Caprari, Orsola

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Orsola Caprari (citata anche come Caprani) è stata una donna inquisita per stregoneria dal Sant'Uffizio di Reggio Emilia nel 1739.

La giovane donna, residente nella parrocchia di S. Ruffino, confessò il 22 settembre 1739 a don Domenico Antonio Pini, delegato dell'Inquisizione di Reggio, presso il quale si era presentata spontaneamente, di esser stata iniziata alla stregoneria alcuni anni prima, mentre la sua famiglia viveva a Chiozza, da tre sorelle sue amiche. Secondo la descrizione fornita da Orsola, le tre sorelle gli avevano presentato il diavolo, apparso sotto la forma di un giovane, che aveva aperto un recipiente contenente dell'unguento di cui Orsola era stata cosparsa in preparazione della sua iniziazione. Quindi le donne si erano recate a cavallo al giardino del "Dio Santo", manifestatosi sotto la forma di "Caprone". Orsola era stata battezzata e aveva baciato per tre volte il membro virile del Caprone, praticando per tre volte sesso orale con lui e rinnegando Dio e la fede cristiana. Quindi era stata profanata un'ostia, Orsola era stata fatta accoppiare con due diavoli e subito dopo aveva praticato atti sodomitici con tre stregoni, ritornando infine a casa.
Negli interrogatori seguenti, a partire da quello del giorno dopo la spontanea comparizione, Orsola aggiunse altri dettagli. Dichiarò che era stata marchiata dal Caprone nelle sue parti intime e che aveva promesso il suo corpo e la sua anima al diavolo, scrivendo il patto col suo sangue. Aggiunse che le era stato assegnato un diavolo-amante, di nome Martinello, col quale si era sposata con una cerimonia nella quale veniva rinnegata nuovamente la religione cristiana. Orsola, sempre molto loquace nei suoi interrogatori, dichiarò altresì di aver discusso con le amiche che la avevano iniziata, che la minacciavano di morte nel caso in cui confessasse tutto, descrivendo i loro riti di adorazione del demonio, che comprendevano anche sacrifici di bambini. Dalla corrispondenza di don Domenico Antonio Pini emerge che anche un'altra componente della setta stregonesca, Elisabetta Pellati, si era presentata da lui pentita e aveva confessato il suo commercio con il diavolo.

Fonti e bibliografia

  • Archivio di Stato di Modena, Inquisizione, B. 215, bb. 5 e 19.
  • Romano Canosa, Isabella Colonnello, Gli ultimi roghi. La fine della caccia alle streghe in Italia, Sapere 2000, Roma 1983, pp. 92-96.
  • Giuseppe Orlandi, La fede al vaglio. Quietismo, satanismo e massoneria nel Ducato di Modena tra Sette e Ottocento, Aedes Muratoriana, Modena, 1988, pp. 70, nota 77, e p. 71, nota 185.

Article written by Daniele Santarelli & Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2022

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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