Speziale, Pietro

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Pietro Speziale (noto anche come Pietro Cittadella, il Cittadella o col nome umanistico di Petrus Italicus), nato a Cittadella (Padova) nel 1478 e morto nella stessa località nel 1554, fu maestro di grammatica, umanista e intellettuale eterodosso attivo nell’area veneta tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento. Figura liminare tra Umanesimo e Riforma, autore di numerosi scritti pedagogici, filosofici e teologici, alcuni dei quali gli valsero l’accusa di eresia, fu processato e imprigionato per lunghi anni dall’Inquisizione veneziana.

Contesto familiare, formazione e primi incarichi

Appartenente a una famiglia in ascesa, originaria di ambienti artigiani legati all’arte degli speziali, Speziale si inserì nei ranghi delle professioni intellettuali locali attraverso l’attività notarile e l’insegnamento. Il padre, Matteo, e il fratello, Bartolomeo (notaio), contribuirono al consolidamento sociale della famiglia in un momento di relativa apertura nella podesteria cittadellese, legandosi ai più noti Spiera e Facio, che appartenevano alla fazione filo-malatestiana, avversa ai Cauzio, autonomisti: Cittadella, roccaforte murata nella periferia nord della podesteria padovana, era stata ceduta da Venezia quale feudo con mero et mixto imperio a Sigismondo di Roberto Malatesta, in cambio di Rimini, Sarsina e Meldola, signoria che tenne dal 1503 al 1511. Pietro ricevette una formazione umanistica solida, sebbene non universitaria, e attinse direttamente alle fonti classiche e patristiche, alla letteratura scolastica e alle correnti dell’evangelismo nordico. Le prime notizie documentate sulla sua attività risalgono al primo decennio del Cinquecento, quando cominciò a operare come maestro di grammatica a Cittadella, ottenendo successivamente l’incarico di maestro pubblico. Fu autore e promotore di una scuola di retorica e grammatica latina improntata a modelli pedagogici erasmiani.

Negli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento, Speziale sviluppò una rete di relazioni intellettuali che incluse, tra gli altri, Bernardino Scardeone, Francesco Spiera, Girolamo Negri, Bartolomeo Fonzio, l’abate Lippomano, il dissidente Baldo Lupetino e il notaio Agostino Tealdo. Frequentò anche i circoli culturali vicentini e padovani, e mostrò particolare attenzione agli sviluppi del dibattito europeo sulla riforma della Chiesa e sulla teologia della grazia.

Produzione intellettuale e contenuti teologici

Tra il 1535 e il 1538 pubblicò le sue prime opere: il De fundamentis grammatices Methodus e i Progymnasmata, raccolta di esercizi retorici d’ispirazione classica, seguiti dalle Epistole consolatorie, componimenti morali e affettivi che mostrano un’insolita varietà di registri espressivi, dall’esortazione filosofica alla riflessione religiosa. Nei Somnia duo e nelle Contemplationes, scritte in forma visionaria, emersero suggestioni platoniche e dantesche. Speziale intese la propria opera come pedagogia spirituale al servizio della res publica e della Chiesa universale, secondo un paradigma umanistico intriso di tensione religiosa.

La sua opera principale fu però il Tractatus de gratia Dei, trattato teologico in sei libri, redatto tra gli anni Venti e il 1542. In esso Speziale affrontò il nodo del rapporto tra grazia divina e libero arbitrio, proponendo una sintesi personale tra l’antropologia agostiniana, la riflessione di Erasmo e alcune istanze riformate. Accettò la dottrina della giustificazione per fede, rifiutò la transustanziazione e criticò duramente gli abusi del clero, pur ribadendo la validità dell’autorità papale e la necessità di una riforma dall’interno. Negò qualsiasi adesione al luteranesimo e rivendicò la priorità cronologica delle proprie riflessioni teologiche rispetto alla pubblica comparsa delle tesi luterane, affermando di aver "già scritto queste cose prima che il nome di Lutero fosse noto".

Il processo inquisitoriale e la prigionia

L’eterodossia di alcune sue affermazioni e la circolazione dei suoi scritti non passarono inosservate. Già negli anni Trenta Speziale fu oggetto di sospetti da parte delle autorità religiose e civili della Serenissima, in particolare a seguito della redazione del Tractatus, che egli tentò invano di dedicare all’imperatore Carlo V. La denuncia ufficiale, promossa probabilmente da ambienti locali contrari alla sua attività, portò nel 1542 al suo arresto da parte dell’Inquisizione veneziana. Il processo fu condotto con attenzione documentaria, e gran parte delle prove a carico derivarono dai suoi stessi scritti. L’analisi del Tractatus rivelò posizioni considerate eretiche: la negazione della presenza reale nell’Eucaristia, il rigetto della dottrina del merito, l’adesione implicita ad alcune istanze valdesiane e anabattiste.

Incarcerato nel monastero di San Giovanni in Bragora a Venezia, Speziale vi trascorse circa nove anni (1542–1551), durante i quali continuò a scrivere e a difendersi. In questo periodo compose le Contemplationes, l’epistola Ad Baldum e il Quod sim mutatus, testi apologetici e meditativi che mostrano il travaglio interiore e le ambiguità della sua posizione. Le sue argomentazioni si mantennero sempre entro i margini della disputa teologica e morale, evitando esplicitamente rotture con la gerarchia ecclesiastica. La sua condizione in carcere si fece col tempo sempre più precaria, anche per motivi di salute ed età.

Nel 1549 la morte improvvisa dell’amico Francesco Spiera, deceduto in stato di grave turbamento spirituale, esercitò un forte impatto su Speziale. Contestualmente, crescenti pressioni da parte di amici, autorità ecclesiastiche e della nascente Compagnia di Gesù (come rilevato da una lettera di padre Andrea Frusius al Loyola), lo convinsero a ritrattare. L’abiura ufficiale avvenne tra il 1549 e il 1550, e fu accettata come sincera, anche se non mancò di suscitare reazioni contrastanti in ambienti evangelici. Rilasciato nel 1551, trascorse un lungo periodo in casa del nunzio Beccadelli, a Venezia, per poi rientrare nella natia Cittadella, dove si spense nel 1554. Morto senza discendenti, il suo patrimonio, seppur esiguo, venne disperso dai nipoti e bisnipoti, discendenti dal fratello Bartolomeo.

Fortuna e ricezione

La figura di Speziale fu per lungo tempo oggetto di interpretazioni divergenti. Pier Paolo Vergerio, nel Catalogo de' libri (1549), ne fece un emblema della resistenza evangelica italiana, mentre Bernardino Scardeone lo ricordò con rispetto nella sua De Antiquitate Urbis Patavii (1560). Nei secoli successivi, la sua biografia fu deformata da agiografie e leggende, tra cui quella di un presunto battesimo anabattista in carcere e l’invenzione di un alter ego tirolese, "Peter Spetsker".

Nel XIX secolo fu riscoperto da storici e polemisti: Giuseppe De Leva lo presentò come un caso emblematico di “dissenso rientrato”, mentre Emilio Comba ne criticò la rinuncia finale come una debolezza morale, accusandolo di “sincerità senile”. Più equilibrata e metodicamente solida la valutazione di Ester Zille, che inserì Speziale nel contesto di un’evangelismo padovano diffuso e articolato, segnato più da sensibilità religiose e inquietudini morali che da appartenenze confessionali nette.

Gli studi recenti ne hanno valorizzato il ruolo come testimone significativo del dissenso religioso nella Repubblica di Venezia, non tanto come promotore di un’eresia organizzata quanto come intellettuale isolato, espressione di una “riforma mancata” maturata all’interno di una cultura umanistica e biblicamente ispirata. Il suo lungo itinerario biografico, intellettuale e giudiziario permette di osservare dall’interno le tensioni che attraversarono l’Italia della prima età moderna, tra ricerca individuale della verità, fedeltà all’autorità ecclesiastica e progressiva intransigenza inquisitoriale.

Fonti

  • ASVe, Sant'Uffizio, b. 9, fas. 23: "Petrus Citadela".

Bibliografia

  • Salvatore Caponetto, La Riforma protestante nell’Italia del Cinquecento, Claudiana, Torino 19972, pp. 62-64.
  • Aldo Stella, Dall’anabattismo al socinianesimo nel Cinquecento veneto, Liviana, Padova 1967.
  • Aldo Stella, Anabattismo e antitrinitarismo in Italia nel XVI secolo, Liviana, Padova 1969.
  • Ester Zille, Gli eretici a Cittadella nel Cinquecento, Rebellato, Cittadella 1971.
  • Vincenzo Vozza, «Bernardinus Franciscanus», teologo interlocutore dell’eterodosso Pietro Speciale, in «Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte», 57 (2017), pp. 203-222.
  • Vincenzo Vozza, Larvata dissensio. Per un incipitario delle Satyrae seu Sermones di Pietro Speziale da Cittadella, 1478-1554 (Venezia, BNM, Cod. Lat. XII, 47 = 3834), in «Kepos. Semestrale di letteratura italiana», I, 1/2018, pp. 13-31.
  • Vincenzo Vozza, Le relazioni vicentine di Pietro Speziale (1478-1554), tra erasmismo e letteratura d’élite. Spunti da una ricerca in corso, in «Odeo olimpico», 31, 2018-2019, pp. 703-724.
  • Vincenzo Vozza, L’esposizione della “monarchia universalis” di Carlo V nella satira Amphitrioniaden dell’eterodosso Pietro Speziale da Cittadella (1535) e una sua nota sulla “guerra giusta” in Butzer, in «Riforma e movimenti religiosi», 7, 2020, pp. 89-129.
  • Vincenzo Vozza, Parva bucolica. La difficile sintesi tra forma e contenuto nei Dialogi tres (1536) di Pietro Speziale da Cittadella, in Natura Società Letteratura. Atti del XXII Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Bologna, 13-15 settembre 2018), a cura di A. Campana e F. Giunta, Roma, Adi editore, 2020 [online].
  • Vincenzo Vozza, Un Erasmo di provincia. L'odissea di Pietro Speziale da Cittadella tra Umanesimo e Riforma (1478-1554), Edizioni Diodati, Padova 2021.

Article written by Vincenzo Vozza | Ereticopedia.org © 2025

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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