Soranzo, Vittore

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Vittore Soranzo (Venezia, 26 luglio 1500 – Venezia, 15 maggio 1558) è stato un patrizio e prelato veneziano del Cinquecento, perseguitato dall'Inquisizione romana.

Biografia

Allievo del Bembo e seguace degli "spirituali"

Amico e discepolo di Pietro Bembo, fu al servizio di papa Clemente VII come cameriere segreto. Nel 1539 era a Roma, al seguito  del Bembo, appena creato cardinale da Paolo III, e di lì passò a Napoli, dove frequentò il circolo di Juan de Valdés. Sin dal 1541 fece quindi parte del circolo viterbese del Pole. Frequentò il cardinale inglese anche nel 1546 a Trento, dove partecipò ai lavori del concilio. Eletto il Bembo nel 1544 vescovo di Bergamo, fu da questi nominato suo coadiutore, con diritto di successione. Nel gennaio 1547 il Bembo morì ed il Soranzo prese pieno possesso del vescovado di Bergamo.

Un vescovo "eretico"

La sua attività pastorale come vescovo di Bergamo lo fece cadere in sospetto di eresia: Soranzo infatti si oppose al culto dei santi e delle reliquie, tentò di moralizzare il comportamento dei preti, dediti al vino, al gioco, alla violenza e alla promiscuità sessuale, non imponendo il celibato ma favorendone di fatto il matrimonio (segreto), sciolse voti di castità, favorì la lettura di libri eterodossi, tra i quali il Beneficio di Cristo, e della Bibbia in volgare anche presso i ceti popolari.

Il primo processo inquisitoriale sotto Giulio III

Nell'ultima fase della sua vita, Soranzo subì quindi due processi inquisitoriali. Nel marzo 1551 fu convocato a Roma ed arrestato. Sottoposto a processo, riconobbe i suoi errori ed abiurò nel luglio 1551. Ma la sentenza del settembre 1551 non gli impose che lievi pene spirituali: questo grazie all'intervento diretto di papa Giulio III, al quale l'Inquisizione e il cardinal Gian Pietro Carafa che la dirigeva restavano sempre più invisi. Senz'altro giocò in suo favore anche l'amicizia con i cardinali Pole e Morone, allora ancora molto influenti in curia. Nel 1554 Soranzo poté anche ritornare al governo della sua diocesi.

Il secondo processo sotto Paolo IV e la morte

Ma con l'elezione al papato proprio del cardinal Carafa, col nome di Paolo IV (1555-1559), le cose precipitarono di nuovo per il Soranzo, ancora sottoposto a processo, a partire dal 1557, nel contesto della durissima offensiva inquisitoriale scagliata da papa Carafa contro i suoi nemici interni in curia, gli "spirituali", in particolare i cardinali Giovanni Morone (incarcerato) e Reginald Pole (richiamato a Roma dall'Inghilterra, ma protetto dalla regina Maria Tudor e da Filippo II, re di Spagna, marito di quest'ultima), protettori di Soranzo. La Repubblica di Venezia, a dispetto delle continue pressioni esercitate da Paolo IV sull'ambasciatore della Serenissima a Roma, Bernardo Navagero, non concesse l'estradizione, proteggendo Soranzo in quanto patrizio, secondo una prassi consolidata. Questi, ormai gravemente ammalato, morì in patria, il 14 maggio 1558. Il secondo processo inquisitoriale, stavolta in contumacia, si era concluso con una dura condanna poco prima della sua morte.

Bibliografia

  • Processo Soranzo.
  • Massimo Firpo, Vittore Soranzo, vescovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell'Italia del Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2006.
  • Pio Paschini, Un vescovo disgraziato nel Cinquecento italiano: Vittore Soranzo, in Id. Tre ricerche sulla storia della Chiesa nel Cinquecento, Roma, Edizioni liturgiche, 1945, pp. 89–151.
  • Giuseppe Trebbi, Soranzo, Vittore, in DBI, vol. 93 (2018) (e bibliografia ivi).

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Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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