Gentili, Matteo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Matteo Gentili (San Ginesio, 1517 - Londra, febbraio 1602) è stato un medico ed esule religionis causa.

Proveniente da un'antica famiglia di San Ginesio, nei pressi di Macerata. Studiò medicina prima a Perugia poi a Pisa. Presso l'Università di Pisa si addottorò in medicina e filosofia il 13 maggio 1549 (fu allievo di Simone Porzio, discepolo di Pietro Pomponazzi, e di Giovanni Argentier).
Rientrato a San Ginesio e sposatosi, vi intraprese l'arte medica. Nel 1559 si trasferì a Tolentino, dove esercitò fino al 1562. Successivamente, almeno dal 1566, esercitò a San Sepolcro, e quindi dal 1571 ad Ascoli (dove sostituì, alla sua morte, il fratello Pancrazio). Rientrato a San Ginesio (almeno dal 1574), partecipò attivamente alla vita politica cittadina e alle riunioni della Confraternita dei Ss. Tommaso e Barnaba, nell'ambito della quale non mancavano infiltrazioni eterodosse. Nel 1579, per evitare la persecuzione inquisitoriale, fuggì dall'Italia insieme ai due figli Alberico e Scipione, che si affermarono poi come insigni giuristi. Si stabilì in un primo momento a Lubiana (e fu nominato protomedico del ducato di Carniola). Nel 1580 riparò definitivamente a Londra, dove poco prima di lui si era già stabilito il figlio Alberico. A Londra fu attivo nell'ambito della comunità di esuli italiani religionis causa.
Morì nel febbraio 1602.

Bibliografia

  • Luigi Firpo, La Chiesa italiana di Londra nel Cinquecento, in Ginevra e l’Italia, a cura di Delio Cantimori, Sansoni, Firenze 1959, pp. 309-412.
  • Alessandro Pastore, Gentili, Matteo, in DBI, vol. 53 (2000).

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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