Javelli, Giovanni Crisostomo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Giovanni Crisostomo Javelli , o Iavelli o Giavelli, da Casale (S. Giorgio di Canavese, Casale Monferrato 1470/1472 - Piacenza, 1542) è stato un teologo e inquisitore domenicano.

Entrò nell'ordine domenicano attorno al 1485 e si formò (a partire dal 1495) presso lo Studio generale domenicano di Bologna, dove fu quindi lettore di teologia (a partire probabilmente dal 1499) e magister studentium (nomina nel 1507).
Il 18 febbraio 1516 si addottorò in teologia presso l'Università di Bologna. Fu quindi reggente dello Studio generale domenicano dal 1518 al 1521.
Nel 1515 era stato nominato Inquisitore di Piacenza e di Cremona. Prese residenza a Piacenza nel 1523. Nel 1532 si trasferì quindi a Cremona, ma fece rientro in seguito a Piacenza, dove presumibilmente morì nel 1542.

Fu fine teologo ed esegeta ed argomentò anche contro Lutero. I suoi scritti, diversi dei quali furono più volte ristampati, furono raccolti in un'Opera omnia, stampata a Lione presso gli eredi di Giacomo Giunta tra 1568 e 1574, e quest'ultima ebbe quattro riedizioni fino al 1580.
Nel 1519 partecipò al dibattito sul Tractatus de immortalitate animae (1516) di Pietro Pomponazzi, di cui scrisse, su richiesta di Pomponazzi stesso una confutazione, che apparve nella riedizione dell'opera.
Nel 1530 partecipò al dibattito sul divorzio di Enrico VIII, esponendosi a favore della scelta del sovrano inglese, in contrasto con i colleghi domenicani.

Bibliografia

  • Michael Tavuzzi, Chrysostomus Javelli O.P. (ca. 1470-1538) - A biobibliographical essay, in "Angelicum", LXVII, 1990, pp. 457-482; LXVIII, 1991, pp. 109-121.
  • Michael Tavuzzi, Renaissance inquisitors: Dominican inquisitors and inquisitorial districts in Northern Italy, 1474-1527, Brill, Leiden 2007, pp. 222-223.
  • Dagmar Von Wille, Javelli, Giovanni Crisostomo, in DBI, vol. 62 (2004).

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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