Mazza, Tommaso

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Tommaso Mazza (Forlì, 1616? - Roma, 15 luglio 1688) è stato un inquisitore domenicano, commissario generale del Sant'Uffizio.

Allievo del gesuita ferrarese Andrea Lazzari, fece la professione e si formò presso il convento di S. Giacomo apostolo di Forlì. A partire dal 1650, anno in cui ottenne il grado di "magister sacrae theologiae", insegnò negli Studi annessi a vari conventi dell'ordine (Bologna, Piacenza, Mantova, Genova e Bosco Marengo). Fu priore ad Imola, Forlì e Ferrara, adoperandosi molto per il decoro delle strutture conventuali. Fu consultore delle Inquisizioni di Piacenza, Mantova e Ferrara, oltre che vicario di quest'ultima sede inquisitoriale. Divenuto teologo del cardinale Carlo Rossetti, nel 1665 si adoperò senza successo (scrivendo una supplica a Roma) per essere nominato Inquisitore di Ferrara. Dal 1665 al 1667 fu Inquisitore di Crema, dal 1667 al 1670 di Vicenza, dal 1670 al 1674 di Verona, occupandosi in particolare della repressione del movimento pelagino nel territorio della Repubblica di Venezia. Nel giugno 1674 fu "promosso" all'importante sede inquisitoriale di Genova. Nel 1679 fu quindi trasferito all'Inquisizione di Bologna.
Nel 1681 fu infine chiamato a Roma per rivestire l'incarico di commissario generale del Sant'Uffizio, lasciato libero da Domenico Maria Pozzobonelli, divenuto maestro del Sacro Palazzo. Svolse tale ruolo fino alla morte, avvenuta nel 1688.

Come inquisitore Mazza operò in coerenza con la svolta antimistica della Chiesa romana della seconda metà del Seicento.

Ebbe ambizioni letterarie e pubblicò alcune opere di erudizione.

Bibliografia

  • Antonella Barzasi, Mazza, Tommaso, in DBI, vol. 72 (2008) (e bibliografia ivi).
  • Innocenzo Taurisano, Hierarchia ordinis praedicatorum. Pars Prima, Unio Typographica Manuzio, Romae 1916, p. 75.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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