Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Quando si osserva il Rinascimento seguendo le sue linee di sviluppo oppure la sua immagine melanconica, non si può non ricorrere ad un pensiero generale di definizione. Non è infruttuoso riflettere sulla periodizzazione, in quanto il Rinascimento trascina con sé la presenza del Mediterraneo. La nozione di lungo Rinascimento appare una nozione proficua allo storico delle civiltà, intese nei loro sistemi e nelle loro prospettive. È preferibile ricorrere quindi alla nozione di lungo Rinascimento, piuttosto che attardarsi su Rinascimenti brevi nella loro durata. Pertanto non è inutile mettere a confronto i due modelli che sono stati presi in considerazione: un lungo Rinascimento che può avere la sua formazione a partire dal XII-XIII secolo fino a prolungarsi alle sensibilità contemporanee; questo aspetto del Rinascimento e del Mediterraneo può frantumarsi in tante forme rinascimentali, che si possono definire rinascimenti congiunturali, e questo è il secondo modello, con il «viso» delle nobildonne dipinte da Leonardo, che recano nel loro aspetto una sensibilità ironica e melanconica allo stesso tempo: questa sensibilità creata da Leonardo coincide con la sensibilità che si forma nello scorrere del Rinascimento congiunturale.
Quest’ultimo pertanto, nello snodarsi a partire dal XIV secolo, non si presenta nell’ambito della luce del sole, ma con lo sguardo femminile melanconico ed ironico dipinto da Leonardo. Leonardo non dipinge il Mediterraneo e si limita a rappresentare i grandi movimenti di acque e i vortici che queste creano. Questo sviluppo che osserviamo nella pittura e nella scrittura di Leonardo fa parte di un ciclo della Storia particolarmente importante. Dopo il 1570 nella letteratura dedicata al turco compare la nozione di Storia intesa come «scienza nuova»; in altri testi compare un altro vocabolario della Historia, che anticipa il Settecento di Vico e degli Illuministi. La figura di Leonardo è accompagnata dal pensiero di Erasmo. Erasmo mantiene una notevole importanza, in quanto è Leonardo stesso il promotore del termine storia intesa come «scienza nuova». Erasmo in questo dibattito-ricerca non interviene solo con l’Elogio della pazzia, bensì interviene con un’opera significativa sia da un punto di vista della storia linguistica e sia da quello della Storia sociale, che reca un titolo che doveva restare enigmatico, Apophthegmata, e rappresenta quasi una formula di enciclopedia scritta prima del Settecento ed ha un particolare fascino. Contemporaneamente si fa strada un altro problema: quello di stabilire una forma di Illuminismo rinascimentale, che sfocia in Andrea Palladio. L’opera di Erasmo viene diffusa in tutte le biblioteche europee ed in particolare nelle biblioteche dei Gesuiti. Interessante è osservare l’edizione degli Apophthegmata uscita a Parigi nel 1533, dove un albero e non il mare Mediterraneo trionfa, anche se una mano religiosa aveva scritto questa affermazione, il trionfo del Mediterraneo, senza rappresentarlo, bensì richiamandolo sotto la voce dedicata a Cleopatra, fondando quindi una mitologia femminile mediterranea. Eppure il Mediterraneo scorre accanto al Rinascimento: sia nella fase mercantile che raggiunge il XV secolo e sia nella fase della formazione di un capitalismo moderno, che ingloba le principali eresie, il Luteranesimo e il Calvinismo. È importante sottolineare la diffusione del Calvinismo dopo il 1550, quel Calvinismo che da Venezia si congiunge con le aree del potere economico veneziano e le isole di Cipro e di Candia. Esistono due significativi modelli di aree culturali e religiose: da un lato il modello delle città europee, e fra queste Parigi e Vicenza, e dall’altro l’area del Mediterraneo, che con i suoi traffici e con gli imperi che la circondano, l’impero turco e l’impero spagnolo, costituisce uno dei principali elementi che servono per disegnare il Mediterraneo. Il Mediterraneo non è più compreso solo tra imperi, ognuno dei quali ricerca la propria espansione e grandezza, ma è circondato da formazioni di culture religiose diverse e tra queste la cattolica e la turca. Sono questi ultimi, i Turchi, che cercano il dominio del Mediterraneo fino a Lepanto. Se lo si considera dal punto di vista delle rotte marittime, certamente significativi appaiono i trasporti di grano. Il grano di Venezia proviene in parte dal mondo turco, il cui impero si è diffuso in Egitto e nella Persia. Erasmo poteva scrivere sul De re economica et politica, oltre che sulla filosofia di Cicerone. Ma il Mediterraneo costituisce per le civiltà europee un importante scrigno di idee e di sensibilità (le sensibilità figlie del mare). Non vi sono dubbi che il mare Mediterraneo creatore di culture influisca sulle società europee e si congiunga con l’immagine delle acque di Leonardo: è il mare dei trionfi militari e della melanconia (gli stati d’animo che compaiono nelle commedie contemporanee), perché le sensibilità vengono da questi influenzati: la congiuntura, l’incertezza della notizia, le galee dei condannati, la cui riforma avviene con Cristoforo Da Canal, che si congiunge idealmente con Leonardo. Il Rinascimento vive nel cambiamento e nelle incertezze che questi crea. Il Rinascimento e il Mediterraneo si collegano nella ricerca di una moderna civiltà fra le religioni ed in particolare si congiungono con il Luteranesimo e il Calvinismo. La «civilità» appare come il punto di arrivo nel secondo ciclo della vita del Mediterraneo offerto allo storico contemporaneo.
Nota a margine
Ampia è la storiografia dedicata a questi problemi: Fernand Braudel, Alberto Tenenti, Ugo Tucci, Brian Pullan, Salvatore Caponetto tanto per citare alcuni degli interventi più significativi. Mi scuso con il lettore se presento anche una mia ricerca: «Esperienza» e «civilità» a Venezia nel Cinquecento. L’intellettuale e la città, Unicopli, Milano 2002.
ARTICLE WRITTEN BY ACHILLE OLIVIERI | ERETICOPEDIA.ORG © 2016
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]