Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Isabella Monticchio è stata una donna perseguitata per stregoneria dal tribunale vescovile di Gallipoli nel 1690.
Fu incriminata, nell'agosto 1690, dopo aver rubato la testa di un morto presso la chiesa di S. Francesco di Paola a Gallipoli. Con essa voleva impaurire il fratello, ex carcerato, che odiava e avrebbe voluto uccidere.
Isabella si era lasciata dal marito e viveva con la madre. Svolgeva l'attività di prostituta e il traffico di uomini nella sua casa infastidiva le vicine, che testimoniarono contro di lei, accusandola anche di aver asportato gli intestini di una cagna per servirsene per le sue pratiche stregonesche e di aver in passato abortito con l'aiuto di una complice.
Isabella fece appello al vescovo, dichiarandosi innocente e, dopo un periodo di carcerazione, fu liberata il 7 aprile 1692.
Bibliografia
- Umberto Mazzone, Claudia Pancino (a cura di), Sortilegi amorosi, materassi a nolo e pignattini. Processi inquisitoriali del XVII secolo fra Bologna e il Salento, Carocci, Roma 2008, pp. 40 sgg., pp. 173 sgg., cap. 6 (redatto da Lucia Piccinno).
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]