Silíceo, Juan Martínez

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
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Juan Martínez Silíceo (Villagarcía de la Torre, 1486 – Toledo, 31 maggio 1557), è stato un arcivescovo, cardinale e matematico spagnolo.

Cenni biografici

Nato da famiglia di origini umili, intraprese studi di filosofia e matematica nei quali si distinse rapidamente. Si trasferì a Parigi per perfezionarsi presso l’università, inserendosi nei circoli umanistici e accademici europei. Al rientro in Spagna fu chiamato come professore di filosofia all’Università di Salamanca, dove godette di una solida reputazione come docente e studioso. Parallelamente elaborò trattati di logica e di matematica che circolarono ampiamente, collocandolo tra i protagonisti della scienza spagnola del tempo.

Nel 1535 fu scelto come precettore del giovane Filippo II, allora principe delle Asturie, incarico che gli conferì grande prestigio politico ed ecclesiastico e che gli permise di esercitare un’influenza diretta sulla formazione culturale e religiosa dell’erede al trono. La sua ascesa nella gerarchia fu rapida: nel 1541 venne nominato vescovo di Cartagena e nel 1545 arcivescovo di Toledo, la più alta sede della Chiesa spagnola, che mantenne fino alla morte.

La sua figura rimase legata in particolare alla difesa di una linea rigidamente intransigente in materia religiosa e disciplinare. In un contesto segnato dal consolidarsi dell’Inquisizione e dalla diffusione degli statuti di “limpieza de sangre”, Silíceo si fece promotore, all’interno della cattedrale di Toledo (1547), di uno statuto che escludeva i conversos dai capitoli ecclesiastici. La misura suscitò ampi dibattiti e opposizioni anche tra i canonici, ma segnò un punto di svolta nel processo di istituzionalizzazione della discriminazione su base di origine ebraica. Questo provvedimento diede grande notorietà all’arcivescovo e lo fece considerare dai settori più conservatori come il difensore dell’ortodossia spagnola.

Il suo atteggiamento severo e la sua persecuzione sistematica delle minoranze conversas gli valsero l’ammirazione di papa Paolo IV Carafa, che lo creò cardinale nel concistoro del 20 dicembre 1555. Continuò a governare la Chiesa di Toledo con fermezza fino alla morte, sopraggiunta il 31 maggio 1557.

Accanto alla carriera ecclesiastica, Silíceo lasciò opere di carattere filosofico e matematico, che testimoniano la sua formazione e il suo interesse per la logica e le scienze esatte, in un periodo in cui il pensiero scolastico si confrontava con le nuove correnti dell’umanesimo.

Bibliografia

  • Rafael José de Espona, El cardenal Silíceo, príncipe español de la contra-reforma, in "Anales de la Fundación Francisco Elías de Tejada", 11, 2005, pp. 41-61.
  • Hilario Rodríguez de Gracia, Documentos para la biografía del cardenal Silíceo, in "Anales toledanos", 18, 1984, pp. 85-179.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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