Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Eloisa (Ile de la Cité, 1099 - Troyes, 1163) è stata un'intellettuale nella Francia del XII secolo.
Della famiglia di Eloisa abbiamo poche notizie: conosciamo il nome della madre, Hersinde, che è elencato nella necrologia del Paracleto, ma nulla del padre. Nipote di Fulberto, canonico di Notre-Dame, Eloisa era nata all'inizio del XII secolo a Parigi e poi cresciuta nel monastero benedettino di Saint-Marie di Argenteuil. Negli anni della sua adolescenza aveva quindi ricevuto un'ottima educazione: conosceva il greco, il latino, l'ebraico, le arti del trivio e del quadrivio.
All'età di diciassette anni lo zio Fulberto decide di affidarla ad un grande maestro, per far sì che la formazione della nipote raggiunga livelli ancora più alti: è così che hanno inizio le lezioni con Abelardo, illustre teologo e filosofo, nato a Pallet in Bretagna attorno al 1079.
È nel 1116 che avviene l'incontro fra la giovane intellettuale e il precettore quasi quarantenne. Lui subito rimane colpito dalla fanciulla e se ne innamora. Lei riesce a suscitare in un uomo colto come Abelardo un interesse innanzitutto intellettuale: «Eloisa aveva tutto ciò che più seduce gli amanti» scriveva Abelardo. E ancora: «la cultura è cosa rara fra le donne ed Eloisa primeggiava in Francia» (Lettera I, 51). Comprendiamo quindi che si trattava di una fanciulla dall'intelligenza e dallo spirito non ordinari.
Una coppia composta da maestro e allieva non era cosa rara. Carteggi e poemi dell'epoca moltiplicano davanti ai nostri occhi questa immagine che è anche un topos: bella e giovane lei, maestro e famoso lui, nutriti ambedue di filosofia, si amano completamente. Quello di Abelardo ed Eloisa è quindi un amore nato da virtù: è amore che non si cura di sé ma solo dell'altro, singolare mescolanza di libera scelta e di resa fatale di fronte all'eccellenza dell'oggetto amato.
I due si amano di fronte alla città, senza discretio, anzi con spavalderia: non mettono in pratica nessuno degli accorgimenti che l'amante cortese usava per nascondere i suoi amori e l'identità della dama. Abelardo spontaneamente e imprudentemente dichiarava nei canti il suo amore per la giovanissima allieva, lui, il maestro le cui vicende non potevano non interessare tutta la Parigi di allora. Ma l'idillio degli amanti è destinato ad arrestarsi. Lo zio della giovane viene a conoscenza della relazione: i due vengono separati. Ma Eloisa aspetta un bambino: Abelardo quindi la rapisce e la porta in Bretagna dalla sorella. Dopo la nascita del bambino, a cui verrà dato il nome di Astrolabio (il rapitore di stelle), Fulberto, impazzito per la vergogna, pensa di uccidere Abelardo, ma poi ne accoglie la richiesta di perdono. Confuso e sconvolto, Abelardo offre alla famiglia di Eloisa un matrimonio riparatore, che Eloisa non vuole perché teme di compromettere la carriera ecclesiastica dell'amato. Abelardo riesce però a convincerla: la giovane si rassegna e i due si sposano segretamente. Purtroppo il matrimonio clandestino non li mette al sicuro, dal momento che la famiglia di Eloisa, per ottenere completa riparazione, divulga il segreto. Abelardo decide di rapire la fanciulla nuovamente e la porta a Argenteuil vestita da monaca. Fulberto e i suoi leggono questo gesto come un ripudio offensivo e un tradimento della parola data. Di notte, dopo aver corrotto un servo, lo fanno sorprendere nel sonno da alcuni sicari e lo puniscono con la più crudele delle vendette: lo evirano. La notizia si divulga in tutta Parigi: il tribunale della città arresterà e mutilerà i parenti responsabili, sanzionando però Abelardo per aver sedotto e sposato in segreto Eloisa.
A questo punto la strada dei due amanti si divide. Abelardo prima si fa monaco a Saint-Denis mentre Eloisa prende in voti a Argenteuil. Passano più di vent'anni: logico e teologo sempre più famoso, Abelardo diviene abate dell'abbazia bretone di Saint-Gildas. Eloisa e le sue consorelle vengono cacciate da Argenteuil dall'abate di Saint-Denis, Sugero, che si appropria del monastero. Abelardo allora viene in soccorso e dona loro l'oratorio della Trinità, che alcuni anni prima aveva fondato in una località presso Troyes. Ridedicato al Paracleto, il monastero diviene dimora stabile di Eloisa e conosce una certa prosperità.
Anche se fisicamente lontani, Abelardo ed Eloisa continuano a mantenersi vicini: si scrivono e scambiano molte lettere di argomento filosofico, teologico e morale, in cui si colgono colte e ricche citazioni raffinate, che denotato un bagaglio culturale degno di nota. Ma non solo: su richiesta di Eloisa, Abelardo compone sermoni, testi liturgici ed esegetici per lei e le sue consorelle.
Nel 1142 Abelardo muore a Cluny dopo una condanna papale e viene sepolto nel vicino eremo di Saint Marcel; nel dicembre dello stesso anno viene trasferito nel Paracleto, dove Eloisa ne accoglie le spoglie su sua richiesta. Alla sua morte, avvenuta nel 1164, anche Eloisa vuole essere sepolta nel Paracleto, nello stesso loculo del maestro tanto amato. La leggenda narra che, una volta deposta, Eloisa sia stata accolta dall'amato con un ultimo abbraccio.
Eloisa è stata quindi un personaggio femminile del medioevo molto singolare: è stata intellettuale, amante, sposa e badessa. É stata una donna non volta solo e sempre verso decisioni e scelte complesse, ma anche risoluta e sfuggente, timida e determinata, generosa, coraggiosa, ferma e al contempo mutevole.
Sono solo tre i testi che le vengono attribuiti: i Problemata, la sua parte dell'epistolario con Abelardo, una lettera a Pietro il Venerabile. L'abate di Cluny le aveva a sua volta inviato una lettera in cui ne riconosceva ed esaltava l'eccezionalità della cultura e la scelta della vita monastica: «ebbi notizia dei tuoi rinomati e notevoli studi. Tu con quella eccezionale e vera passione per la scienza e la cultura, hai prevalso su ogni altra e hai superato molti uomini del tuo tempo […]. Hai scelto il vangelo invece della logica, ha prevalso in te san Paolo su Aristotele, il Cristo invece di Platone. Allora però, con la tua definitiva scelta, sei diventata donna veramente saggia e filosofa».
Eloisa è quindi un personaggio emblematico per comprendere alcune delle problematiche femminili dell'età medievale quali l'educazione, la religiosità, il matrimonio, il lavoro.
Bibliografia
- Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Eloisa, l'intellettuale, in Medioevo al femminile, a cura di Ferruccio Bertini, Laterza, Bari-Roma 1989.
- Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Eloisa e Abelardo, Laterza, Bari-Roma 2014.
- Peter Dronke, Donne e cultura nel Medioevo: Scrittrici Medievali dal II al XIV secolo, Il Saggiatore, Milano 1986.
Nota bene
Questa voce fa parte della sezione "Dominae fortunae suae". La forza trasformatrice dell’ingegno femminile, che approfondisce il contributo offerto dalle donne alla nascita e allo sviluppo dei diversi campi del sapere.
Article written by Stefania Santoni | Ereticopedia.org © 2017
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]