Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Silvio Antoniano (Roma, 31 dicembre 1540 - Roma, 16 agosto 1603) è stato un canonista, segretario papale e cardinale, membro della Congregazione dell'Indice.
Addottoratosi in utroque iure presso l'Università di Ferrara nel 1557 e rientrato a Roma nel 1559, fu segretario di Carlo Borromeo, partecipò alla vita dell'Accademia delle notti vaticane e accompagnò Borromeo a Milano nel settembre 1565, pur rientrando poco dopo a Roma. Fu allievo di Filippo Neri e restò legato agli Oratoriani tutta la vita, pur non facendone mai parte. Già giovane lettore all'Università di Ferrara, insegnò alla Sapienza a Roma dal 1563 al 1568, data della sua ordinazione sacerdotale e della sua nomina a segretario del Sacro Collegio da parte di Pio V. Accompagnò Giovanni Morone nella sua missione a Ratisbona del 1576.
Fu nominato da Sisto V segretario della Congregazione dei vescovi e regolari; dal 1593 fu segretario ai brevi.
Consultore della Congregazione dell'Indice dal 1587, fu nominato cardinale da Clemente VIII (cui era legato e che aveva accompagnato nel 1598 a Ferrara, devoluta alla Santa Sede) il 3 marzo 1599 e incluso tra i membri di questa Congregazione.
Morì nel 1603.
Pubblicò un'unica opera e su sollecitazione di Carlo Borromeo: il trattato pedagogico Dell'educazione cristiana de' figliuoli, pubblicato per la prima volta a Verona nel 1584 presso S. Dalle Donne e G. Stringari, e più volte ristampato in seguito.
Bibliografia
- Maria Teresa Fattori, Antoniano, Silvio, in DSI, vol. 1, p. 70.
- Paolo Prodi, Antoniano, Silvio, in DBI, vol. 3 (1961).
Testi on line
- Dell’educazione cristiana de’ figliuoli (edizione "moderna", Tipografia della Casa di correzione, Firenze 1852)
Links
- Scheda sul cardinale Silvio Antoniano sul sito The Cardinals of the Holy Roman Church
- Scheda su Silvio Antoniano sul sito Symogih.org
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]