Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Conosciuta come la “sepolta viva”, accanto a quante furono vittime della sua stessa sorte1 Ginevra degli Almieri è la protagonista di una narrazione che, a vario titolo e a varie latitudini, interessò il pubblico europeo a partire dalla prima metà del Cinquecento. Inaugurata con l’ottava rima canterina, circolante esclusivamente attraverso stampe popolari di scarsissimo valore, la sua storia è stata distorta attraverso reinterpretazioni, traduzioni e adattamenti cinematografici che ne hanno fatto una “moderna Giulietta”, morta e risorta per coronare il suo amore con Antonio Rondinelli, giovane di basso rango a cui Bernardo degli Almieri proibì di sposare la figlia, Ginevra appunto.
Certo un testo canterino ben si presta a reinterpretazioni di questo tipo, ma la narrazione originale non faceva di Ginevra l’eroina drammatica che si lesse altrove.
L’anonimo canterino - spesso riconosciuto in Agostino Velletti, nome che compare solo su frontespizi seicenteschi e a cui spetta, più della paternità, la responsabilità di una tardiva committenza in tipografia del cantare - accoglie e trascrive una narrazione orale, circolante per le piazze fiorentine e probabilmente dedotta da fatti di cronaca che contribuiscono alla creazione del personaggio letterario di Ginevra2. Non si conoscono attestazioni scritte precedenti alla prima stampa popolare che tramanda il cantare, esattamente un esemplare Trivulziano (H 250), databile ai primissimi anni del Sedicesimo secolo, e la storia, verosimilmente e in virtù della sua natura di prodotto canterino, ha avuto modo di circolare sulle bocche della piazza per almeno un cinquantennio prima di essere fissata nel testo scritto il cui successo era, a questo punto, già sancito.
La vicenda è ambientata a Firenze, negli anni che vanno dal 1396 al 1400. In questo racconto Ginevra non è rappresentata come innamorata di Antonio Rondinelli, il quale figura solamente come uno spasimante a cui il padre di lei rifiuta la mano, preferendo darla in sposa, per un matrimonio più vantaggioso, a Francesco Agolanti. La ragazza si ammala di peste, esattamente la cosiddetta “peste dei Bianchi” del 1400, e, tramortita, viene seppellita in Santa Reparata, vecchio sito su cui sorse Santa Maria del Fiore. Tornata in vita dopo poche ore la ragazza, seguendo un raggio di luna, esce dal sepolcro spostando la lapide e torna a casa ma, creduta un fantasma prima dal marito, poi dalla madre e dallo zio, si ricorda del suo vecchio innamorato, Antonio Rondinelli, cui si affida come ultima speranza. Accolta in casa e rimessa in sesto i due convolano a nozze ma, ritornata per i vicoli di Firenze in salute e quindi finalmente riconosciuta da Francesco Agolanti, viene denunciata in Vescovado ottenendo però dalla curia l’annullamento del primo matrimonio e la legittimazione del secondo perché, come vogliono gli endecasillabi, morte ogni legge e ogni parentado si rompe e ogni laccio forte.
Come accennato, la storia rispondeva ad un’attesa già preparata nella gestazione del cantare e, passando nel melodramma, nel romanzo e nel cinema, venne riletta come la storia di una giovanissima innamorata fiorentina cui il padre vietò, avido come ogni buon mercante, il matrimonio con Antonio. La morte apparente, assumendo la valenza di un rito di iniziazione che restituisce a nuova vita la protagonista, consente e legittima il nuovo matrimonio di Ginevra che, contro ogni realtà storica, serve, in entrambe le versioni, a restituire il lieto fino che il pubblico si aspetta dalla vicenda.
Bibliografia
- Alessandro D’Ancona, La Historia di Ginevra degli Almieri riprodotta sulle antiche stampe, Agostino Velletti, Fratelli Nistri, 1863.
- Pio Rajna, L'episodio delle “questioni d'amore” nel Filocolo del Boccaccio, in «Romania», XXXI, 1902.
- Giovanni Giannini, Ginevra degli Almieri, in «Rassegna Nazionale», fasc. 1, giugno – luglio, 1917.
- Mircea Eliade, La nascita mistica, Morcelliana, Brescia 2002.
- Elisabetta Benucci, Roberta Manetti e Franco Zabagli (a cura di), Cantari novellistici dal Tre al Cinquecento, Salerno, Roma 2002.
Article written by Silvia Corelli | Ereticopedia.org © 2016
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]