Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Prospero Farinacci (Roma, 1° novembre 1544 - Roma, 31 dicembre 1618) è stato un giurista criminalista operante nello Stato pontificio.
“Tout le monde s’accorde à dire que Farinacius était un homme de mauvaises mœurs”
(Allard, Histoire de la Justice criminelle au Seizième siècle)
Prospero Farinacci venne alla luce in quella che, nella Roma papale, era conosciuta come “Strada de Farinacci” il 1° novembre 1544, da Marcello e Bernardina.
Nel 1561 si iscrisse allo Studium Urbis, ma dal 1564 al 1565 frequentò verosimilmente l’Università di Perugia e, non appena laureatosi in utroque iure, entrò al servizio del duca Paolo Giordano Orsini come commissario generale del feudo di Bracciano. Tuttavia, già nel 1568 passò alle dipendenze della Camera Apostolica, in qualità di commissario e luogotenente del governatore di Civitavecchia. Nel 1569 e nel 1570 fu consigliere del capo del rione Trastevere, dov’era nato.
In questo lasso di tempo avvenne anche un’incarcerazione di Farinacci, della quale non si conoscono i motivi, ma che non ostacolò né le sue fortune né le sue ambizioni: egli fu d'altronde, nel corso della sua vita, al centro di numerosi scandali e accusato di vari reati, dalla sodomia all'eresia, ma la sua fama di giurista insigne e le sue potenti amicizie lo salvarono sempre (in particolare nel 1611 papa Paolo V arrestò un'indagine del Sant'Uffizio contro di lui).
Fu luogotenente dell'uditore della Camera Apostolica dal 1591 al 1595 e dal 1606 al 1611 fu procuratore generale del Fisco di Roma (culmine della sua carriera)
Morì in quella stessa città che lo vide protagonista, nel 1618, all’età di settantaquattro anni.
Farinacci viene ricordato indubbiamente come uno dei maggiori esponenti della criminalistica di età moderna. L’opera con la quale s’impose, titolata in breve Praxis et theoricæ criminalis poiché così si esprimeva Farinacci nei rinvii interni, ebbe una storia editoriale confusa ed intricata, a causa del modus procedendi del suo autore, che vi lavorò per oltre un trentennio: infatti, mentre il titolo De inquisitione, che fu il primo, si chiude con la data del 31 dicembre 1581, il titolo XVIII ed ultimo, De hæresi, fu compiuto solo il 17 settembre 1614.
Nei vari titoli sono distribuite le Quæstiones, ognuna delle quali si apre con una regula enunciante un principio generale che compendia il fulcro della disciplina giuridica ivi trattata; alla regola seguono poi tutte le possibili estensioni (ampliationes) e le eccezioni (limitationes), ciascuna delle quali può essere soggetta ad ulteriori ampliazioni o subeccezioni.
La Praxis si proponeva ai pratici, soprattutto giudici ed avvocati, quale un «thesaurus totius criminalis materiæ», tale da rendere loro superflua la consultazione della «aliorum librorum multitudo», ma fu composta in buona parte attraverso la dettatura a vari collaboratori, e il probabile utilizzo di prontuari di citazioni presenti nei vari studi professionali.
Il metodo scientifico seguito da Farinacci nella sua monumentale opera, legata agli stilemi del tardo Commento, nonché alle strutture argomentative tipiche della casistica gesuitica, fu propriamente quello degli scolastici, di cui egli a volte esaspera le norme, abusando del precetto bartoliano «qui bene distinguit, bene docet».
Accanto alla Praxis, acquisirono notevole prestigio in Europa i Consilia o Responsa criminalia, raccolti in tre volumi, che furono oggetto di una dozzina di stampe da parte di sei editori, metà dei quali non italiani; il trattato De immunitate ecclesiarum et confugientibus ad eas, pubblicato come appendice alla Quæstio XXVIII nel titolo De carceribus & carceratis, contenente la materia delle immunità reali e personali, nonché il diritto d’asilo, e i Fragmenta Criminalia, brevi annotazioni di vario argomento ordinate alfabeticamente. Rimasti manoscritti, videro la luce in Francia, dopo la morte di Farinacci, tre repertori: il Repertorium iudiciale, il Repertorium de contractibus, e il Repertorium de ultimis voluntatibus. Celebri infine furono le vaste raccolte di Decisiones della Rota romana, a volte ristampate in varie edizioni, altre invece, già inserite nella Praxis o nei Consilia.
Bibliografia
- Albéric Allard, Histoire de la justice criminelle au Seizième siècle, Hoste-Durand-Durr, Gand-Paris-Leipzig 1868.
- Francesco Luigi Berra, Farinacci Prospero, in Novissimo Digesto Italiano, vol. 10, UTET, Torino 1964, p. 87.
- Francesca Bottazzi, La criminalistica della prima età moderna e l’istituto della prevenzione, tesi di laurea inedita in Giurisprudenza, Università degli Studi di Parma, Rel. Prof. A. Errera, A.A. 2017/2018.
- Niccolò Del Re, Prospero Farinacci: giureconsulto romano, Fondazione Marco Besso, Roma 1999.
- Simona Feci, Farinacci, Prospero, in DSI, vol. 2, p. 579.
- Aldo Mazzacane, Farinacci, Prospero, in DBI, vol. 45 (1995).
- Corrado Ricci, Beatrice Cenci, Fratelli Treves, Milano 1923.
Article written by Francesca Bottazzi | Ereticopedia.org © 2020
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]