Gil, Juan [Dottor Egidio]

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
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Juan Gil (Olvés, presso Calatayud?, c. 1500 – Siviglia, novembre 1555), noto anche come Dottor Egidio (Doctor Egidio), fu canonico magistrale della cattedrale di Siviglia e predicatore di grande fama, espressione di un erasmismo inquieto e radicalizzato, destinato a essere risucchiato nel vortice repressivo dell’Inquisizione.

Le genealogie erudite oscillano fra Olvera, in Andalusia, e Olvés, nei pressi di Calatayud; la seconda ipotesi, suffragata da documenti, appare oggi la più plausibile. La sua formazione si colloca nel laboratorio intellettuale di Alcalá, epicentro di un umanesimo che oscillava fra apertura erasmiana e ortodossia controllataLa sua traiettoria intellettuale si inserisce nel clima dell’Università di Alcalá, dove studiò a partire dal 1521, arti e teologia. Nel 1525 entrò come collegiale nel Colegio de San Ildefonso, di cui sarebbe divenuto rettore, stringendo rapporti con compagni destinati a diventare figure centrali del cattolicesimo e/o dell'eterodossia spagnola del Cinquecento: Juan de Ávila, Ignazio di Loyola, Diego Laínez, Constantino Ponce de la Fuente, Francisco Vargas.

Dopo una breve parentesi di insegnamento a Sigüenza, nel 1534 Gil si stabilì a Siviglia, avendo ottenuto la canonjía magistral della cattedrale. Da quel momento la sua voce di predicatore divenne una presenza costante e ingombrante nella città, alternando la normale attività capitolare a un insegnamento teologico in cui emergevano già accenti non perfettamente allineati all’ortodossia. La sua predicazione esaltava il merito esclusivo di Cristo, svalutava i riti esteriori e insisteva sulla giustificazione per fede, tratti che avrebbero attratto l’attenzione di Rodrigo de Valer, personaggio bizzarro e rumoroso, e avrebbero riunito attorno a Gil un gruppo di fedeli che si definivano una “chiesa chiquita” distinta da Roma.

Nel 1540 l’Inquisizione cominciò a nutrire sospetti, ma fu solo nel 1549, quando Carlo V lo aveva già proposto come arcivescovi di Tortosa, che il meccanismo repressivo si mise in moto con decisione, alimentato dalle denunce di Pero Mexía e sospinto dall’azione del nuovo inquisitore generale Fernando de Valdés. Il contrasto tra la candidatura a vescovo e l’accusa di eresia mostra l’ambiguità della sua posizione: troppo compromesso dalla fama di eterodosso per essere tranquillo candidato alla dignità episcopale, ma non così radicale da apparire apertamente luterano o calvinista.

Il processo che lo coinvolse, concluso nell’autodafé del 21 agosto 1552, ebbe un esito relativamente mite. Grazie anche alla mediazione del suo antico maestro Domingo de Soto, Gil abiurò alcune proposizioni, si ritrattò di altre, reinterpretò il resto, ottenendo così di salvarsi dalla condanna capitale. La pena si ridusse a un anno di prigione nel castello di Triana, seguito da un ritiro nella certosa di Jerez. Reintegrato nel capitolo, non tornò però a predicare.

Inviato nel 1555 a Valladolid per seguire gli interessi della cattedrale alle Cortes, ebbe contatti con gli eterodossi locali, tra cui Carlos de Seso e Pedro de Cazalla. Poco dopo, rientrato a Siviglia, morì. La sua morte non gli evitò un secondo processo postumo: la memoria di Egidio fu colpita, il suo sepolcro cancellato, i suoi resti esumati e bruciati nel grande autodafé del 22 dicembre 1560 insieme a quelli di Constantino Ponce de la Fuente.

Della sua produzione scritta non resta nulla, salvo gli statuti del collegio di Santa María de Jesús (collegio ecclesiastico di Siviglia) e qualche documento minore. Le fonti antiche parlano di commentari alla Genesi, ai Salmi, al Cantico e alla Lettera ai Colossesi, testi che avrebbero anticipato in castigliano le grandi imprese esegetiche di frate Luis de León. La loro scomparsa contribuisce a mantenere intatta l’aura ambigua di un personaggio sospeso tra riformismo moderato ed eresia, troppo “evangelico” per Roma, troppo “papista” per i riformati fuggiti all’estero.

Bibliografia essenziale

  • William B. Jones, Constantino Ponce de la Fuente. The Problems of Protestant Influence in Sixteenth-Century Spain, Vanderbilt University, 1965 (tesi di dottorato inedita), passim.
  • Agustín Redondo, El doctor Egidio y la predicación evangelista en Sevilla durante los años 1535-1549, in Carlos V. Europeísmo y universalidad, Granada, mayo de 2000, vol. V, Madrid, Sociedad Estatal para la Conmemoración de los Centenarios de Felipe II y Carlos V, 2001, pp. 577-598.
  • Robert C. Spach, Juan Gil and Sixteenth-Century Protestantism, in "Sixteenth Century Journal", 26/4, 1995, pp. 857-879.

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2025

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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