Romier, Lucien

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


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Jean-Baptiste Lucien Romier (Moiré, 29 ottobre 1885 - Vichy, 5 gennaio 1944) è stato uno storico, giornalista, economista e uomo politico francese.

Biografia

Allievo dei gesuiti, si formò presso l'École des chartes (Parigi), l'École française de Rome e l'École des hautes études hispaniques (Madrid).

Specialista del XVI secolo, le sue ricerche si sono concentrate sul periodo delle guerre di religione. La più nota delle sue opere è stata il voluminoso affresco Les origines politiques des guerres de religion (Paris, 1913-14), che resta tuttora un "classico", così come i suoi studi sul regno di Caterina de' Medici e sulla congiura d'Amboise. Vi espone tra l'altro la tesi secondo cui la Riforma protestante in Francia sarebbe stata destinata a vincere grazie alla predicazione senonché i suoi fiancheggiatori politici (a partire dal principe di Condé e dal Coligny) furono troppo imprudenti, frettolosi e desiderosi di prendere il potere subito.

Fu altresì un brillante economista (alto dirigente della Association nationale d'expansion économique) e un giornalista affermato (tra l'altro, direttore de Le Figaro dal 1934 al 1940).

Vivace critico del parlamentarismo borghese e del sistema politico della Terza Repubblica, aderì sin dal luglio 1940 alla "rivoluzione nazionale" del maresciallo Pétain, e fu suo ministre d'État (e da molti considerato l'eminenza grigia del maresciallo di Francia) dal 1941 al 1943. Rivale di Pierre Laval, primo ministro a partire dall'aprile 1942, alla fine del 1943 fu sollevato dall'incarico di ministro di stato, essendo la sua politica assai invisa ai nazisti. Da lungo tempo malato di cuore, morì di una crisi cardiaca al suo arresto da parte della GESTAPO, il 5 gennaio 1944.

Bibliografia (parziale)

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Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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