Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Orsola è stata una donna processata per stregoneria dal vescovo di Concordia nel 1589.
Orsola, della quale non si conosce il cognome, era dal territorio di Belluno, in particolare dal villaggio di Chies (d’Alpago). All’epoca dei fatti aveva trent’anni e da dodici anni abitava a Tramonti.
Quanto si conosce di lei arriva dal processo del 1589, del quale è stata protagonista con la cognata Fiorita da Claut, tenutosi a Portogruaro dopo che le due furono catturate a Pasiano (di Pordenone).
Durante il carnevale di quell’anno le due donne, di umilissima condizione sociale, si portarono nel villaggio di Pasiano di Sopra, sotto la giurisdizione di Prata, con la speranza di poter trovare vitto e alloggio. A tal proposito sfruttarono la fama di streghe che le circondava, chiedendo l’elemosina e proponendosi per risolvere i problemi dei contemporanei: malesseri, pene d’amore, infertilità e impotenza.
Orsola si considerava una “predestinata”, essendo nata «muta, orba, sorda et che i dedi dei piedi gli erano dietro i calcagni», peraltro da una madre che era divenuta sterile. Neonata, fu portata lontano dalla famiglia - venditori ambulanti - e allevata da una donna di nome Caterina e poi da una certa Maria. Questa Maria tenne Orsola nella sua camera per molti anni, dove lei non mangiò né bevette nulla, stando sempre con il volto rivolto verso l’alto e la bocca aperta «et che veniva tre gocce dal cielo che la nutrivano». Alla fine scoprì che quella certa Maria in realtà era la Madonna, la quale, toccandola, rimediò a tutte le sue deficienze e menomazioni, lasciandole una lieve storpiatura agli arti, come segno.
La sua reputazione venne meno quando Angela, moglie di Paolo Bortolussi, si sentì male dopo una cena in casa loro, alle quale parteciparono Orsola e Fiorita, in quei giorni ospiti in casa Bortolussi per aiutare la coppia a risolvere alcuni problemi, tra i quali il poter avere dei figli.
Dopo pochi giorni di malore, Angela morì, non prima di essere stata esorcizzata dai parroci di Valvasone e Bannia: Giovanni Battista Quartaro e Valentino Rizzoni, chiamati dal pievano di Pasiano Marco de Claudis, convinto che Orsola avesse agito da tramite e per il demonio.
Le due furono incarcerate, prima a Prata e poi a Sacile, per poi essere condotte a Portogruaro, dove il vescovo Matteo Sanudo tenne in prima persona il processo, avendolo avvocato a sé.
Forte delle deposizioni dei testimoni, che furono raccolte dalle autorità civili di Prata, e degli interrogatori alle due, il 23 marzo 1589 il vescovo emise la sentenza, per correzione di Orsola e del popolo e perché non avesse più ad accadere nel futuro. Ordinò quindi che le due fossero messe alla «berlina», durante il mercato, per due ore consecutive nel momento di massima affluenza.
Le colpevoli furono comunque assolte dal rifondere le spese processuali. Decisione molto probabilmente dettata dalla loro situazione economica, che lo stesso giudice riconobbe di estremo disagio e Orsola non mancò di enfatizzare durante il processo, impernando la strategia difensiva proprio su questo aspetto, certa che potesse rappresentare un’attenuante.
Bibliografia
- Pier Carlo Begotti, Storia di Pasiano di Pordenone, Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, 2015.
- Mauro Fasan, A caccia di streghe nei domini della Serenissima. Processi per stregoneria tra Veneto e Friuli nel ‘500 e ‘600, Itinera Progetti Editore, Bassano del Grappa (VI), 20212.
Article written by Mauro Fasan | Ereticopedia.org © 2021
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]