Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
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Angela Dea di Ricciardo (Piedimonte d’Alife, sec. XVI – notizie dal 1590) è stata una donna processata per stregoneria nel Regno di Napoli.
Le fonti, conservate presso l’Archivio Apostolico Vaticano (Congregazione dei Vescovi e Regolari, Positiones Episcoporum 1591), documentano che nel 1590 fu accusata a Piedimonte d’Alife di «fattucciaria et magaria» (stregoneria e sortilegio). L’inchiesta prese avvio sotto l’episcopato di Enrico Cini (1586-1598), vescovo di Alife, in un contesto di forti contrasti locali tra il presule, i notabili e l’Universitas cittadina.
Secondo la testimonianza dello stesso Cini, Angela sarebbe stata sorpresa con olio santo adoperato in pratiche ritenute superstiziose. L’accusa, di carattere sacrilego, la condusse davanti alla Regia Corte della Vicaria di Napoli, massimo tribunale secolare del Regno, che collaborò all’esecuzione della pena. Le carte attestano che Angela fu condannata a pubblica fustigazione («questa fu frustata per fattuchiarie») su ordine del Sant’Uffizio, a conferma del carattere esemplare e umiliante della sanzione. Il procedimento rimase comunque di competenza inquisitoriale, sotto la diretta supervisione del cardinale Giulio Antonio Santori, prefetto del Sant’Uffizio, e in conformità con le disposizioni di papa Sisto V.
La vicenda di Angela Dea si colloca all’interno di un più ampio clima di sospetto e di controllo disciplinare che caratterizzò la Terra di Lavoro nella seconda metà del XVI secolo. Le denunce di stregoneria, spesso strumentalizzate in lotte di fazione e conflitti istituzionali, si intrecciavano con pratiche di religiosità popolare e con tensioni tra autorità diocesane, municipali e feudali.
Pur essendo quella di Angela una vicenda marginale, essa rappresenta una preziosa testimonianza del funzionamento della giustizia inquisitoriale in età post-tridentina e del ruolo assunto dalle accuse di magia come strumenti di disciplinamento e di lotta politica nelle comunità dell’Italia meridionale.
Fonte
- Archivio Apostolico Vaticano, Congregazione Vescovi e Regolari. Positiones Episcoporum 1591 A-C, «Diocesi di Alife».
Article written by Armando Pepe | Ereticopedia.org © 2025
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]