Scurani, Caterina

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Caterina Scurani è stata una donna perseguitata per stregoneria dall'Inquisizione di Modena. Il processo contro di lei si svolse nel 1594.

Praticava maleficia ad amorem, utilizzando in particolare il rituale della "stringa". Tale rituale consisteva nel tirare con le dita il nodo di una stringa durante la messa nel momento in cui il sacerdote pronunciava il Dominus vobiscum e nel dire contemporaneamente che al posto della stringa doveva essere “tirato” il cuore dell’amato, affinché non si innamorasse della persona sbagliata.
Gli furono altresì rivolte accuse di maleficio sempre connesse alla magia amorosa come "pijiar un carbone et fare un segno attorno il jogolar et poi dicer a nome del gran Diavolo che costringeva colui che io amo venir da me".
L'inquisitore Raffaele da Milano, che condusse il processo contro Caterina, interrogò insistentemente l'imputata e tutti i testimoni sullsua frequenza ai sacramenti.
Dal momento che il fascicolo processuale che la riguarda si interrompe, non è possibile sapere se Caterina fu condannata e a quale pena, anche se l’elemento che colpisce è l’attenzione dei giudici verso l’uniformità delle pratiche religiose e l’obbedienza alle regole in funzione antimagica ed antisuperstiziosa. Il crimine di stregoneria venne quindi fatto rientrare in quello di superstitio anche per evitare fenomeni di isteria collettiva, soprattutto perché se guardiamo alla serie inquisitoriale modenese notiamo come in realtà vi fosse materiale sufficiente per dar vita ad imponenti persecuzioni.

Fonti e bibliografia

  • Archivio di Stato di Modena, Inquisizione, B. 8, bb. 25.
  • Domizia Weber, Sanare e maleficiare. Guaritrici, streghe e medicina a Modena nel XVI secolo, Carocci, Roma 2011 (in part. pp. 207-220, dove è edito il processo contro Caterina Scurani).

Article written by Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2021

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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