Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Barbara di Boccheggiano è stata una donna perseguitata per stregoneria alla fine del XVI sec.
Subì un processo condotto nel 1597 condotto dal pievano del suo villaggio, Boccheggiano, in presenza del vescovo di Grosseto, Clemente Politi. Aveva circa 70 anni ed era vedova al momento di questo processo. Praticava come guaritrice e da circa vent'anni era sospettata dai suoi compaesani di essere una strega. La vedova Bartolomea l'accusava di aver provocato la morte di sette dei suoi nove figli, Battista di Antonio di otto dei suoi undici figli, Addea di tre dei suoi sei figli e Giovanna dell'unica sua figlia. Un'altra sua compaesana, Galgana, dichiarò di averla vista compiere alcuni riti stendendo le mani sul fuoco. Barbara era anche stata avvistata mentre vagava di notte per il paese.
In origine, la sua prima accusatrice Bartolomea l'aveva chiamata in soccorso della sua primogenita, quando aveva dieci mesi e si era ammalata; Barbara l'aveva guarita facendola "stravalcare per tre volte" da un "cane negro". Da questo primo episodio erano scaturiti i sospetti che fosse una strega e Bartolomea l'aveva incolpata della morte dei suoi successivi figli, allorché le cure da lei prestate non avevano funzionato, e così avevano fatto gli altri compaesani.
Bibliografia
- Oscar Di Simplicio, Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell'Italia moderna, Il Mulino, Bologna 2005, pp. 174-178.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]