Borja y Velasco, Gaspar

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Gaspar de Borja y Velasco, italianizzato in Gasparre Borgia (Villalpando, 26 giugno 1580 – Madrid, 28 dicembre 1645), è stato un cardinale spagnolo.

Appartenente a un potente famiglia della nobiltà spagnola, che diede alla Chiesa due papi, Callisto II (1455-1458) e Alessandro VI (1492-1503), si addottorò in teologia presso l'Università di Alcalá de Henares, dove fu quindi professore.
Canonico del capitolo cattedrale di Toledo, fu nominato cardinale da Paolo V il 17 agosto 1611. Combinò il servizio alla Chiesa di Roma con quello alla monarchia spagnola. Fu ambasciatore spagnolo a Roma dal 1616 al 1619 e dal 1631 al 1635; fu viceré di Napoli dal giugno al dicembre 1620. Fu cardinale camarlengo dal gennaio 1627 al gennaio 1628. Nel 1617 fu incluso nella Congregazione del Sant'Uffizio, in sostituzione del cardinale Antonio Zapata y Cisneros, rientrato in Spagna. Partecipò alle riunioni della Congregazione fino al 1635, data del suo definitivo e stabile rientro in Spagna (fu di nuovo brevemente a Roma solo per il conclave del 1644). Fu quindi tra i cardinali che processarono Galileo, anche se non ne firmò la sentenza di condanna, perché assente alla seduta in cui essa fu ratificata (così come Francesco Barberini e Laudivio Zacchia). Fu Presidente del Consiglio d'Aragona e Presidente del Consiglio d'Italia. Il 16 gennaio 1645 fu nominato arcivescovo di Toledo e primate di Spagna. Morì il 28 dicembre dello stesso anno.

Bibliografia

  • Quintín Aldea, Borja y Velasco, Gaspar, in DHEE, vol. 1, 279-280.
  • Pierre-Noël Mayaud, Les «Fuit congregatio sancti officii in … coram …» de 1611 à 1642. 32 ans de vie de la Congrégation du Saint Office, in "Archivum Historiae Pontificiae", 30, 1992, pp. 231-289: pp. 263, 287.
  • Herman H. Schwedt, Die Römische Inquisition. Kardinäle und konsultoren 1601 bis 1700, Herder, Freiburg 2017, pp. 125-126.

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Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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