Maddalena la Magnana

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Maddalena detta la Magnana è stata una guaritrice di Cortona, processata dal Sant'Uffizio di Firenze per stregoneria nel 1661.

Il corposo fascicolo inquisitoriale contro Maddalena, detta la Magnana, originaria della Villa del Sodo e abitante da molto tempo in Cortona, ripercorre le fattocchierie commesse dalla donna ed il suo deplorevole espediente della questua basata sulla minaccia e sulla paura, che non si faceva scrupolo di assecondare i pregiudizi e gli stereotipi stregoneschi dell’immaginario popolare per procurarsi da vivere.
Tra il 18 marzo e il 15 dicembre del 1661 furono raccolte da Pietro Conti, vicario per il Santo Uffizio di Cortona, sette deposizioni tra donne e uomini (quattro contadine, un contadino e due cittadini, tutti cortonesi) (Archivio Curia Vescovile di Firenze, Tribunale Inquisizione, 42, Fasc. 1, anno 1660, cc. 243-247).
La bella prosa con cui furono redatte le confessioni è capace di descriverci tratti significativi del panorama sociale della Valdichiana di quell’epoca, le preoccupazioni per la salute, i drammi per le numerose morti dei fanciulli e, allo stesso tempo, anche il profilo di questa guaritrice che non esitò ad interpretare il suo ruolo di strega per vivere.
La Magnana aveva un’età «assai matura», stimata intorno ai settant’anni, ed abitava da sola a Cortona in una casa malridotta. Per il fatto di essere una vedova in età avanzata e una guaritrice esperta nella cura di alcune malattie comuni, come il «mal delle piane e il mal d’occhi» era entrata nell’immaginario collettivo «in concetto di fattucchiera o strega».
Si conferma, pertanto, anche in questo caso, la convinzione che chi era capace di curare fosse in grado anche di maleficiare («correndo la fama ch’essa guastava i figlioli et ancora gli guariva»). Per tale ragione non fu difficile attribuire a Maddalena la responsabilità delle numerose morti di fanciulli e trovare, così, un capro espiatorio ai tanti malanni che affliggevano la popolazione.
Era sua abitudine uscire da Cortona per dirigersi verso la sottostante e fertile piana della Chiana, punteggiata dalle abitazioni dei contadini intorno alla fattoria medicea. Seppur claudicante, con incedere incerto sostenuto da un bastone, la Magnana aveva in testa uno scopo preciso: far visita alle massaie restate sole coi bambini nelle loro abitazioni per chiedere l’elemosina. E non si contentava dell’offerta di un uovo, pretendeva la gallina!
Le contadine, intente a fare il pane e a preparare il pranzo per gli uomini impegnati nei lavori della terra, appena la scorgevano in lontananza, nascondevano in casa i figli per paura della strega, sperando che non si fermasse, ma se accadeva, le proferivano un pezzo di pane per allontanarla velocemente.
Maddalena conosceva bene il suo mestiere: si soffermava e, osservandole attentamente, si informava sullo stato di salute delle donne, sulla loro eventuale gravidanza, sull’età dei bambini verso i quali indirizzava il suo inquietante sguardo fissandoli negli occhi. Sapeva proferire parole giuste per creare imbarazzo e paura nelle spaventate contadine, e le sue allusioni alla malattia e alla salute si piantavano come un chiodo velenoso nella mente, pronto a infettarsi nel caso di un evento avverso.
Di fronte ad un rifiuto di elemosina, ricordava cosa era successo una volta ad una povera contadina che non volle darle una pollastra: «anco Donna Caterina d’Egidio della Fratta non mi volse dare la pollastra, hor mirate come allevò il figliolo!». Il figlio era morto.
Il tocco della mano, lo sguardo fisso negli occhi e le allusioni che la nostra strega introduceva nel suo discorso erano tutti segnali capaci di fissare nella mente tremendi sospetti che le contadine della Valdichiana avrebbero fatto volentieri a meno di sentire.
Quando adocchiava una giovane donna gravida, Maddalena metteva a segno un espediente ancora più inquietante: proponeva un segno di croce benaugurante sul ventre della contadina. Rifiutare il rito protettivo significava fare uno sgarro alla strega, di cui forse pentirsi; accettarlo, seppur a malincuore, pareva la soluzione migliore. A quel momento era però necessario ricompensare con una offerta il gesto protettivo ricevuto, ma cresceva nella mente il doppio binario interpretativo, che a seconda del successo del parto poteva essere letto come un vero e proprio maleficio.
L’espediente della questua dietro minaccia di Maddalena era chiara e si avvaleva di una certa capacità oratoria che ritroviamo nell’espressione proferita alla contadina: «perché queste genti dicono ch’io mangio i bambini gli voglio far conoscere che non è vero». Si tratta di una forma retorica che negando pare chiedere comprensione della sua cattiva fama di strega e, allo stesso tempo, insinuare nella mente dell’interlocutore il tremendo dubbio.
Le deposizioni rilasciate da due cittadini cortonesi nel mese di dicembre del 1661 arricchiscono il profilo professionale della Magnana, perché riferiscono informazioni sulle sue capacità terapeutiche e divinatorie.

Bibliografia

  • Francesco Sinatti, Quando la medicina smise di curare l'anima. Il pluralismo terapeutico nella Toscana di Cosimo I tra magia, empirismo e ossessione diabolica, Accademia Valdarnese del Poggio, Montevarchi 2019.

Article written by Francesco Sinatti | Ereticopedia.org © 2020

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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