Buccella, Niccolò

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Niccolò Buccella (Padova, 1520 ca. - Cracovia, 1599) è stato un medico ed eretico antitrinitario.

Biografia

Nacque a Padova, da una famiglia di mercanti e figlio di un libraio che riforniva lo Studio.

Durante gli studi universitari si convertì all'anabattismo ed emigrò dall'Italia, stabilendosi in Moravia. Faceva parte del gruppo di Francesco Della Sega e Antonio Rizzetto intercettato a Pola nell'agosto 1562 di rientro in Moravia dopo una missione di propaganda nella Repubblica di Venezia. I tre vennero arrestati e Buccella fu l'unico che si sottomise all'abiura, salvandosi la vita. Dopodiché lasciò temporaneamente le dispute religiose e si concentrò sulla pratica medica e chirurgica, raccogliendo una discreta fortuna.
Braccato dall'Inquisizione veneziana e invitato da Giorgio Biandrata alla corte di Transilvania, accettò, salvandosi così da un nuovo arresto. Servì come medico personale di Stefano Báthory e al suo seguito si trasferì in Polonia nel 1576.
Ebbe gravi liti con due correligionari e colleghi medici, Fabiano Nifo e Simone Simoni. Quest'ultimo, in particolare, contestò l'efficacità delle sue cure sul Bathory gravemente ammalato e lo accusò come responsabile della sua morte nel 1586. Sigismondo III Vasa gli confermò l'incarico di medico reale. Morì a Cracovia nel 1599.

Bibliografia

  • Domenico Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania (1558-1611). Studi e documenti, Firenze-Chicago 1970.
  • Domenico Caccamo, Buccella, Niccolò in DBI, vol. 14 (1972).
  • Aldo Stella, Dall’anabattismo al socinianesimo nel Cinquecento veneto, Padova 1967. 
  • Aldo Stella, Anabattismo e antitrinitarismo in Italia nel XVI secolo, Padova 1969.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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