Cazalla, Agustín de

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
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Agustín de Cazalla Vivero (Valladolid?, c. 1510 – Valladolid, 21 maggio 1559) fu canonico, cappellano e predicatore al servizio di Carlo V e figura eminente del gruppo eterodosso di Valladolid represso nel sangue dall’Inquisizione spagnola nel 1559.

Biografia

Proveniva da una famiglia di conversos ben inserita negli ambienti cittadini di Valladolid. Suo padre, Pedro de Cazalla, era contador reale al servizio della Corona, e la madre, Leonor de Vivero, apparteneva a un casato anch’esso di origine converso. I Cazalla costituivano un lignaggio in cui si intrecciavano aspirazioni sociali e sospetti inquisitoriali, coinvolti com'erano nei circoli degli alumbrados e guardati con diffidenza per le loro simpatie eterodosse. Questa tradizione familiare di inquietudine spirituale accompagnava inevitabilmente anche la generazione di Agustín.

La sua traiettoria iniziale fu quella di un ecclesiastico in carriera. Studiò arti a Valladolid, presso il collegio domenicano di San Pablo, e proseguì la formazione ad Alcalá de Henares, allora uno dei centri universitari più prestigiosi della Castiglia. Qui, nel 1530, ottenne i gradi accademici insieme a Diego Laínez, futuro generale della Compagnia di Gesù. L’inserimento nelle reti intellettuali e spirituali di Alcalá lo mise in contatto con un ambiente nel quale erasmismo e teologia scolastica convivevano e si confrontavano.

Nel 1542 entrò nell'entourage imperiale come cappellano e predicatore di Carlo V. Per circa dieci anni accompagnò l’imperatore nei Paesi Bassi e in Germania, un periodo cruciale non solo per la politica europea ma anche per la formazione culturale di chi, come lui, poteva osservare da vicino la realtà delle comunità protestanti. La licenza di consultare le opere dei riformatori per poterle confutare gli offrì l’occasione di una conoscenza diretta dei testi luterani. Questa lunga esperienza al seguito dell’imperatore, vissuta tra le tensioni religiose e politiche dell’Impero, gli procurò notorietà e la reputazione di predicatore brillante
Rientrato in Spagna nel 1552, ottenne un canonicato a Salamanca e nel 1556 si stabilì a Valladolid, dove predicò davanti alla reggente Juana de Austria. Era stimato negli ambienti di corte e coltivò aspirazioni episcopali, che però non si concretizzarono. In questi anni si avvicinò ai circoli vallisoletani frequentati da Carlo Sesso (Carlo de Seso) e da esponenti della sua stessa famiglia. La casa dei Cazalla divenne uno dei luoghi di incontro per discussioni dottrinali e letture che toccavano i temi della giustificazione per fede e del rifiuto del purgatorio.

Nell’aprile 1558 la famiglia fu coinvolta in una vasta inchiesta inquisitoriale. Agustín fu arrestato insieme ad altri fratelli e conoscenti. Il grande autodafé del 21 maggio 1559, nella Plaza Mayor di Valladolid, segnò la rovina. Quindici furono i condannati, tra cui Agustín, giustiziato al garrote e bruciato. Con lui perirono il fratello Francisco de Vivero, parroco di Hormigos, e la sorella Beatriz de Vivero, monaca del convento di Belén. Due altri fratelli, Constanza e Juan, furono “reconciliati” e condannati a carcere perpetuo con sambenito. La madre, Leonor de Vivero, già morta, venne riesumata e i suoi resti arsi; la casa di Valladolid fu demolita e sul terreno sgombro rimase a lungo un cartiglio infamante.

La tragedia familiare non si concluse in quel giorno. Nell’autodafé dell’8 ottobre 1559 fu giustiziato Pedro de Cazalla, parroco di Pedrosa, che condivise il rogo con altri imputati eccellenti, quali Carlo Sesso (Carlos de Seso), Domingo de Rojas, Juan Sánchez. Con questo secondo atto, l’Inquisizione volle cancellare ogni traccia del nucleo vallisoletano, trasformando il processo in monito pubblico.

Fortuna e memoria

Il significato del cosiddetto “luteranesimo di Valladolid” rimane controverso. Henry Kamen ha sostenuto che non si trattò mai di un vero protestantesimo, bensì di piccoli nuclei senza radici; Marcel Bataillon lo ha collegato più all’erasmismo e all’alumbradismo che a un’adesione piena alla Riforma; José Ignacio Tellechea Idígoras e José Ignacio González Novalín hanno invece insistito sul suo carattere autenticamente protestante. La repressione inquisitoriale, comunque, impedì ogni possibile sviluppo. La vicenda di Agustín de Cazalla è stata ripresa anche dalla letteratura, in particolare nel romanzo El hereje (1998) di Miguel Delibes.

Bibliografia

  • Marcel Bataillon, Érasme et l'Espagne, texte établi par Daniel Devoto; edité par les soins de Charles Amiel, Droz, Genève 1991.
  • José Luis González Novalín, El auto de fe de Valladolid de 1559. Personajes y circunstancias, in "Antológica Annua", 19, 1972, pp. 589-614.
  • Henry Kamen, La Inquisición española: una revisión histórica, Editorial Critica, Barcelona 2005.
  • Milagros Ortega Costa, Cazalla, Agustín, in DHEE, vol. I, pp. 392-394.
  • José Ignacio Tellechea Idígoras, Juan Sánchez. Apunte para la historia de un heterodoxo español (1559), in "Boletín de la Real Academia de la Historia", 151, 1962, pp. 245-255.
  • José Ignacio Tellechea Idigoras, El arzobispo Carranza. “Tiempos recios”, Publicaciones Universidad Pontificia – Fundación universitaria española, Salamanca, voll. I–IV, 2003–2008.

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2025

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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