Volta, Camillo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Camillo Volta (Bologna, 1525 ca. – Roma, 14 ottobre 1589), fu agente e informatore politico di Ludovico Gonzaga, duca di Nevers (1539-1595).

Cenni biografici

Figlio del conte Astorre1 –, e nipote di Achille Volta, Camillo fu l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri Gaudenti e priore di S. Maria di Casaralta di Bologna2. Cugino del cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), ricoprì per buona parte della sua breve vita l’ufficio di agente e di informatore politico romano di Ludovico Gonzaga, duca di Nevers (1539-1595)3.
Dopo il monitorio di Sisto V a Enrico III di Valois (24 maggio 1589), a seguito degli accordi militari stipulati tra il monarca francese, reo dell’assassinio dei Guisa (23-24 dicembre 1588), e l’ugonotto Enrico di Navarra, Nevers intensificò le proprie iniziative diplomatiche nella corte di Roma: Ludovico giudicava pericolosissimo il provvedimento sistino e, a mezzo del suo «procurator negotiorum»4 si impegnò a confutarne i pretesi effetti lusinghieri5. Gli eventi dettero ragione all’aristocratico mantovano. Il I agosto 1589, il «Rex Christianissimus», di fatto scomunicato, fu ucciso da un fanatico domenicano (Jacques Clément) e, paradossalmente, al suo posto ascese al trono dei Capetingi un eretico relapsus bandito dalla Chiesa (il 9 settembre 1585) dallo stesso papa Peretti.
Nella primavera-estate del 1589, l’opera di sistematica confutazione degli avvisi di Francia che giungevano a Roma e l’aperta contestazione della condiscendenza offerta da Sisto V alle pressioni della diplomazia iberica e leghista resero Camillo Volta un personaggio scomodo e inviso. Il 7 settembre 1589, al termine di un’udienza, il papa ordinò la perquisizione dell’appartamento dell’agente e il rinvenimento di una lettera compromettente ne indusse l’arresto. Il 14 ottobre, al termine di un processo del quale sembrano essersi perduti gli atti, Volta venne giustiziato mediante decapitazione nel cortile della prigione del Governatore di Roma, per essere «incorso in crimen lesae maiestatis». Nel «mandato della sua morte – scrisse il menante del signore di Urbino – dicono essere espressi tre capi, cioè per sospetto di fede, per maledicenza de’ principi, e per istigatore di potentati contra cattolici»6. Il bolognese – tale sarebbe stato il tenore del provvedimento del giudice ai suoi danni – andò al patibolo in quanto sospetto di eresia (quale fautore del Navarra); in ragione dell’aver scritto al suo padrone che Sisto V aveva accolto con incontenibile gioia l’annuncio dell’assassinio di Enrico III; per aver invitato Enrico IV «a venire con essercito di 50.000 persone a’ danni di questo Stato [della Chiesa], et scritto altre cose brutte, et nefarie»7.
L’ufficiale felsineo si rese responsabile di una leggerezza gravissima per un esperto professionista come lui. Suddito pontificio a tutti noto entro la corte di Roma come l’agente di un principe italiano Pari di Francia fra i più potenti e facoltosi del reame, egli si ritenne al di sopra dei rischi connessi al proprio ruolo e si consentì di conservare una minuta non cifrata di un dispaccio a Nevers, nel quale – oltre a dare libero sfogo ai propri favori navarristi, che trascendevano di molto l’apertura condizionata al monarca ugonotto offerta dallo stesso Gonzaga –, si permetteva espressioni apertamente lesive della maestà del sovrano pontefice. Camillo Volta, all’altezza della fine di agosto e dei primi giorni di settembre del 1589, era un uomo provato da mesi di attivismo infruttuoso dedicato alla sistematica contestazione, su mandato del duca, della condiscendenza di Sisto V verso la Lega e il re di Spagna, nelle settimane comprese tra il monitorio a Enrico III e l’ascesa al trono di Enrico di Navarra. Il bolognese pagò con la vita una condotta all’insegna dello stile disinvolto e a tratti incurante della prudenza con la quale, in una fase delicatissima delle relazioni tra la Francia e la Santa Sede, pretese ascolto nelle aule più esclusive del potere sovrano; confutò gli avvisi altrui; diffuse informazioni e documenti; sembrò dispensare lezioni di acume politico. Le parole riscontrate nella sua missiva a Nevers fornirono l’occasione, ma non tutte le motivazioni del suo arresto. Insieme a Camillo Volta, ancor prima di lui, il pontefice volle fermare il suo manovratore per via epistolare.

Bibliografia

  • Arianne Boltanski, Les ducs de Nevers et l'État royal. Genèse d'un compromis (ca 1550 - ca 1600), Droz, Genève 2006, pp. 105 e 199n.
  • Gennaro Cassiani, Il caso Volta. La rottura tra Sisto V e il duca di Nevers nell’estate del 1589, in «Quaderni eretici/ Cahiers Hérétiques», 5/2, 2017, pp. 31-74.
  • Gennaro Cassiani, On a mission for the Duke of Nevers Ludovico Gonzaga’s Roman Agents and Henri IV’s Papal Absolution (1589–95), in «The Journal of Baroque Studies», 2018, vol. 2, n.2, pp. 137-156.
  • Pompeo Scipione Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna […], presso Gio. Battista Ferroni, in Bologna 1670, pp. 716-717.
  • Domenico Maria Federici, Istoria de' cavalieri Gaudenti […], nella Stamperia Coleti, in Vinegia 1787, vol. II, pp. 12-13.
  • Scipione Gonzaga, Commentariorum rerum suarum libri tres […], apud Salomonium, Romae 1791, pp. 159-160, 208 e 429.
  • Joseph Alexander von Hübner, The Life and Times of Sixtus V, Longmans – Green and co., London 1872, vol. II, pp. 230, 241-243.
  • Simone Testa, Death of a political informer – Camillo Volta the roman agent of the duc de Nevers. Notes on work in progress, in Diplomats, Agents, Adventurers and Spies: Information Exchange in the Early Modern Period, ed. by Robyn Adams, “Lives and Letters”, II, 1, 2010, pp. 1-8: <http://xmera.co.uk/journalarchive/testa.pdf>.
  • Paolo Prodi, Il cardinale Gabriele Paleotti, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1967, vol. II, p. 446.

Article written by Gennaro Cassiani | Ereticopedia.org © 2018

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

thumbnail?id=1_usu8DkYtjVJReospyXXSN9GsF3XV_bi&sz=w1000
The content of this website is licensed under Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) License