Un dopoguerra storiografico
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Un dopoguerra storiografico
di Daniele Santarelli

Voci principali di riferimento: Delio Cantimori | Eugenio Di Rienzo

Il volume Un dopoguerra storiografico. Storici italiani tra guerra civile e Repubblica (2004) di Eugenio Di Rienzo intende riflettere sulle modalità della transizione della cultura italiana (in particolare quella storica) dal Fascismo alla Repubblica, analizzando anche le modalità dell'epurazione post bellica. All'egemonia culturale fascista si sarebbe sostituita una nuova egemonia culturale antifascista (prevalentemente di sinistra) costruita attraverso un uso strumentale della memoria. Pochi intellettuali che coesistettero col regime fascista, pur restando talora, per così dire, "non allineati", subirono pesanti ritorsioni, venendo esclusi dall'insegnamento e marginalizzati, mentre moltissimi altri, che egualmente coesistettero o furono "organici" al regime, transitarono nel volger dei pochi anni trascorsi tra la caduta del Fascismo, la guerra civile e la nascita della Repubblica, alla nuova obbedienza politico-culturale, assumendo il magistero della nuova cultura "laica", "progressista" e antifascista del dopoguerra. Caso emblematico tra gli altri fu quello di Gioacchino Volpe, vero e proprio "capro espiatorio" della cultura storica italiana nel suo transito da Fascismo al Repubblica. Volpe, durante il Ventennio, fu grande organizzatore di cultura e maestro di una generazione di storici, gran parte dei quali lo ripudiarono con grande disinvoltura dopo la caduta del regime e nei primi anni del dopoguerra, con la conseguenza che egli fu allontanato dall'insegnamento e visse i lunghi anni della vecchiaia nell'isolamento degli studi. Similmente ripudiato fu Giovanni Gentile (per il quale l'epurazione era passata per la via "militare"), il cui magistero fu disconosciuto dai numerosi intellettuali che erano stati suoi allievi e/o a lui legati da vincoli di gratitudine e che accrebbero le fila della retorica e del giustizialismo antifascista. Diversamente intellettuali come Carlo Morandi, Galvano Della Volpe, Ernesto Sestan, Giuseppe Maranini, Aldo Romano, Curzio Malaparte, Delio Cantimori, che furono pienamente "organici" al Fascismo, non subirono rilevanti conseguenze e poterono tranquillamente assurgere a maestri indiscussi della nuova cultura antifascista del dopoguerra. Questo troppo facile passaggio dal fascismo all'antifascismo (avvenuto spesso sotto le ali di protezione del nuovo "Principe" della cultura del dopoguerra, il Partito comunista italiano, che consapevolmente attuò una politica di "perdono" per coloro che si sottomettevano, indipendentemente dalla gravità o meno delle loro colpe e dal loro grado di collusione col regime; ma anche gli ambienti crociani ed azionisti, che orientarono pesantemente le politiche di epurazione, non mancarono di spregiudicatezza nelle condanne ed assoluzioni morali degli intellettuali ex fascisti) impedì una salutare assunzione di responsabilità da parte del ceto intellettuale italiano del dopoguerra. Ne fu conseguenza una forte politicizzazione del dibattito storiografico e intellettuale che assunse i tratti di una vera e propria "guerra civile storiografica" che, per certi versi, si è trascinata fino ai giorni nostri. Significativa di questa "guerra civile storiografica" fu la vicenda dell'esautoramento di Federico Chabod dalla direzione della "Rivista storica italiana". Chabod, che aveva partecipato alla lotta antifascista presiedendo il CLN della Valle d'Aosta, fu uno dei pochi storici che nel dopoguerra si sforzò di mantenere un punto di vista imparziale, lungi da pulsioni vendicative, adoperandosi vanamente per il reintegro di Volpe nei ruoli universitari. Costretto alle dimissioni, lo storico valdostano fu sostituito alla testa della "Rivista storica italiana" dal giovane Franco Venturi, il cui gruppo continuava a farsi sostenitore di un intransigente antifascismo storiografico (Venturi fu sostenuto tra gli altri anche da Delio Cantimori, personaggio il cui incontro con l'antifascismo era stato alquanto tardivo).

Un dopoguerra storiografico ha suscitato, subito dopo la sua pubblicazione, un significativo ed abbastanza ampio dibattito tra gli storici, che si sono divisi tra giudizi molto favorevoli e molto critici nei confronti della ricostruzione offerta da Di Rienzo. Diverse tra le tematiche affrontate sono state riprese dall'autore nei volumi Storia d’Italia e identità nazionale. Dalla Grande Guerra alla Repubblica (2006) e La storia e l'azione. Vita politica di Gioacchino Volpe (2008).

Per approfondire

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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