Paleologo, Iacopo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Iacopo Massilara, meglio conosciuto come Iacopo Paleologo (Chio, 1520 ca. - Roma, 22 marzo 1585), è stato un teologo antitrinitario, condannato a morte dall'Inquisizione romana.

Vita e opere

Era figlio di un muratore greco ortodosso (Teodoro Maxilaras/Massilara) e di Tomassina da Chiavari e nacque a Chio attorno al 1520. L'appellativo Paleologo deriva dal fatto che si attribuì una discendenza bizantina.
Entrato nell'ordine domenicano nell'isola di Chio, fu quindi trasferito nel convento di Pera nei pressi di Costantinopoli. Nel 1555 rientrò a Chio, iniziando ad esser sospettato di eresia. Per discolparsi, nel 1557 si recò in Italia, partendo da Costantinopoli. Fu prima a Venezia, poi a Ferrara, quindi a Genova. Qui fu arrestato e processato dall'inquisitore Girolamo Franchi, ma riuscì a fuggire di prigione, recandosi di nuovo a Venezia, da dove si imbarcò per Ragusa. Ma a Ragusa fu arrestato nel dicembre 1558 e da lì trasferito a Roma. Finito nelle carceri del Sant'Uffizio romano, fuggì approfittando della rivolta popolare seguita alla morte di Paolo IV. Si imbarcò quindi per Chio, dove fu nuovamente arrestato nel maggio 1560, ma nell'ottobre 1560 fuggì di nuovo, rimanendo nascosto nella sua isola natale, dove godeva di una efficiente rete di protezione. Condannato a morte in contumacia dal Sant'Uffizio romano il 5 marzo 1561, nel luglio 1561 lasciò Chio, imbarcandosi per la Francia. Dopo aver soggiornato a Marsiglia, a Lione e a Poissy, nel 1562 passò a Trento cercando di discolparsi presso il concilio. Fallito questo tentativo, si spostò a Praga. Bandito dalla Boemia nel 1571, si spostò tra la Polonia (soggiornando a Cracovia, dove fu accolto da Andreas Dudith) e la Transilvania (soggiornando a Kolozsvár/Cluj-Napoca e ad Alţina). Trasferitosi quindi in Moravia, nel villaggio di Hluk, fu arrestato nel 1581 e imprigionato a Klosterneuburg nei pressi di Vienna. Estradato a Roma nel luglio 1582, fu infine decapitato a Tor di Nona e il suo cadavere fu bruciato in Campo de' Fiori il 22 marzo 1585.

Iacopo Paleologo fu autore di diverse opere teologiche, in buona parte sopravvissute grazie agli unitariani della Transilvania, che si preoccuparono della loro trasmissione. Tra il 1572 e il 1573 redasse il De discrimine Veteris et Novi Testamenti, il De Christi cognomine, il De veritate narrationis novae sacrae Scripturae e il De tribus gentibus. Tra il 1572 e il 1574 furono composti la Defensio verae sententiae de magistratu politico in ecclesiis christianis retinendo e la De bello sententia (che stimolarono una discussione con Fausto Sozzini sui rapporti tra religione e politica), tra il 1574 e il 1575 l'Examinatio ad scriptum Francisci Davidis de iustitia, la Catechesis christiana e il Theodoro Bezae pro Castellione. Posteriori sono l’Adversus Pii V proscriptionem Elisabethae reginae Angliae (1576) e la la Defensio Francisci Davidis, la cui pubblicazione clandestina a Cracovia allertò le autorità asburgiche, che entrarono in possesso di una copia di essa, il che fece stringere il cerchio attorno al Paleologo, contribuendo al suo successivo arresto.

Bibliografia

  • Domenico Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania (1558-1611). Studi e documenti, Firenze-Chicago 1970.
  • Massimo Firpo, Antitrinitari nell'Europa orientale del ‘500. Nuovi testi di Szymon Budny, Niccolò Paruta e Iacopo Paleologo, La Nuova Italia, Firenze, 1977.
  • Domenico Orano, Liberi pensatori bruciati in Roma dal XVI al XVII secolo, Bastogi, Foggia 1980 [1904], pp. 79-82.
  • Martin Rothkegel, Paleologo, Giacomo, in DBI, vol. 80 (2014).
  • Lech Szczucki, Paleologo, Iacopo, in DSI, pp. 1159-1161.

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Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2014-2020

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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