso un tintore di lana e poi, grazie al farmacista della città, si rifugiò sulla collina vicino alla città. In seguito il medico ticinese si presentò presso il Tribunale due volte: interrogato circa i contenuti della disputa del 5 agosto 1549, fu rimandato a casa. Nel De persequutione, la fortunata chiusura del processo viene imputata al fatto che l’inquisitore non fosse “né rozzo né crudele”, ma non si può escludere che, davanti al giudice, Duni abbia minimizzato il suo coinvolgimento nella Riforma. Gli atti del Sant’Uffizio di Milano sono andati perduti, e con essi i verbali dell’intero processo.

Breve profilo scientifico

Taddeo Duni fu studioso colto e versatile, anche se non raggiunse tra i posteri la fama di cui godette il suo collega e amico Conrad Gesner. Insieme a quest’ ultimo e a un altro medico di Zurigo, Caspar Wolf, Duni fu uno dei primi medici in Europa a studiare il legame tra le condizioni climatiche da una parte e l’insorgenza di malattie dall’altra. Infatti, nel 1563 i tre medici si cimentarono nell’analisi e nella cura di una forma di tosse contagiosa che si era diffusa a Zurigo in quell’anno, riscontrando la presenza di un’infezione dei polmoni conosciuta tra gli abitanti dei Grigioni con il nome di Alpenstich. Tale malattia insorgeva durante quegli inverni miti e piovosi dovuti alla presenza del Fön, vento caldo che dal Sahara si diffondeva nel Mediterraneo e raggiungeva le Alpi.
Della sua produzione scientifica, l’opera più importante è certamente quella sulla flebotomia, che uscì a Zurigo nel 1570 in tre volumi: Nova constitutio artis revellendi per venae sectionem. Un quarto libro uscì nove anni dopo: De curandi ratione per venae sectionem liber quartus tribus alias editis addendus (Zurigo 1579). Originariamente Duni aveva previsto la stesura di sei libri, ma non si sa se portò a termine gli ultimi due. Quello che è certo è che la gestazione dei primi tre fu lunga e faticosa, e coinvolse, nel ruolo di revisore, Theodor Zwinger, noto medico erudito e naturalista di Basilea. Duni si occupò anche di ginecologia, come mostra la pubblicazione dei suoi Muliebrium morborum omnis generis remedia (Strasburgo, 1565). Nel 1592 uscirono a Zurigo le Epistolae medicinales locis multis auctae, edizione ampliata del Disputationum per epistolas liber unus, edito nel 1555 nella stessa città. Da questa raccolta emergono le dispute mediche in cui Duni fu coinvolto, e in merito alle quali il medico chiese il parere di Girolamo Cardano. Evitando di inasprire le contese, quest’ultimo si espresse in toni concilianti.

Bibliografia

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  • Albert Chenou, Taddeo Duno et la Réforme à Locarno, in “Archivio storico ticinese”, 47, 1971, pp. 237-294.
  • Paolo Crivelli, Duno, Taddeo, in DSS.
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  • Carl Salzmann, Thaddeo Duno von Locarno als Stadtarzt in Zürich. Eine biographische Studie, in “Vierteljahrsschrift der Naturforschenden Gesellschaft in Zürich”, 85, 1940, pp. 337-344.
  • Alessandra Quaranta, Medici italiani eretici. Esperienze d’esilio e rapporti culturali e scientifici con il mondo di lingua tedesca, NDF, Palermo 2019.
  • Mark Taplin, Chapter Two: The Locarnese Exile and Zurich’s Italian Church, in Id., The Italian Reformers and the Zurich Church, c. 1540-1620, Ashgate, Aldershot 2003.

Article written by Alessandra Quaranta | Ereticopedia.org © 2020

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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