Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Samuel Maestro (o Mastro) fu perseguitato dal Sant'Uffizio di Venezia nel 1579. Giovane moro, fu sospettato di essersi convertito all'ebraismo. Fu inquisito e incarcerato a seguito di una denuncia del cavaliere spagnolo Fernando de los Infantes, di passaggio a Venezia per affari, che dichiarò al patriarca di Venezia Giovanni Trevisan e all'inquisitore Giovanni Battista da Milano di aver incrociato nel ghetto un "giovinetto di età di anni 14 circa, nigro, con la beretta gialla come portano li hebrei in capo". Il cavaliere spagnolo aveva chiesto al ragazzo se fosse ebreo e questi rispose di sì. Ai rimproveri del cavaliere spagnolo perché "non havendolo fatto el Signor Dio de quella razza volesse star in questa gente perfida et ciecha", il ragazzo aveva risposto che per lui era meglio così piuttosto che andare a rubare.
Samuel Maestro fu identificato dall'Inquisizione veneziana come il ragazzo segnalato da Los Infantes, ma questi non lo riconobbe. Pertanto fu rilasciato.
Il caso documenta il problema, molto sentito dall'Inquisizione e segnalato dallo stesso nunzio apostolico Alberto Bolognetti, dei giovani neri presenti nel ghetto, forse frutto di rapporti clandestini di ebrei con schiave more.
Bibliografia
- Romano Canosa, Storia dell'Inquisizione in Italia: dalla metà del Cinquecento alla fine del Settecento, vol. 2: Venezia, Sapere 2000, Roma 1987, pp. 82-83.
- Pier Cesare Ioly Zorattini (a cura di), Processi del S. Uffizio di Venezia contro ebrei e giudaizzanti, t. IV, 1571-1580, Olschki, Firenze 1985, pp. 101 sgg.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]