Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Il processo alle streghe di Castello, luogo nei pressi Mendrisio, del 1545 prese avvio dalla denuncia, da parte dei consoli locali, di due donne del posto: Mayneta (o Mainetta) de Guglielmetti e Pasquina, e fu condotto dal podestà di Mendrisio, Nicola von Vil di Lucerna. Sottoposte a tortura, Mayneta e Pasquina confessarono di aver partecipato al sabba, di essersi unite col demonio e di aver rinnegato la fede. Quindi le due fecero i nomi di altre streghe e di uno stregone, un certo Tognino di Corteglia. La caccia alle streghe quindi si allargò e furono incriminate Paolina di Salorino e Pina di Obino, le quali, sottoposte anch'esse a tortura, confessarono. Quindi fu coinvolta anche un'altra donna, Angelina di Obino (che, dopo una certa resistenza, confessò anch'essa). Le imputate tentarono di ritrattare le loro confessioni, ma cedettero nuovamente sotto tortura, confessando infine definitivamente.
La caccia si concluse con tre donne condannate a morte (e decapitate) e due morte in carcere.
Bibliografia
- Alberto Cairoli, Giovanni Chiaberto, La strega, i corpi, la terra. Lettura di processi per stregoneria nel baliaggio di Mendrisio (1536-1615), "Archivio Storico Ticinese", n° 79, marzo 1979 (fascicolo monografico).
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]