Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Antonio Galisso di Camoasco è stato un prete accusato nel 1501 dal Tribunale di Bormio, sopettato di stregoneria per aver appiccato un incendio nel nome del diavolo.
Antonio Galisso fu indagato nel 1501 per una vicenda risalente all'agosto 1499, svoltasi nell'ambito delle tensioni scaturite dalla guerra fra le Tre Leghe e l'imperatore Massimiliano d'Asburgo. Secondo la documentazione processuale, questo prete engadinese aveva tentato di incendiare a Livigno il fienile di Giacomo Longa, reo di aver compiuto razzie, dichiarando poi a questi in taverna di averlo fatto in nome del diavolo e desumendo che Giacomo fosse un brav'uomo piuttosto che un criminale dal fatto che l'incendio non si era propagato.
Fonte
- Inchiesta per appurare le eventuali responsabilità del prete Antonio Galisso di Camoaso in riferimento ad un tentato incendio a Livigno, 27 luglio - 3 agosto 1501 (Archivio del Comune di Bormio, Fondo Giacomo Silvestri, Ex originali archivio Nesina), pubblicata on line nella sezione La stregoneria nel contado di Bormio del sito Lombardia. Beni Culturali.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]