Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Nel 1737 l'isola di Procida, sottoposta alla giurisdizione ecclesiastica dell'arcidiocesi di Napoli e che all'epoca contava circa 10.000 abitanti, fu sconvolta da una drammatica vicenda (studiata e ricostruita da Giovanni Romeo nel volume Magia e stregoneria a Procida. Tre storie del Sei-Settecento) che coinvolse alcune recluse del locale Conservatorio delle orfane, fondato nella seconda metà del Seicento e all'epoca dei fatti da poco governato da una nuova badessa, suor Teresa della Croce. A seguito di un'inchiesta interna, Fortunata Costigliola e Margherita Mangino, due orfane recluse nel Conservatorio, confessarono alla badessa di aver rinnegato la fede cristiana e di essersi recate in volo presso vari sacerdoti (tra cui il curato di Procida), compiendo atti sessuali ed adorando il diavolo, accusando altre tre compagne di internamento, che a loro volta ammisero di essere loro complici. Il tutto si sarebbe svolto con la complicità della precedente superiora del Conservatorio, che la nuova badessa era determinata a screditare. Diverse altre internate furono coinvolte da subito nell'inchiesta condotta dalla severa ed intransigente badessa Teresa della Croce. Il Sant'Uffizio diocesano di Napoli inviò nel maggio 1737 due giudici per approfondire la vicenda, i quali ottennero almeno cinque confessioni piene di ragazze internate, che probabilmente furono condannate all'abiura e a lievi penitenze. Quindi, il 29 settembre 1737 la badessa convocò il curato di Procida, don Giuseppe Scotto di Tabaia, con il quale i rapporti non erano dei migliori, per rendergli noto che sei ragazze del Conservatorio dichiaravano di essere incinte. Nonostante le preoccupazioni della badessa, le gravidanze non erano reali, ma si rivelarono immaginarie e frutto di disturbi nervosi. Il 30 settembre il curato interrogò una delle presunte incinte, Francesca Sorrentino, che gli raccontò di suoi rapporti sessuali con un sacerdote locale e con alcuni marinai. Tra il dicembre 1737 e il gennaio 1738 l'arcivescovo di Napoli inviò un sacerdote di fiducia, don Nicola Cioffi, per occuparsi del caso. Nel febbraio 1738, quindi, due delle donne coinvolte, Donna Loffredo e Francesca Sorrentino, con una mossa inaspettata, si rivolsero al Sant'Uffizio diocesano napoletano. Nel marzo 1738 Donna Loffredo fu trasferita a Napoli. Lo stesso provvedimento fu preso anche per Francesca Sorrentino e Margherita Mangino. Le donne furono affidate alle cure spirituali di confessori esperti e quindi ancora interrogate dal Sant'Uffizio diocesano. Dai verbali degli interrogatori di Donna Loffredo e Francesca Sorrentino emergono particolari sulle infanzie particolarmente dure e sfortunate delle due donne, vittime di incesti e abusi molto prima di approdare al Conservatorio delle orfane, che avevano fatto perdere loro il bene più prezioso per una donna dell'epoca, la verginità pre-matrimoniale. Le pressioni della badessa Teresa della Croce sulle loro menti fragili e segnate da queste drammatiche esperienze le avrebbero quindi condizionate al punto da indurle ad invocare il demonio e quindi a confessare i voli notturni ed i sacrilegi. La loro condotta disobbediente e ribelle avrebbe a sua volta condizionato altre internate del Conservatorio, con alle spalle storie familiari e personali simili alle loro. Le due donne, in ogni caso, ritrattarono. Ciò che accadde dopo la loro ritrattazione, sulla base delle fonti a disposizione, non è noto.
Bibliografia
- Giovanni Romeo, Magia e stregoneria a Procida. Tre storie del Sei-Settecento, Dante & Descartes, Napoli 2015, pp. 37-48, 131-166.
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2018
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]