Procaccioli, Bartolomeo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Bartolomeo Procaccioli è stato un inquisitore, appartenente all’Ordine dei Frati Minori Conventuali.

Bartolomeo Procaccioli era originario da Terni e passò più di quindici anni negli ambienti fiorentini, dove divenne consultore dell’Inquisizione di Firenze, attorno al 1613. Nel 1616 è indicato come cancelliere (notaio) dell’ufficio, quattro anni dopo, sempre a Firenze fu promosso vicario generale del Santo Ufficio, carica che ricoprì per nove anni.
Gli anni fiorentini rappresentarono per il Procaccioli il maggior periodo di crescita professionale ed arricchimento personale. Non si sottovaluti che in quel periodo, oltre a ricoprire cariche sempre più importanti, lo stesso Bartolomeo ricevette anche il titolo di dottore in teologia, diventando membro del Collegio teologico dell’Università di Firenze, ottenendo inoltre il titolo di decano.
Il 31 maggio 1629 fu promosso inquisitore delle diocesi di Aquileia e Concordia, succedendo a fra Domenico Vico da Osimo. Ricoprì la carica fino al 1635, quando risulta gravemente infermo, lasciando il posto a fra Ludovico Sillani da Gualdo, già nell’ambiente friulano da alcuni anni, in qualità di vicario generale del Santo Ufficio a Udine.
Nella sua opera di repressione e controllo dell’eresia non si registrano casi eclatanti o processi che affrontarono questioni particolarmente complesse, almeno allo stato delle ricerche e degli studi fin qui condotti. Nel 1633 ricevette, come tutti gli inquisitori, copia della famosa abiura di Galileo Galilei, che lo stesso frate inoltrò a tutti i suoi vicari sparsi nella diocesi, contrariamente ad alcuni omologhi che preferirono organizzare nelle loro sedi convegni e incontri collettivi con filosofi e scienziati. Lo scopo principale, dettato dalla Congregazione romana, era che il messaggio giungesse chiaro ed evidente agli intellettuali locali.
Forse il caso che maggiormente lo impegnò fu una denuncia contro vari scritti, fra i quali alcuni attribuiti all’Inquisitore di Siena, Prospero Urbani, morto già nel 1609. Il tutto partì da un friulano, Pier Antonio Sbroiavacca, intorno al 1630. Fra Bartolomeo inviò il materiale alla Congregazione dell’Inquisizione, ma non si sa quale fu il risultato dell’episodio.
Bartolomeo Procaccioli morì il 3 dicembre 1635, anche se alcuni necrologi storici riportano come data il 21 giugno 1636.

Bibliografia

  • Andrea Del Col (a cura di), L'Inquisizione del patriarcato di Aquileia e della diocesi di Concordia. Gli atti processuali 1557-1823, Edizioni dell'Università di Trieste - Istituto Pio Paschini, Trieste - Udine 2009.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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